Arredativo Design Magazine

Chi ucciderà il Salone ?

A poche ore dall’inizio del Salone del Mobile 2015 ci sentiamo in dovere di dare la nostra opinione su quello che sembra essere oramai l’unico argomento di interesse per la stampa estera nei confronti della Settimana del Design Milanese:

 

Come detronizzare il Salone del Mobile.
Perché alla fine quello che ogni articolo della stampa estera racconta è che il Salone rimane la “Regina delle Fiere del Design” e questo in qualche modo non fa bene al Design.
Dalle pagine di Deezen, oramai da anni si scrivono articoli e opinioni su quanto il Salone non sia il Design e non lo rappresenti nella più pura forma.

Lucas Verweij in un suo articolo di qualche giorno fa critica il lato eccessivamente “marketing” del Salone.

Lo stesso aveva fatto Alice Rawsthorn dalle pagine di Frieze dove raccontando la storia del Salone (o forse sarebbe meglio dire del Fuorisalone) mette in luce quale peggior deriva abbia preso negli ultimi anni.

In entrambi gli articoli oltre a criticare il “sistema Salone” gli autori sembrano sapere benissimo quali siano le cure e quali siano gli esempi positivi di Fiere da “seguire e visitare” come Ljubljana e Istanbul secondo Alice Rawsthorn, mentre Lucas Verweij cita la Dutch Design Week di Eindhoven o il DesignMarch festival di Reykjavik.
Ricordo un articolo che anticipava il Salone dello scorso anno “Is Copenhagen the new Milan?” sempre su Deezen dove l’autore promuoveva le iniziative del Design danese che dal titolo poteva superare quello milanese.

Penso che un titolo così e i vari articoli che le testate straniere dedicano al Salone siano in qualche modo sintomo di inferiorità nei confronti di un evento che come dice Alice Rawsthorn ha un potere superiore a quello che ci si aspetterebbe da una fiera del mobile “Isn’t it odd that a furniture fair should exert so much power throughout design culture, not just in its chosen field?”.
“Copenhagen è la nuova Milano” ricorda molto il sottotitolo di una serie TV “i 40 sono i nuovi 20”.
Ma sono i quarantenni a pensare che siano i nuovi venti e non viceversa, i ventenni se ne fregano dei quarantenni e vivono la loro età, e dovrebbero farlo anche le altre Fiere invece di cercare di essere la nuova Milano o la migliore Milano.

 

il Logo del Salone del Mobile

 

Proprio Alice Rawsthorn che racconta come si sia evoluta la Fiera Salone e l’evento Fuorisalone, perché vanno divisi e letti in modo separato per poter capire cosa sia il Salone e cosa diventerà, dovrebbe sapere che sono state geniali invenzioni di Aziende italiane a dare il via al Fuorisalone “glamour”, come raccontiamo in un articolo sulla storia del Fuorisalone, ma sono state le multinazionali, quasi mai italiane, a renderlo a volte un grottesco circo.

Ricordo l’enorme Caffetteria griffata Nespresso di qualche anno fa, i vari mirabolanti Stand di Samsung, Mazda etc.. disseminati per la città. Quest’anno per esempio vedremo una collaborazione fra Airbnb e Fabrica a Palazzo Crespi.

Queste multinazionali rincorrono il design per esservi associate nella sua visione più “cool” come dice anche Lucas Verweij nel suo articolo ma lo fanno non esclusivamente per il Salone ma in tutti quegli eventi che abbiano una visibilità mondiale (vedi l’evento di Airbnb che replica quello al London Design Festival del 2014).

 

Alice Rawsthorn nel suo articolo invita a una guida curatoriale dall’alto per tutto quello che rappresenta il Salone (e immaginiamo anche il Fuorisalone) ma è contraddittorio chiedere che il Fuorisalone sia organizzato e orchestrato da una Guida calata dall’alto e allo stesso tempo fare riferimento alle iniziative di Memphis e Droog come esempi positivi.

Queste iniziative sono nate liberamente, senza che vi fosse una guida, ed è stata questa la loro forza comunicativa.

 

Ogni anno migliaia di designer sgomitano per le vie di Milano sperando che la loro iniziativa sia il prossimo Step del Design.

Penso sia molto snob limitarsi a dire che tutto quello che c’è nelle vie di Milano sia Marketing o sia affogato dal Marketing, significa prendere l’aereo per Milano con un preconcetto in tasca, e questo farà in modo che tutto quello che si vede venga filtrato da questi preconcetti e ci sembri tutto già visto e poco interessante.

Compito di ogni critico di design o di ogni giornalista (o blogger, o appassionato) dovrebbe essere quello di sfondarsi le suole delle scarpe girando per le centinaia di vie milanesi invase dal Design per riuscire a scovare quelle che saranno i prossimi diamanti del Design, ma per trovare il diamante bisogna scavare.

L’impressione invece è che dall’estero sia stia lavorando per sabotare il Salone, cercando di metterlo in dubbio in tutti i suoi lati, cercando di scalfire la volontà delle Aziende e dei Media di esserci in modo da spingere verso nuove, e forse più amiche, fiere.