Design in equilibrio tra semplicità e cultura: Arredativo incontra GamFratesi

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Qualche mese fa nei nostri approfondimenti ci siamo dedicati a raccontare i  progetti dei designer che lavorano in coppia, siano esse coppie solo nel lavoro che anche nella vita.

Progettare in due può essere una sfida avvincente. Un confronto continuo su cui si fonda però una base comune: l’obiettivo. In occasione degli eventi del Fuori Salone 2016 nello showroom Axor, abbiamo incontrato  proprio una di quelle coppie del design più rappresentative del concetto di contaminazione culturale, che nel caso del progetto rappresenta spesso un valore aggiunto. Si tratta dello studio Gam Fratesi composto da Stine Gam, danese e Enrico  Fratesi italiano.

 

 

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Da Axor hanno presentato un miscelatore parte del più ampio progetto  AXOR WATERDREAM 2016  e che vedeva coinvolti altri designer (David Adjaye, Werner Aisslinger, FRONT, e Jean-Marie Massaud) a reinterpretare Axor Starck V . Sfruttando le infinite possibilità tecniche e creative offerte dalla U-Base -la base tecnica del miscelatore che permette di innestare con un click il corpo del miscelatore- Axor . Queste grandi firme del design internazionale hanno così interpretato la prima rubinetteria ‘intercambiabile’ e perfettamente adattabile ai diversi progetti d’interni.

Il rubinetto Zen disegnato dallo studio Gam Fratesi esemplifica proprio come la visione multiculturale rappresenti un valore aggiunti positivo e propositivo.Zen, reinterpreta la classica fontana in legno giapponese. Con la sua forma minimalista e l’acqua che scorre raffigura il collegamento tra la natura e l’acqua stessa. Ci siamo così fatti raccontare proprio da loro il progetto e il loro modo intendere il design all’interno della coppia.

In questo progetto reinterpretate il Rubinetto AXOR Starck V, un progetto di Philippe Starck, cosa significa intervenire su un progetto, recente, di un altro designer ?

 

Diciamo che è innanzitutto la prima fase  del processo è stato di  incontrare la naturalità stessa del progetto. La naturalità che in questo caso è rappresentata dalle  acque  e dal  legno, un materiale fortemente naturale. Ciò  si incontravano ispirandosi alla cultura della giapponese che in qualche modo è stato   riportata qui  però  con  una tecnica e uno sviluppo invece molto avanzato.

Anche la scelta del legno non è casuale.   Il nostro studio è a Copenaghen, il partner è  danese ed io sono  italiano, ma Stine oltre ad essere danese e di formazione giapponese. Quindi  questa predisposizione per  la semplicità  e l’incontro con il materiale naturale sono stati la guida del progetto .

 

 

 

 

 

AXOR è un’azienda molto improntata alla tecnologia nel vostro lavoro, come è entrata nel progetto ?

 

In verità in un’estetica così semplice e minimalista c’è tanta tecnologia perché per far arrivare l’acqua in questo modo hanno dovuto creare un sistema molto particolare con dei canali laterali che portano l’acqua al centro,  quindi un intervento di  grande complessità.  Poi naturalmente usando la  U-Base  c’è la possibilità di portare la tecnologia e il design libero nella parte superiore .

A Milano il periodo  del Salone e sicuramente un momento importante per chi fa design, voi come lo vivete?

Il Salone per noi è sempre un bellissimo momento. E’ il lavoro di tanti mesi o anni  che  viene finalmente  presentato quindi è il primo riscontro con il pubblico e con le aziende quindi è un momento importante.

Voi siete un duo composto da due persone di nazionalità diversa, come incide questo nel vostro modo di lavorare ?

 

Diciamo che siamo ci sono grandi diversità, in questo senso noi cerchiamo sempre di far si  che i contrasti diventano un punto d’ispirazione . Poi però  abbiamo la stessa visione, quindi è un contrasto  nel processo e nel metodo, ma abbiamo lo stesso desiderio di raggiungere un risultato comune e quello ci porta ad arrivare ad un risultato che è di  concordo e anche sviluppo e processo .

Lavorare in coppia sembra un po’ in antitesi col ruolo del designer che disegna ciò che immagina, com’è lavorare in coppia ? Come funziona il vostro processo creativo ?

 

Io direi che è un più, è una somma, quindi nel bene, si riesce a ritrovare un equilibrio. E’ un processo molto particolare, nelle difficoltà  si riesce quindi a cercare soluzioni insieme e quindi noi ne troviamo un beneficio in ogni caso.