La mostra Carlo De Carli. Lo spazio primario ricongiunge il pensiero e gli scritti di un Maestro dell’architettura milanese del ‘900 ai progetti e alle opere di architettura, allestimento, design. Colloca il suo lavoro nell’impegnativo contesto politico, sociale e culturale della Scuola di architettura, di cui è stato preside alla metà degli anni sessanta, della Triennale di Milano e del comparto produttivo dell’arredo, in un intreccio fra attività professionale, didattica, ricerca teorica e applicata, che ha al centro l’idea di Spazio primario.
Carlo De Carli. Lo spazio primario non è dunque una semplice mostra retrospettiva sull’attività professionale di un architetto e designer che ha contribuito al successo dell’Italian Style, quanto l’analisi del contributo culturale e pedagogico di un maestro impegnato sui diversi fronti e le diverse scale del progetto.
I suoi scritti, che hanno dimostrato l’infondatezza di ogni separazione fra esterno e interno e fra grande e piccolo, non propongono all’attenzione lo spazio o l’oggetto in quanto tali, ma il “processo di formazione” di spazi e oggetti, e la loro reciproca relazione, in cui molteplici fattori entrano in gioco, con interessi anche conflittuali, richiedendo una soluzione che insieme li risolva e trascenda. Definito come “spazio delle prime tensioni interiori”, ma anche come “spazio del gesto” e come “spazio di relazione”, lo spazio primario nasce nel momento in cui l’io si apre agli altri e al mondo in un atto di incontro e di umana solidarietà. Non è semplicemente l’atmosfera fisica in cui siamo tutti immersi e che respiriamo, ma una attribuzione o “donazione di senso” a questo incontro e, di conseguenza, al luogo in cui esso avviene o può avvenire.
Lo spazio primario non ha, all’inizio, proprietà fisiche o figura o altra determinazione formale e sta tutto nell’attenzione alla “preziosità” della persona umana, in un rapporto stringente fra architettura ed etica, e fra architettura e natura, che supera la semplice utilità funzionale per interpretarne il senso e tradurlo in opera costruita, fino a “trascolorare” in rappresentazioni cariche di momenti esistenziali.
Esso infatti, come scrive De Carli, “nasce intriso di vissuto di tutta l’esperienza vissuta”.
Le opere in cui chiaramente è incarnata questa idea di spazio sono innanzi tutto quelle inerenti a grandi funzioni collettive: il Teatro Sant’Erasmo (1951-53), le chiese di Sant’Ildefonso (1955-56) e di San Gerolamo Emiliani (1954-65) a Milano, le scuole professionali dell’Opera Don Calabria a Cimiano (1952-65), il grande Ricovero per Anziani di Negrar (Verona) del 1955-63.
Poi c’è l’impegno sul tema della residenza, dalle ville agli edifici urbani e ai quartieri.
Infine, il design del mobile, che è considerato parte integrante della cultura del progetto di architettura, in continuità con la tradizione italiana, in particolare milanese.
Carlo De Carli ha progettato numerosi elementi d’arredo entrati in produzione con Cassina (la Sedia Mod. 683 vince nel 1954 il primo Compasso d’Oro), con Tecno (la Poltroncina Balestra è Gran Premio della XI Triennale) e poi con Sormani, Longhi, Cinova e molte piccole aziende della Brianza artigiana che oggi, tramite il consorzio La Permanente Mobili di Cantù e la cura del Dipartimento di Progettazione dell’Architettura del Politecnico, ne ripropone alcuni celebri pezzi.
Carlo De Carli
1919-1999
Carlo De Carli, laureato al Politecnico di Milano nel 1934, ha realizzato la maggior parte delle sue opere di architettura, allestimento e design dal dopoguerra ai primi anni settanta.
Le più importanti sono la Casa per abitazioni e uffici in via dei Giardini 7 a Milano, nel cui basamento realizza nel 1953 il piccolo Teatro Sant’Erasmo, il complesso dell’opera don Calabria a Cimiano, la chiesa di Sant’Ildefonso a Milano e il Ricovero per anziani a Negrar (Verona).
Ha disegnato numerosi elementi di arredo per le principali aziende artigiane e industriali del mobile, vincendo nel 1954 il primo Compasso d’Oro.
Membro della giunta esecutiva della X e XI Triennale di Milano e professore di Architettura degli interni, arredamento e decorazione, dal 1965 al 1968 è stato Preside della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove ha insegnato fino al 1986. I suoi scritti più significativi sono raccolti nel volume Architettura Spazio Primario, pubblicato nel 1982.