Martino Gamper, FormaFantasma e Tom Dixon: 3 esperienze a confronto

Pubblicato il Di in Approfondimenti

Apriamo lo sguardo sul design autoprodotto. Lo facciamo raccontando tre esperienze diverse, tre artisti e designer diversi che con il loro lavoro, interpretano il concetto di design autoprodotto o quanto meno, hanno iniziato con l’auto produzione le loro  esperienze .

E’ il caso di Martino Gamper   un designer Italiano che ha alle spalle una formazione artistica di grande spessore. Ha studiato scultura sotto Michelangelo Pistoletto presso l’Accademia di Belle Arti di Vienna e completato un Master nel 2000 presso il Royal College of Art di Londra, dove ha studiato sotto Ron Arad.

Il progetto che lo ha portato alla notorietà è senza dubbio  100 Chairs in 100 Days and its 100 Ways.

Un progetto  del 2005 che prevedeva  l’uso di materiali di recupero, con la raccolta di 100 sedie. Ogni sedia recuperata è stata smontata e ricombinata dando così vita a pezzi unici. Il pezzo unico come oggetto  di design, porta alla riscoperta della lavorazione artigiana, anche questo, un’aspetto caratteristico del design autoprodotto.

Oggi i lavori di Martino Gamper sono tra i più richiesti e sono esposti in molte gallerie. Gamper collabora anche con  aziende importanti tra cui Moroso, Azienda per la quale nel 2013,  ha realizzato una collezione di divani e poltrone.

Lavora e realizza  oggetti di design in edizione limita anche lo Studio FormaFantasma. Si tratta da due designer italiani  che vivono a Amsterdam: Simone Farresin e Andrea Trimarchi .

Il progetti dello studio FormaFantasma partono dalla sperimentazione di materiali per poi farsi forma.  La ricerca è alla base del loro linguaggio con progetti come Domestica Chair  un’indagine sull’artigianato rurale e dei suoi archetipi. Oppure Autarchy un’installazione del 2010  per Rossana Orlandi  che propone un modo autonomo di produzione di beni, omaggio al semplice e il quotidiano.

Attraverso l’autoproduzione lo studio, riscopre la tradizione, affronta temi come la sostenibilità e ritrova il significato degli oggetti, approfondendo il  legame tra artigianato, industria, oggetti e utenti.

Il New York Times nel 2011 li aveva inseriti tra i designer più influenti dei prossimi 10 anni e ad oggi lo studio vanta collaborazioni importanti tra cui: Fendi, MaxMara / Sportmax, Droog, Established and Sons.

Uno studio giovane, ma già noto a livello internazionale presente in musei come il MoMA di New York, Victor and Albert di Londra, il New York’s Metropolitan Museum, l’Art Institute di Chicago, il Museo Textiel a Tilburg, e molti altri che hanno acquisito i disegni di FormaFantasma per le loro collezioni permanenti.

Collaborano in gran parte con il mondo delle gallerie,  i lavori dello studio sono da considerasi opera artistica.

Dal designer  al brand

Diversa è invece  l’esperienza di Tom Dixon, designer  inglese noto anche per la sua formazione da autodidatta. Tom Dixon ha iniziato la sua carriera di designer nel 1983 con “objets trouvés” oggetti metallici saldati sul palco al Titanic, un nightclub di Londra. Tra le prime opere  “Kitchen Chair” opera composta  di padelle, mestoli e acciaio del 1987 . A metà degli anni 1980, dette vita a Space il suo laboratorio, che  da studio di design  nel 1994 divenne uno spazio espositivo per i lavori di giovani designers.

 Alla fine del 1980, inizia a collaborare con  Cappellini per cui ha progettato la iconica sedia ‘S’.

Dal 1990 alcuni dei primi disegni di Tom Dixon sono stati modificati per la produzione di massa: dal 1992 Cappellini ha realizzato “Bird” chaise longue, la sedia “Bird 2” e  “Pylon”, del 1989 seduta  scultura composta da un gran numero di aste di acciaio sottile saldati insieme  a mano. Nel 1997 Tom Dixon progetta diverse lampade  in polipropilene, tra cui “Star”, “Octo” e “Jack”, che sono fabbricati dalla sua ditta  Eurolounge. Nel 1998 Tom Dixon diventa capo della divisione design di Habitat.

Gli anni ’90 furono molti intensi, ma la svolta nella carriera di questo designer arriva nel  2002, quando Dixon ha fondato il suo marchio che porta il suo nome: ‘Tom Dixon’. L’azienda ha sede a Portobello, Londra, nel 2007 ha lanciato anche  Dixon Design Research Studio, uno studio di interior design e architettura.

Quello di Tom Dixon è un percorso culturale e professionale molto lungo, che ha portato il designer  a diventare imprenditore del suo stesso brand.

In queste tre esperienze, diverse tra loro, troviamo che l’autoproduzione  rappresenta sempre un aspetto fondamentale per la produzione stessa delle opere da cui poi scaturiscono  tre  linguaggi e percorsi diversi.