Ripercorrendo la carriera di Bruno Munari, artista, architetto e designer e non solo, è uno dei principali personaggi della cultura italiana del XX secolo.
Gli anni Cinquanta sono importanti e segnati dal impegno di Munari nella ricerca artistica il decennio si chiude creando nel 1959 i fossili del 2000: operazione che, con vena umoristica fanno riflettere sull’obsolescenza della tecnologia moderna.
Negli anni Sessanta invece, diventano sempre più frequenti i viaggi in Giappone, verso una cultura per cui Munari sente un’affinità crescente, trovandovi precisi riscontri al suo interesse per lo spirito zen, l’asimmetria, il design ed il packaging della tradizione giapponese. Nel 1965 a Tokyo progetta una fontana a 5 gocce che cadono in modo casuale in punti prefissati, generando una intersezione di onde, i cui suoni, raccolti da microfoni posti sott’acqua, vengono riproposti amplificati nella piazza che ospita l’installazione.
Negli anni ’60 si dedica: alle opere seriali con realizzazioni come Aconà biconbì, Sfere doppie, Nove sfere in colonna, Tetracono (1961-1965) o Flexy (1968); alle sperimentazioni cinematografiche con i film i colori della luce (musiche di Luciano Berio), inox, moire (musiche di Pietro Grossi), tempo nel tempo, scacco matto, sulle scale mobili (1963-64); alle sperimentazioni visive con la macchina fotocopiatrice (1964); alle performance con l’azione far vedere l’aria (Como, 1968).
Negli anni ’80 e ’90 la sua creatività non si esaurisce e realizza diversi cicli di opere: le sculture filipesi (1981), le costruzioni grafiche dei nomi di amici e collezionisti (dal 1982), i rotori (1989), le strutture alta tensione (1990), le grandi sculture in acciaio corten esposte sul lungomare di Napoli, Cesenatico, Riva del Garda, Cantù, gli xeroritratti (1991), gli ideogrammi materici alberi (1993).
Dopo aver vinto già il Compasso d’Oro nel 1954, per la scimmietta giocattolo Zizi prodotta da Pigomma e nel 1955 per il thermos portaghiaccio da tavolo mod. 510 di TRE A torna vincere il premio nel 1979 per il coffee table Biplano della Robots. Bruno Munari riceve, inoltre, il Compasso d’Oro alla carriera nel 1995.
Molti i prodotti di design disegnati tra gli anni Sessanta e Settanta come: Capri per Danese 1961, Cubovo 1962 o la lampada Falkland sempre per Danese del 1964.
Passa da progetti di componenti d’arredo come Abitacolo del 1971 o Biplano del 1972 entrambi per Robots , come Vademecum Robots 1974, a progettazione di oggetti di design come Cipro Danese 1974. Tra gli altri pezzi divenuti storia del design Divanetta per Robots 1986, Barchetta già MARAC del 1935 poi per CEM 1995, Monteolimpino Riva Industria Mobili spa 1995, Murano ninfea dimensione fuoco del 1995.
Alcuni pezzi di design disegnati da Bruno Munari sono stati ripresi e riprodotti è il caso della sedia Derby Marzorati Ronchetti 1995 già Derby per Stildomus 1967, o la lampada Bali di Danese del 2003 ma già del 1958. Munari morì a Milano nel 1998.