Arredativo Design Magazine

Design tra passione e innovazione: Arredativo incontra Brian Sironi

Il design è ricerca, curiosità e passione per il proprio lavoro. Questo sentimento fino ad oggi lo abbiamo ritrovato in tutti i designer (e non solo) che abbiamo incontrato fino ad oggi, ed ahimè se non fosse così. Se questo non ci fosse, non ci sarebbero i progetti e  non ci sarebbe la qualità che è quella che fa la differenza. In occasione di Concreto Creativo l’evento organizzato dall’Ordine e Fondazione degli architetti di Firenze insieme al Museo del Design Toscano abbiamo incontrato Brian Sironi, giovane designer milanese che ha all’attivo collaborazioni importanti con aziende come: Bitossi, Antoniolupi e con Martinelliluce,  azienda per la quale ha disegnato Elica. La lampada a LED, fu da subito un successo, noi non abbiamo perso l’occasione di farci raccontare come è nato questo progetto davvero geniale.

 

 

 

Come è nata la collaborazione con Martinelliluce?

Diciamo che è nata  in modo un po fortuito. Io volevo contattare l’azienda perchè il mio modo di progettare le lampade era molto simile al modo che vedevo nella produzione di  in Martinelliluce soprattutto il mio progetto di riferimento era la Cobra, di Elio Martinelli,  che ha il movimento all’interno. Quindi al momento in cui ho disegnato,  senza brief,  la lampada Elica, stavo cercando un produttore, perfetto per la mia lampada ed ho individuato in Martinelli l’azienda perfetta. Perchè è fatta di forme pure in questo caso è una semisfera invece la mia elica è ancora forme pure, un cono tagliato tutto dimensionato in funzione della rotazione dei LED ecc… E quindi ho trovato in Martinelli, azienda perfetta,  in un momento in cui, anche loro, non avevano una lampada da tavolo a LED. Si può dire, che sono arrivato nel momento giusto, con il progetto giusto.

 

La cosa curiosa  è stato che io ero giovanissimo, non mi conosceva nessuno, Elica è stato il mio primo progetto importante. Ho chiamato per chiedere ad Emiliana, se potevo recarmi a far vedere questo prototipo e  dopo vari tentativi, un giorno ho beccato quello dove non c’era la solita segretaria quella brava a fare filtro le chiamate, e così  sono riuscito a parlare con Emiliana. Da subito c’è stato un feeling .

 

Gli ho detto “sono giovane, ho la lampada, ho il prototipo, mi faccia venire?”Alla fine l’ho convinta mi ha detto “Allora senti, mi hai convinto, vieni qui”. Quando sono andato, hanno visto i due prototipi sia della grande che della piccola, Mi ha detto, era febbraio, “proviamo a farla per il salone!” e quindi da subito è stata amore a prima vista. Devo dire che tutti erano d’accordo in azienda, ed in due mesi hanno fatto  4 prototipi.

Due li ho portati ad un mio piccolo stand che avevo in occasione del salone e due le hanno portate loro ad  Euroluce e da li poi è nato che ha vinto subito un premio …

Elica è un progetto di grande equilibrio come è nato, quale ispirazione?

L’ispirazione è nata dal fatto che volevo creare una lampada a LED dove la fonte luminosa fosse il fulcro del progetto, io volevo creare una lampada che non fosse utilizzabile con un’altra fonte luminosa, cioè, un braccio di 8 mm di spessore può contenere solo una striscia a LED nessun’altra fonte luminosa quindi, volevo che la mia lampada fosse identificata come lampada da tavolo a LED.

 

Da li è stato un susseguirsi un incatenarsi di vincoli. Io volevo che ruotasse il braccio, quindi la rotazione, il cerchio con cui termina il braccio, è figlio della rotazione la cosa che ruota perchè la punta a creare un cerchio però questo braccio stretto e sottile,  doveva avere base stabile quindi da un cerchio piccolo si passa a cerchio grande che uniti i due cerchi formano un cono. quindi è stato tutto una conseguenza.

In più quindi, forme pure c’era da dimensionare la lampada, ed io ho dimensionato secondo un canone eterno, che è la sezione aurea, cioè la piccola lampada, è inscritta nel rettangolo aureo quindi proporzioni perfette.

 

 

Collabori con molte aziende toscane, non solo Martinelliluce ma anche Bitossi, Antoniolupi, Officinanove: che rapporto hai con la Toscana? come mai questo feeling?

Come mai non lo so, però è un dato di fatto che c’è, forse mi trovo bene con questo carattere un po burbero dei toscani ed io mi trovo a mio agio. Io non so spiegarlo è un feeling a pelle .

Ci sono differenze nel modo di lavorare con i giovani designer? C’è apertura?

Secondo me si solo dal punto di vista del progetto, sono un po più aperti al dialogo di altre aziende  e alcune delle aziende toscane con cui ho lavorato, mi hanno cercato loro, e  questo non mi è capitato con altri.

Poi da milanese che vive nella città grigia,  venire in toscana per trovare i clienti con le colline, il vino, il cibo, diciamo è sempre un piacere. Forse uno è ben predisposto con i clienti anche per questo, chi lo sa.

 

 

Tu hai disegnato dall’oggetto d’arredo di grande dimensione come l’imbottito ai complementi d’arredo. Cambia il modo di progettare?

Si cambia ma non mi definirei un designer  particolare perché lavoro su diverse scale bene o male tutti i miei colleghi lavorano su queste scale. Diciamo che cambiare così tanto settore ti costringe ad essere molti più focalizzato sulle tecnologie quel settore di permette di esprimere, se devi progettare un miscelatore devi conoscere la tecnologia e quindi continuare a spaziare da un settore merceologico all’altro è come studiare ogni volta e quindi forse è quello che mi interessa di più . E’ un lavoro dove dai la tua esperienza, ma ricevi tantissimo, e quindi il fatto di poter spaziare è un arricchimento personale forse è più interessante potersi dedicare a diverse tipologie

C’è qualcosa che ancora non hai disegnato che ti piacerebbe disegnare?

Si dico spesso che mi piacerebbe progettare una sedia con una nuova tecnologia produttiva, essere un ibrido, quale tecnologia ancora non lo so.

Forse può sembrare un mondo più fermo tecnologicamente rispetto ad altri?

Mah , no non direi, ci sono tecnologie e nuovi materiali la ricerca va o avanti a volte si pensa che il design è fermo ma in realtà il design non è mai fermo non sarà mai ferma la tecnologia. Potrebbe esserlo dal punto di vista formale ma non è vero,  avviene sempre un momento di rottura anche dal punto di vista formale ma soprattutto tecnologico, che è quello che interessa un progettista  e un designer .