Arredativo Design Magazine

Riscoprire la tradizione per raccontare il presente: Arredativo incontra Alessandra Baldereschi

Il dualismo tra design e artigianato è un tema diventato di grande attualità negli ultimi anni, nato dal desiderio di riscoprire e riportare alla luce, l’antico saper del fare artigiano. Il nostro viaggio da DesignHero, ci porta oggi ad incontrare una designer, che in questi anni  con i suoi lavori è riuscita con linguaggio contemporaneo, a farsi interprete del recupero della tradizione, raccontando sempre storie nuove. Si tratta di Alessandra Baldereschi,  designer italiana i cui progetti sono sempre caratterizza da una grande leggerezza formale e semplicità, ma con un carattere distintivo. Tra i Selection Arredativo  2015 c’è anche  Woodland il progetto disegnato per Seletti realtà per cui ha realizzato vari progetti. Lo studio Alessandra Baldereschi, oggi collabora con alcuni importanti aziende di design tra cui: mogg, Ethimo, SKITSCH lasciando sempre comunque spazio a progetti che sono vere sperimentazioni poetiche. Non ultima la collezione Poets, in vetro soffiato, realizzata da Massimo Lunardon e promossa da Fabrica. Abbiamo incontrato Alessandra Balderschi e ci siamo fatti raccontare da lei il suo lavoro…

1 I tuoi progetti sono sempre molto poetici e trasmettono un senso di “quotidianità” , inoltre nei tuoi lavori ritroviamo grande attenzione ai materiali al recupero della lavorazione artigiana (come ad esempio in Donut) quanto é importante per te, il racconto e recupero delle lavorazioni artigiane e la conoscenza dei materiali per il designer? Quale contributo può dare al design contemporaneo “artistico” o di prodotto?

Negli ultimi 20 anni abbiamo visto scomparire gran parte della piccola industria artigiana che rappresentava il saper fare italiano, rendeva i nostri prodotti riconoscibili perché ben realizzati e il design italiano rappresentava l’eccellenza nel mondo. Con la chiusura di molte di queste realtà si sono perse tutte quelle capacità legate alle tradizioni locali specifiche di ciascun territorio o regione. E’ evidente che bisogna correre ai ripari e recuperare ciò che è rimasto. Ci sono segnali positivi in questa direzione come mostre, centri di ricerca, workshop di progetto sui vari territori mirati a sviluppare le potenzialità di un dato materiale, tipico della zona. Il design, riappropriandosi delle competenze artigianali, può suggerire nuove aree di sviluppo. E’ un processo già in atto e sono ottimista per il futuro.

 

 2. In molti dei tuoi  lavori troviamo una riflessione sull’imbottito (Outline, Poppins o Testate morbide) una riflessione che coinvolge l’aspetto visivo ma anche tattile, esiste un filo conduttore tra questi progetti?

Certamente, esiste una ricerca sull’imbottitura, sulla parte morbida. Nel progetto “Sedie morbide” ho sostituito parte della struttura in legno con dell’imbottitura; così come nelle “Testate morbide”. Sono un tentativo di sostituire con una parte soffice una struttura rigida, mantenendo sua la funzione. Con l’introduzione del “morbido” cambia l’impressione dell’oggetto: esso appare più accogliente e familiare.

 

 

3. Che cosa l’autoproduzione rappresenta o ha rappresentato all’inizio della tua carriera di designer? Pensi che sia una fase della carriera del designer o e comunque parte del mestiere di designer?

Penso che sia una storia personale, una scelta individuale. Nella mia esperienza ho scelto di produrre una piccola collezione, perché non immaginavo un’azienda che potesse produrre questo progetto. Si tratta di una ricerca sulle erbe aromatiche: le erbe vengono usate per pulire la casa e proposte con un packaging dedicato ad ogni funzione che contiene erbe essiccate e una ricetta antica.

 

4. Tu hai partecipato al Salone Satellite come è stata l’esperienza? É una vetrina che consiglieresti ad un giovane designer?

Il Salone Satellite è stato per me una finestra aperta sul mondo del design; mi ha dato l’opportunità di iniziare relazioni con aziende, giornalisti e altre figure professionali che fanno parte del sistema del design. All’epoca era uno dei pochi luoghi dove poter mostrare il proprio lavoro all’inizio della carriera.

Oggi è ancora un’ottima vetrina per le nuove generazioni oltre alle altre occasioni che si sono create negli ultimi anni, web compreso.