Il suo progetto Khepri di Bosa ceramiche è il protagonista del nostro scatto nella Copertina di questo mese ,oltre ad essere uno dei Must Have 2016 di Arredativo.it. Stiamo parlando di Elena Salmistraro, una delle designer protagoniste nell’ambito della mostra W. Women in Italian Design curata da Silvana Annicchiarico al Museo della Triennale di Milano.
E’ sicuramente una delle più promettenti designer italiane, ad oggi ha all’attivo importanti collaborazioni con marchi come Seletti, Bosa, Nason Moretti . Ne sono nati oggetti con una personalità, con un animo giocoso, capaci di mostrarsi come un arte totale, ossia unire con eleganza l’arte al design alla grafica. Il nostro viaggio da Design Hero, ci porta a conoscere questa protagonista del design, l’abbiamo incontrata per farci raccontare meglio il suo design, i suoi progetti, il suo fare design…
Raccontaci il progetto per Bosa Ceramiche: Loricato e Knepri? Da cosa nasce l’ispirazione, perché questi personaggi?
Inizierei dicendo che Loricato e Khepri, fanno parte di una collezione/mostra ideata e curata da Silvana Annicchiarico in collaborazione con Bosa ceramiche, dal nome “ANIMAlità”, a cui ho avuto l’immenso piacere di partecipare. Il tema ci chiedeva di indagare la relazione esistente tra noi e il mondo animale e di ideare degli oggetti con caratteristiche animistiche e apotropaiche pensando all’Animalità non solo in senso di animale ma anche di “anima” . La mia ricerca si è indirizzata inizialmente nell’individuare il rapporto tra animali e anima, intesa come spiritualità; da qui la scelta dello scarabeo e dell’armadillo: il primo per il significato magico di allontanare le
negatività e il secondo per la sua corazza difensiva che infonde sicurezza.
I tuoi progetti di design sono sempre molto iconici e scultorei. Quali sono le tue principali fonti di ispirazioni?
In realtà non ci sono vere e proprie fonti di ispirazione, è questione di un attimo, una foto, un film, un ricordo. Qualunque cosa riesca ad emozionarmi, può essere per me ispirazione.
Per quel che riguarda l’aspetto iconico e scultoreo dei miei progetti, penso che sia una questione di background, ho una formazione prettamente artistica ed il fatto che io dipinga e modelli la ceramica, mi porta inconsapevolmente a tradurre il mio pensiero, la mia idea, in un’immagine, che successivamente si anima trasformandosi in
un oggetto vero e proprio.
Nella tua produzione ci sono molti oggetti in ceramica, che cosa ti piace di questo materiale? Quanto è importante la conoscenza e la ricerca nei materiali per te, nel tuo lavoro?
La ceramica è il mio primo amore, materiale fantastico, versatile, facile da reperire, e facile da modellare, che permette di valorizzare la manualità del lavoro artistico, che rende un oggetto unico e originale.
Ma ovviamente non posso fare a meno di variare, provare nuovi materiali e soprattutto imparare ad utilizzarli, comprenderne pregi e difetti; la ricerca e la sperimentazione da questo punto di vista sono fondamentali, adesso ad esempio sto lavorando molto con il vetro, e sto cercando di apprendere le tecniche, i metodi
della lavorazione artistica di questo prezioso materiale, per evolvere la mia progettualità.
Tu fai parte del Collettivo Padiglione Italia e sei una designer che si “autoproduce”. Come vedi questa tendenza? quali aspetti positivi e negativi dell’auto produzione? Pensi che sia una fase della carriera del designer o
comunque è parte del mestiere di designer, della sua ricerca?
Non penso che l’autoproduzione sia una “tendenza” e nemmeno una fase della carriera di un designer. Credo invece che oggi esistano vari tipi di design e di designer e, per alcuni di questi, l’autoproduzione è un momento di libertà, uno spazio all’interno del loro lavoro, che gli permette di esprimersi senza alcun vincolo, senza dogmi né manierismi, dando vita ad oggetti che non sempre, e per fortuna, rispondono alle leggi del mercato.
In realtà non penso esistano aspetti negativi nel design autoprodotto, anzi, salvo però il dover finanziare con i mezzi propri la produzione.
I tuoi lavori spaziano dal design, alla grafica, alla pittura. Quanto è importante la contaminazione tra forme artistiche nel tuo lavoro quali sono ituoi principali riferimenti artistici?
Credo che l’arte sia una cosa unica e che le forme in cui si manifesta siano per forza interconnesse tra di loro. I miei riferimenti vanno da Basquiat a Frida Kahlo, ovviamente Andy Warhol e Roy Lichtenstein. In questo momento sono molto interessata agli street artists, come Banksy, Blu, Dem, 2501 ed altri.
Nei tuoi lavori mostri una continua ricerca e sperimentazione anche i termini di materiali in cui trova spazio anche la carta con la quale hai realizzato dei gioielli molto suggestivi. Come ti sei interessata a questo materiale?
e come è stato lavorare nel design e nel fashion, con questo inaspettato materiale?
La carta è stato il tema della mia tesi di laurea, ho lavorato per un certo periodo nell’ atelier di un’ artista, Laura Claus, dove ho appreso le principali tecniche di lavorazione della carta e della cartapesta; da lì è nato il mio divano “ Deux Ames”, seduta a due posti realizzata con la tecnica della carta stratificata o papier machè; successivamente mi sono avvicinata al mondo degli origami iniziando a disegnare e progettare gioielli; questa è stata per me la sfida più affascinante, perché sono riuscita a creare qualcosa di prezioso con un materiale considerato povero.