Design è sperimentazione e ricerca. Dietro al progetto di nuovo prodotto, c’è spesso, il desiderio di rispondere ad esigenze nuove. Design Hero, il nostro viaggio alla scoperta delle più interessanti realtà del design contemporaneo, ci ha portati ad incontrare una realtà interessante: Clique. Clique è un brand presentato in anteprima con una ampia collezione di prodotti, al Fuori Salone nel 2014. Vi abbiamo già presentato i loro progetti, i quali aggiungono al valore estetico la componete tecnologica. Interessati quanto incuriositi da questo progetto, abbiamo deciso di raccontarvi qualcosa di più, per questo abbiamo incontrato i due designer Claudio Larcher e Filippo Protasoni che ci hanno raccontato questa esperienza…
Come è nato il vostro progetto di ricerca?
CLAUDIO: Quando abbiamo iniziato a pensare a questo progetto, ci piaceva l’idea di lavorare su di un soggetto totalmente nuovo, che potesse mettere in discussione l’attuale produzione tecnologica tanto quanto quella del mobile… volevamo far incontrare due mondi in apparenza distanti ma che oggi negli ambienti vivono incredibilmente in simbiosi tra loro (il tavolo e la presa elettrica, la console e lo speaker audio, per esempio…)
Perché avete scelto un materiale come il marmo per le vostre collezioni ?
FILIPPO: Il marmo è, per sua natura e tradizione, lontanissimo dal mondo dei device e dell’elettronica, per questo ci ha affascinato. Ma usarlo non è stato un semplice atto provocatorio, quanto piuttosto un cerchio che abbiamo provato a chiudere grazie alla tecnologia stessa: con l’utilizzo di robot per la lavorazione tridimensionale, siamo riusciti a spingere il marmo verso geometrie e dettagli tecnici propri di altri materiali per riuscire ad ospitare la tecnologia; per esempio, nel divano Refill, il marmo è stato portato al limite scavando dal pieno l’alloggio per la ricarica wireless fino ad uno spessore di meno di due millimetri, così da ottenere una performance ottimale.
Dalla collezione 2014 a quella 2015 si nota una variazione della scala, cosa vi ha portato a lavorare in una scala più ridotta ? Che differenze ci sono nella progettazione soprattutto per il legame con la tecnologia ?
FILIPPO: E’ chiaro che più scendiamo di scala più la lavorazione dei dettagli diventa difficoltosa, ma con l’esperienza acquisita con la prima collezione abbiamo provato a spingere l’asticella un po’ più in su da questo punto di vista. Questo è stato possibile grazie alla partnership del 2015 con T&D Robotics: siamo andati direttamente alla fonte della tecnologia di lavorazione!
CLAUDIO: A parte questo, sentivamo anche l’esigenza di completare l’offerta a catalogo con complementi di dimensioni più ridotte, per offrire maggiore varietà tipologica e di prezzo al pubblico di Clique.
Tutti i vostri progetti fondono il progetto di design con la tecnologia, come avviene questa fusione durante la progettazione ? nasce prima l’idea funzionale o la forma?
FILIPPO: Sicuramente la forma è il risultato di un processo, non può essere un punto di partenza. Nel caso della tecnologia, poi, dobbiamo confrontarci con le apparecchiature e i loro dimensionamenti: a livello tecnico partiamo dal cuore tecnologico spostandoci verso l’esterno. Lavoriamo però anche sulle gestualità dell’utente, in una direzione contraria che parte dall’utilizzatore per arrivare all’oggetto… per quanto ci riguarda possiamo quindi dire che la direzione del progetto sia, in un certo senso, sia centrifuga che centripeta.
Siete fra i pionieri di un mondo in costante evoluzione, cosa vi aspettate nei prossimi anni nel mondo della tecnologia fusa al design ?
CLAUDIO: Un concetto sicuramente da tener presente nei prossimi anni sarà la connettività diffusa tra apparecchi, il famoso fenomeno “internet of things”: tutto sarà connesso alla rete e scambierà informazioni. Questa cosa porterà ad oggetti sempre più versatili e intelligenti, ma esigerà d’altra parte delle nuove forme di interfaccia fisica tra utente e prodotto: probabilmente l’interfaccia a schermo così come la conosciamo oggi andrà piano piano scomparendo a favore di nuove forme di interazione più fisica tra uomo e device.