Self Made Design: scenari dell’autoproduzione

Pubblicato il Di in Approfondimenti

In questi ultimi anni si è parlato e si continua a parlare molto di Design Autoprodotto. Fenomeno culturale? Risposta creativa ad un periodo di crisi economica?  Naturale propensione da parte di menti creative a fare tutto fa da sè? Sono molte le definizioni che si possono dare a questa “tendenza”. Un fenomeno che non è del tutto nuovo nella sostanza finale, rispetto a quello che è avvenuto  alle precedenti generazioni di designer, se non fosse però nel “movente” culturale, nel contesto storico e soprattutto nel motore che ha azionato. Nel senso che oggi con l’auto produzione si è  avviato un vero e proprio movimento culturale che ancora non é chiaro dove porterà.

Il tema del Design Autoprodotto quindi, ci consente ancora una volta di volgere l’attenzione non solo ai prodotti finali dei designer, che senza dubbio spesso sono la parte più interessante da raccontare, ma anche a quella macchina che il fenomeno dell’autoproduzione ha messo in moto.

 

A cominciare dagli eventi in tema. In questi anni sono nate molte iniziative con l’obbiettivo di promuovere il Design Indipendente: l’itinerante Open Design Italia (prima a Modena, Venezia e poi Trento), Operae a Torino ed poi via via sono nati altri eventi più o meno grandi. Mostre e incontri, che  si svolgono lungo lo stivale, ciascuna con le loro piccole differenze, ma con il comune obiettivo di dare visibilità ai designer indipendenti .

Se offline gli eventi, sono diventati un grosso stimolo al proliferare dell’autoproduzione, c’è poi il web, che ha dato ancora di più il suo contributo.

A cominciare dagli e-commerce, vetrine online pensate per promuovere solo ed esclusivamente  il design autoprodotto o comunque per accogliere anche queste realtà, sempre più diffuse. La presenza di e-commerce europei e internazionali, testimonia che, quello dell’ autoproduzione è una tendenza non solo italiana. Accanto agli  e-commerce, potremmo aggiungere il fenomeno del crowdfunding. Molti progetti di design in Italia e all’estero hanno preso corpo, proprio grazie al supporto di queste piattaforme.

Con le dovute differenze, possiamo dire, che accanto ai designer che si autoproducono, si muove il mondo dei maker. Anche quest’ ultimo, è un fenomeno cresciuto negli ultimi tempi e che talvolta, trova veri e propri punti d’incontro con il design autoprodotto, soprattutto quando si parla di artigianato digitale. È in questo contesto che si inserisce anche “Futuro Artigiano” il libro di Stefano Miceli, premiato nel 2014 con il Compasso d’Oro da ADI, in cui parla di una rivoluzione economica basata “sull’osmosi tecnica e tecnologica intesa come la capacità di mescolare le abilità artigianali con le competenze industriali; le capacità dei tecnologi e dei manager con quelle, straordinarie, dei tecnici e degli artigiani”. In pratica anche i maker  nella filiera, non sono altro che degli autoproduttori . In tutto questo discorso non ci possiamo poi  dimenticare della produzione artigianale, quella più tradizionale a supporto dei designer  e ovviamente della piccola produzione in serie di opere di design.

Insomma, ci siamo voluti chiedere: che cosa è il design autoprodotto?

Sicuramente un tema vasto e di grande interesse. Qualcosa vorrà significare se nel 2014 con Il design italiano oltre le crisi: Autarchia, austerità, autoproduzionela Triennale di Milano ha dedicato una mostra curata da Beppe Finessi, propria a questo tema. 

Personalmente conosco abbastanza bene l’autoproduzione e da designer che si auto produce, ho un pensiero personale, talvolta anche critico  su questo fenomeno.

Ma in questi nostri approfondimenti, cercheremo comunque con curiosità di raccontare, rileggere e riflettere su un tema contemporaneo e a scoprirlo in  quelle che sono le sue tante sfaccettature.

 

In copertina credits Jeff Sheldon