Luca Meda. La felicità del progetto

Pubblicato il Di in Eventi

La Triennale di Milano in collaborazione con l’Università IUAV di Venezia Archivio Progetti e con la Molteni&C dedica una mostra a Luca Meda, protagonista di quella eccezionale e fondamentale stagione dell’architettura italiana, in cui essa esprimeva una ricerca unitaria tra progetto di uno spazio architettonico e urbano dai profondi valori civili, di una scena privata e domestica carica di sapori figurativi di un quotidiano solido e sereno, di un design che approntava gli strumenti di un vivere confortevole per la società postbellica in dinamica espansione ed evoluzione.

 
Nato nel 1936, gli esordi del suo ricchissimo percorso intrecciano la formazione ad Ulm e l’apprendistato presso lo studio di Marco Zanuso alla ricerca condotta con Aldo Rossi, Giorgio Grassi e Gianugo Polesello, con i quali dal 1962 al 1965 elabora alcuni essenziali progetti della nascente Tendenza – il Monumento alla Resistenza a Cuneo e quello ai caduti per la Resistenza a Brescia, la Fontana monumentale nel centro direzionale di Milano, il Centro direzionale di Torino… – che riverberano tutta la forza innovativa della distanza presa dalla tradizione del Movimento Moderno verso la razionalità atemporale degli archetipi dell’architettura.

 
Il recente deposito dell’opera di Luca Meda all’Archivio Progetti dell’Università IUAV di Venezia consente di presentare ora gli originali di questo ciclo di progetti, così come i disegni per il Ponte a sezione triangolare sopra viale Alemagna e le diverse soluzioni espositive nel parco elaborate per la XIII Triennale di Milano (1964).

 
La ricchezza dei disegni presentati in mostra offre tutta l’ampiezza tematica e figurativa di un autore, che ha coniugato architettura e design in un ininterrotto e gioioso impeto creativo: la mostra, ampiamente costituita da schizzi di studio, racconta soprattutto l’ideazione delle opere, da cui traspare quello sguardo vitale che Luca Meda rivolge allo spazio abitato ancor più avvincente per il modo con cui esso è animato, da donne soprattutto, rotonde e festose, da uomini, animali, giullari… mentre la mano veloce appunta e, inarrestabile, generosamente e giocosamente commenta, inventa, modifica, colora, sorride…
Luca Meda: artista, ma al contempo artigiano e uomo di fabbrica. La mostra racconta il processo di formazione degli elementi di arredo e dei piccoli elettrodomestici, tendendo un arco dalla fase ideativa a quella realizzativa, alla comunicazione e alla promozione del prodotto: le opere realizzate per Radiomarelli e per Girmi, e soprattutto, in un ventennale sodalizio, con Molteni, Dada e Unifor.

Legato alla lezione di Ulm l’oggetto di design è non solo forma, ma macchina, di cui indaga (e nei disegni rappresenta) il dispositivo funzionale dei molti elettrodomestici, dei molti mobili che riuniscono tradizioni di forme e materiali con invenzioni, quali la componibilità.

E ogni oggetto di design trova nello spazio di una memoria radicata nelle scene urbane e domestiche, nei paesaggi marini e lacustri rivisitati con lieve poesia, le scene per una vita delle forme e delle persone che le abitano solcata da stratificazioni e analogie. Così il continuo ritorno all’architettura è un ripensare costante, un riannodare pensieri attraverso le molte scale, le diverse misure, le molteplici dimensioni della vita umana, simboliche, storiche, sociali, private, pubbliche…

La mostra rispecchia dunque questa coesistenza, questo agire in continuo movimento tra le persone, gli oggetti, le forme: e come se staccasse ora i disegni dal suo tavolo da lavoro, essa ci presenta insieme le architetture, gli oggetti, gli allestimenti, gli appunti per progetti fantastici, mai realizzati e irrealizzabili, i disegni degli affetti, per sè, per la sua famiglia.

Non dunque un approccio tematico o cronologico, non dunque il racconto di una storia, ma una mostra per parlare di un artista e del suo mondo di forme: contaminazioni tra le arti e tra le discipline del progetto, scene, macchine, giochi, piaceri… sono le sezioni che articolano l’esposizione, i centri di gravitazione che travalicano le scansioni del mestiere, soverchiato qui dalla felicità del progetto.