Riprendiamo a percorrere la carriera di questo grande architetto e design finlandese appunto Alvar Aalto. Dopo la grande mostra organizzata nel 1938 al Museum of Modern Art di New York (promossa poi anche in altre città degli U.S.A ) Aalto sbarco per la prima volta negli Stati Uniti dove tenne una serie di conferenze all’Università di Yale.
Questo successo negli State contribuì alla sua opera e gli favorì la commissione per il progetto del Padiglione della Finlandia alla Esposizione Universale di New York, nel 1939 interamente prefabbricato, come realizzato nel 1937 per il quello Padiglione finlandese all’esposizione universale di Parigi per il quale progettò la curvilinea Wood Screen. In quegli stesi anni realizza anche la famosa Villa Mairea, Noormarkku, 1939.
II successo riscosso dal padiglione contribuì ancora alla fama di Alvar Aalto tanto che venne invitato nel 1940 ad insegnare architettura al prestigiosissimo Massachusetts Institute of Technology, a Cambridge. Più tardi nel 1947 inoltre ebbe l’incarico di costruire i dormitori della stessa scuola, la Casa dello studente. In seguito nel secondo dopoguerra, otterrà poi la cattedra di architettura anche ad Harvard.
Quegli anni segnato dalla perdita della compagna nel 1949 muore infatti la moglie e compagna di lavoro Aino ma nel 1952 si sposa con la giovane architetto elsa-Kaisa (Elissa) Mäkiniemi.
Divenuto nel corso degli anni cinquanta uno dei due rappresentanti del Movimento moderno, termina questa fase Americana della sua carriera torna in Europa, dove realizzò una serie di importanti opere architettoniche, come in Finlandia con il Municipio di Säynätsalo (1949-1951), e in Germania, con il progetto per il Centro Culturale di Wolfsburg (1958-1963) e l’Opera di Essen (1961-1964). Anche in Italia realizzo varie opere di cui citiamo il Padiglione della Finlandia (1956) ai Giardini dela Biennale di Venezia e nel 1966 , il centro culturale di Siena e la chiesa di Riola, vicino a Bologna.
A partire da oggetti piccoli come un cucchiaio, fino ad arrivare al progetto di città (è autore anche dei piani regolatori per Finlandia e Svezia), l’opera di Aalto si caratterizza per il segno della sua “onda”, che in finlandese è chiamata aalto come il suo cognome.
Numerosi i riconoscimenti internazionali ricevuti nel corso della carriera partire dagli anni cinquanta come la medaglia d’oro del Royal Institute of Britsh Architects nel 1957 e la laurea ad honorem conferitagli dal Politecnico di Milano .
Nel 1965 anche Palazzo Strozzi a Firenze celebrò Alvar Aalto con una grande esposizione elevandolo ancora tra i migliori artisti europei del secolo.
Nel 1967 in Finlandia venne inaugurato il Museo Alvar Aalto a Jyväsky che l’architetto stesso progettò. In questo museo, ancora oggi avviene la catalogazione, conservazione ed esposizione dell’opera dell’architetto finlandese.
L’ultimo progetto architettonico, fu quello per l’area universitaria di Reykjavík, in Islanda (1975-1976) infatti morì ad Helsinki l’11 maggio del 1976.
La vita e l’opera di Aalto già celebrate dal Museum of Modern Art di New York l’esposizione del 1938, venne riproposta nel 1984 e nel 1997.
Aalto sosteneva che il design non dovesse avere solo requisiti di funzionalità, ma anche rivolgersi ai bisogni psicologici dell’utente e che ciò si potesse ottenere al meglio tramite l’uso di materiali naturali, in particolar modo il legno, che egli descrisse come “la forma ispiratrice, il materiale profondamente umano”. Continua parallelamente alla attività di architetto infatti è la sua produzione di oggetti ed arredi di design con Artek, azienda da lui stesso fondata nel 1935 (che ancora oggi distribuisce i suoi prodotti) .
Sono ancora sedie ed essenzialmente in legno curvato, quelle che realizza in questa seconda parte della sua carriera come: Armchair 406 (1939), Armchair 46 (1947), Armchair 45 (1947). Nella poltrona 406 le fasce sono svincolate dal punto di attacco dello schienale, e sono perciò libere di oscillare. Il sedile è fatto in varie versioni, di materiali diversi, dal laminato di legno alle cinghie di pelle di tessuto, intrecciate su uno stretto telaio. Aalto realizzò, qualche anno dopo, una poltrona a telaio aperto, in cui le fasce di legno della base di appoggio proseguono verso l’alto curvandosi a formare i braccioli.
Ma anche le lampade segnano la sua produzione come: Pendant lamp a331 (1953), Pendant lamp a338 (1950), Pendant lamp a110 (1952).