Si è svolto alla Palazzina Reale di Firenze, il primo appuntamento del ciclo di incontri ConcretoCreativo. L’evento organizzato da Ordine e Fondazione degli architetti di Firenze insieme al Museo del design toscano iniziativa nasce con l’obbiettivo di raccontare attraverso le storie di designer e aziende le eccellenze del design made in Tuscany. Protagonista del primo incontro Edra e il designer Francesco Binfarè, che ci hanno raccontato la loro storia, la loro esperienza dal punto di vista del designer e dal punto di vista dell’azienda.
Edra, azienda toscana di eccellenza, è stata la prima protagonista di questi eventi che ci accompagneranno per tutto l’anno a cadenza mensile. In questa occasione abbiamo incontrato Monica Mazzei, vice presidente di Edra, che ci ha raccontato un po il fare design, di una delle aziende più sperimentali del nostro territorio.
1_ Edra è una delle aziende di eccellenza in Toscana per il design, e siete anche in una zona quella del mobile pisano che ha comunque una sua storia, come è fare design in questa terra.
Non abbiamo mai vissuto il complesso di essere al “Sud della Brianza” come ha scritto parlando di noi, anche una autorevole rivista tedesca. Anzi, io credo, che la Toscana sia una terra splendida, da sempre. E’ una terra che ha dato natali a persone illustrissime, e credo nessuno abbia mai avuto il complesso di vivere in una regione che da tutto il mondo ammirano. Non è assolutamente un problema. Noi cerchiamo di fare del Made in Italy, un lavoro mirato in cui è coinvolta anche la manodopera toscana e l’artigianalità locale. Molte delle aziende che collaborano e lavorano con noi fanno parte della “famiglia Edra”.
Sono capacità uniche e sono anche una ricchezza da coltivare.
2_ Al Salone abbiamo intervistato i Fratelli Campana in merito alla dimensione artistica del “fare design” . Per una azienda come Edra qual’è questo confine se c’è?
Noi facciamo oggetti che devono essere innovativi, cosa sia il design oggi è difficile da dire. Cosa sia l’arte anche questo è difficile da dire, come dare una etichetta a ciò che è artistico e a ciò che è design. Noi siamo produttori e imprenditori di una azienda che fa innovazione nel settore dell’arredo del mobile, senza guardare agli oggetti di moda. Attenta al fatto che un oggetto possa raccontare qualcosa di nuovo in termini di comfort, di forma, di utilizzo delle materie. Quella è la nostra vocazione. Per ciò che fa parte della collezione Edra, non ci sono dei limiti di termine, di materia o di definizione.
3_Voi avete queste importanti collaborazioni con Fernando e Humberto Campana, con Francesco Binfarè cosa vuol dire avere una relazione con questi designer. Vuol dire un po sposare la filosofia del designer e loro la vostra?
Io credo che le storie importanti quelle che durano da molto tempo sono quelle dove poi si trova interesse comune nel portare avanti un progetto. Quindi si fanno prodotti si creano insieme da un idea da un concetto. I Fratelli Campana ad esempio, li abbiamo conosciuti sfogliando un libro. Abbiamo visto la Vermelha ci è piaciuta, l’abbiamo contattati, e così, da cosa nasce cosa. Francesco Binfarè invece era al centro sviluppi della Cassina conosceva Massimo Morozzi perché aveva lavorato per Cassina e quando Massimo era direttore artistico in Edra ha chiamato Francesco e gli chiesto se aveva piacere di disegnare per Edra un divano. Non c’è una regola fissa. Ci sono giovani con cui abbiamo iniziato, quando stavano facendo un corso alla Domus Accedemy. Nel 1988, siamo noi ad essere partiti alla volta di Londra per incontrare Zaha Hadid perchè avevamo visto un suo divano su Casa Vogue, non c’è una regola. Ciò che esiste in Edra, è che non ci sono dei limiti in termine di prodotto, ricerca e apertura. Poi comunque, ci sono prodotti che per far parte del catalogo devono avere un certo tipo di concettualità.
4_ Il design lavora in equilibrio tra tradizione e tecnologia, tra lavoro manuale e produzione. Come si pone in questo rapporto il settore del mobile
Cosa si intende per tecnologia? Io credo che il Flap, uno dei divani del 2000 che oggi fa 16 anni, sia un divano che ha innovato tantissimo, in 12 cm offre una grande espressione di forma. Se poi, per tecnologia si intende applicare un ipad sullo schiena o su un bracciolo del divano, allora no, non ritengo sia tecnologia. La tecnologia è una possibilità che sta all’interno, possibilmente nemmeno tanto così esposta. Per farne un prodotto Edra deve esserci comunque sempre una qualità manuale e artistica, pensiamo ad esempio ai prodotti di Foggini o degli stessi Campana. La tecnologia c’è, ma poi c’è anche la mano dell’uomo, c’è un prodotto che deve essere definito di una certa qualità per far parte di Edra.
5_ Quanto è importante per voi la ricerca
E’ una cosa che portiamo avanti da sempre. Fa parte del nostro modo di essere azienda, di guardare al futuro e pensare che Edra non è una tappezzeria, non è un mobilificio. E’ una collezione di prodotti che guarda avanti perché è una cosa che non abbiamo mai perso di vista è quella di guardare al mercato e pensare che quella è la strada.
6_ Il designer è spesso la figura che spinge in avanti l’azienda, come è gestite questo rapporto?
Non credo ci siano regole in questo senso. A volte sono stati i designer a fare grande un marchio, atre volte sono stati gli imprenditori a credere in alcuni designer e architetti e a portarli a fare cose importanti. In Edra credo che ci sia molto equilibrio sotto questo aspetto.
Il prossimo appuntamento con Concreto Creativo è per Giovedì 23 giugno alla Palazzina Reale. In questa occasione si parlerà ancora del “design toscano” .
Alla luce della recente assegnazione di numerosi compassi d’oro ad aziende e designer toscani questo secondo appuntamento sarà la migliore occasione per raccontare il nostro territorio, attraverso l’esperienza del MuDeTo – Museo del Design Toscano.