Il Design è condivisione. Non solo per quanto riguarda il risultato finale, ma anche nella fase di progettazione. Obbiettivi, idee evoluzioni di un progetto sono “cosa comune”, quando si progetta insieme. L’appuntamento con Design Hero porta oggi ad incontrare un Duo di Designer tra i più interessanti del panorama nazionale. Si tratta di Paolo Lucidi e Luca Pevere, laureati al Politecnico di Milano si formano in importanti studi milanesi. Dal 2003 iniziano a firmare insieme i primi progetti e nel 2006 fondano lo studio LucidePevere che oggi vanta collaborazioni importanti con molte aziende tra cui: Zanotta, De Padova, La Cividina, Porro, Lema, Gebrüder Thonet Vienna e Foscarini. Proprio in merito alla loro collaborazione con l’azienda veneta, in occasione della presentazione del loro ultimo prodotto Laike durante la Design Week 2015, abbiamo avuto l’occasione di incontrarli e di farci raccontare un po del loro lavoro.
Presentateci il vostro progetto per Foscarini.
La nostra collaborazione con Foscarini ormai risale a diversi anni fa. L’’esordio è stato Aplomb (2010) e la Bahia (2010) .
Quest’anno invece presentiamo Lake, presentato ad Euroluce 2013 ed ora prodotto per essere venduto e comunicato. Lake è una naturale evoluzione di Bahia, vive di forme asimmetriche, tendenzialmente naturali. L’aspetto sul quale abbiamo voluto lavorare di più è stato quello del colore. Bahia vive il bianco, invece Lake lavora sui colori, in cui il rimando è quello delle lacche giapponesi, con una finitura molto “bright” in grado di diffondere bene la luce. I colori sono tendenzialmente abbastanza de – saturati e nel momento in cui si accende la lampada, i colori diventano vividi .
Ci sono diverse ispirazione, la macchia d’inchiostro, una nicchia di colore sulla parete e le stesse lacche giapponesi. Tutto questo, per raccontare il concept di questa lampada .
Lake è stato il nostro primo lavoro sulla una sorgente a LED, per cui quella che inizialmente aveva una sorgente fluorescente è diventata una striscia di LED progettata ad hoc per queste lampade.
Bahia infatti è una lampada che utilizza inizialmente lampade fluorenscenti commerciali, mente questa lampada è stata progettata insieme alla luce. Per cui la forma e la parte illuminante sono fatti ad hoc. Abbiamo proceduto di pari passo anche con la forma. Il bordo ritorna e crea una tasca pensata per nascondere il più possibile la luce, così che viene percepita come fosse una sorta di scultura luminosa. Un oggetto che può essere orientato a 360 gradi dove si perde comunque l’idea di luce, un oggetto sculturale.
Insieme a Laike tra le novità per Foscarini ci sono Aplomb mini e Bahia mini.
Voi siete un duo, alle volte si pensa che la progettazione di un oggetto sia un lavoro personale, come funziona il vostro lavoro di progettazione condivisa ?
E’ un pò un ping pong, nel senso che non ce mai autonomia completa da parte di uno piuttosto che dell’altro. C’è sempre una condivisione, dopo di che c’è un papà per ogni progetto. Nel senso che la scintilla scocca nella testa di uno e poi viene condivisa. Però diciamo che normalmente chi ha un idea diventa il responsabile del progetto, sempre in condivisione, seguendo i consigli dell’uno dell’altro.
- Voi avete partecipato e vinto il Concorso Cristalplant. Quanto pensate siano importanti i Concorsi, lanciati dai grandi marchi, per designer che cercano visibilità ? Cosa vuol dire partecipare ad un concorso, cosa vi lascia?
Non abbiamo mai amato questo tipo di cose, abbiamo partecipato a pochissimi concorsi.Fin da subito a differenza di molti nostri colleghi quando ci siamo laureati al Politecnico di Milano, il nostro intento non era quello di partecipare ai concorsi ma incontrare le aziende. Magari partire dal basso, con aziende anonime, affrontare subito la realtà dei fatti per capire cosa ci aspettava e in questo senso abbiamo sempre lavorato.
Abbiamo invece partecipato a Cristalplant, proprio per la posta il palio, che era Agape. Per un designer Agape è una azienda importante, in un settore di punta, quello del wellness. Per cui vincere quel concorso sarebbe stato strategico e così abbiamo fatto. La fortuna poi ha voluto che vincessimo. Questa settimana a distanza di un anno presentiamo il prodotto finito e pronto per il mercato.
- Avete maestri a cui vi ispirate…
No maestri no. Siamo figli di una cultura italiana fatta di tanti maestri. Ogni uno con il suo spirito e noi siamo il risultato di questa cosa.
- Secondo voi si può ancora palare di design italiano, design straniero oppure oggi giorno e un mix di culture?
E’ un mix si. Una volta quando si lavorava tra designer e aziende italiane era tutto da costruire, il rapporto era diretto, le aziende erano da fare ancora, per cui aveva senso parlare di design italiano o straniero.
Oggi non ci sono più confini si lavora in modo trasversale, anche in contemporanea, anche in questo momento stiamo lavorando sia in Italia che all’estero.
- Qual’è l’oggetto nella storia del Design che avreste voluto disegnare voi ?
C’e un oggetto a cui siamo affezionati, è la Diamond chair di Hanry Bertoia. Perché ha fatto la storia della sedia in tondino, per la bravura di questo progettista, per la semplicità con cui ha realizzato un prodotto così complesso e per la vicinanza geografica e culturale cha abbiamo con questo designer, essendo come noi un friuliano. Tra l’altro nel 2015 è ricorso l’anniversario.
- La vostra regione, il Friuli è una terra molto viva nel design, come la vedete?
E’ un bel mix. E’ molto concreta e per questo si porta dietro scelte commerciali preponderanti, rispetto alla cultura del progetto. Però ci sono delle perle che vanno custodite, vedi ad esempio aziende come Moroso o aziende nascenti, studi di grafici o fotografi. E’ una regione viva dal punto di vista creativo.
Quindi, in Friuli non ci sentiamo in periferia, ma in buona compagnia!