Arredativo Design Magazine

Identikit DesignHero: Studio Clique

Appuntamento con DesignHero con un’altro Identikit. Per l’occasione abbia un’intervista doppia, i protagonisti sono Claudio Larcher e Filippo Protasoni che fannno parte di Clique. Vi abbiamo parlato di loro nel nostro approfondimento Design &Tecnologia  e nell’intervista ci siamo fatti raccontare da loro cosa significa progettare  oggetti con un anima tecnologica. I loro profilo corrispondeva proprio a quelli che noi consideriamo Design Hero ecco quindi il loro Identikit !

  • Qual’è il super potere che un designer deve avere ? O che vorresti avere ?

    FILIPPO:

    In questo lavoro è sicuramente fondamentale la Superpazienza: l’industria ha dei tempi piuttosto lunghi per far arrivare un progetto sugli scaffali dei negozi, perchè ogni passo deve essere calibrato e vagliato da diversi attori per arrivare al giusto prodotto col giusto prezzo. Non bisogna avere fretta.

    CLAUDIO:

    L’occhio bionico. Secondo me un designer un pochino ce l’ha già! O almeno dovrebbe averlo! Il designer si mette lì e osserva, magari per qualche minuto, da diverse angolazioni, e vede se una cosa non è ben allineata o se una misura è un pochino fuori dalle giuste proporzioni. Come l’orecchio assoluto per un musicista potrebbe esistere l’occhio assoluto per un designer?

  • Un Jedi ha sempre la spada laser con sé, qual è l’oggetto che non deve mancare a un Design Hero ?

    FILIPPO:

    Un rotolo di nastro adesivo. Quasi tutti gli altri tools riesco a sostituirli con altri: se non ho una penna scrivo con altro o disegno sul tablet, se non ho un righello conosco le misure delle mie mani e delle mie braccia, ma quando mi manca un pezzettino di scotch nel momento di necessità impazzisco!

    CLAUDIO:

    Ho sempre invidiato i designer che hanno in tasca il loro quadernino nero, rigorosamente senza righe o quadretti, per gli schizzi e per gli appunti, magari accompagnato dalla matita “giusta” o dal pennarellino che scrive perfettamente. Io però non ci sono mai riuscito (giuro che ci ho provato) e appena devo schizzare qualcosa (una necessità irrefrenabile) prendo il primo foglio di carta che trovo e rubo sempre a qualcuno qualsiasi oggetto che assomigli ad una penna!

  • Ogni eroe ha la sua nemesi, quali pensi siano gli acerrimi nemici del design e dei designer ?

    FILIPPO:

    Oggi sicuramente la fotografia è nemica del buon progetto. Nell’era della comunicazione esasperata ( in cui le cose spesso vengono fatte solo per la pubblicazione sui social e sui blog) molti designer sono diventati ottimi fotografi e pessimi progettisti: degli oggetti ci mostrano sempre il punto di vista privilegiato, mai naturale. E quando poi li vedi dal vero oppure provi ad usarli… che delusione.

    CLAUDIO:

    Penso che i nemici del design siano le persone che intendano il design come una cosa “inutile”. Quelli che pensano che il progetto di design sia rifare la sedia di un colore più alla moda o con lo schienale un pochino più inclinato. Ecco, io mi batto sempre contro questi concetti, spiegando che il progetto, quello con la P maiuscola, tocca temi molto più profondi e interessanti che vanno dal sociale alla tecnologia, dall’altropologia ai servizi, con la speranza di migliorare, anche solo un poco, la vita delle persone.

  • La maschera di Guy Fawkes in V per Vendetta rappresenta la ribellione, la forza dell’eroe, quale pensi sia l’oggetto del design che meglio interpreta il lavoro del designer ?

    FILIPPO:

    La ribellione non deve essere una posa, ci sono già troppe e inutili provocazioni in giro. Altro è invece guardare con sguardo critico a ciò che c’è, per fare altro. In questo senso i grandi maestri, come Castiglioni, hanno dimostrato che questa è una forma sana di ribellione, perchè propositiva e rivoluzionaria. Una qualsiasi delle sue lampade può essere icona di questo pensiero divergente.

    CLAUDIO:

    L’anno scorso ho tenuto un corso in università dal titolo “Illegal design”, non per farmi arrestare come sovversivo ma perché credo che alcune regole (soprattutto nel sociale) debbano essere messe in discussione e poi magari superate. Il design può aiutarci a fare questo, attraverso il progetto e un po’ di ribellione si può arrivare a qualcosa di positivo.

  • Se dovessi scegliere come modello un Eroe dei fumetti, della tv, della letteratura, chi sceglieresti ?

    FILIPPO:

    Non amo particolarmente gli eroi, specie quelli senza macchia. Preferisco sicuramente i personaggi pieni di limiti che fanno una sola cosa straordinaria nella vita, piuttosto che quelli superfighi con un solo punto debole. Boh, così d’istinto un personaggio che mi è sempre piaciuto parecchio è Stephan ne “L’arte del sogno” di Gondry. Oppure anche Drugo ne “Il grande Lebowski”…

    CLAUDIO:

    Quando studiavo al liceo ero affascinato da Torquato Tasso quando diceva “S’ei placet ei licet” (quello che piace è lecito). Da giovani bisogna pensare di poter cambiare il mondo e con un certo atteggiamento nel design, in parte, si riesce anche a farlo. Oggi la frase di Tasso la cito agli studenti per spiegare che nel design purtroppo, o per fortuna, non funziona sempre così: almeno all’inizio della propria carriera, non si può fare quello ci pare quando si affronta un progetto e i vincoli molto spesso sono un aiuto!