Fare design: una conversazione con Stefano Giovannoni

Pubblicato il Di in Approfondimenti

Essere designer significa anche saper leggere il presente, interpretare un’epoca  ed essere malleabili e flessibili al cambiamento. Perchè fare  design  significa operare in una realtà che cambia, la nostra, che muta come le tecnologie e con essa anche il gusto e l’attenzione del  pubblico verso gli oggetti.

Sono queste alcune delle considerazioni e riflessioni che scaturisco dagli incontri e dalle conversazioni con i designer. Questi sono anche i temi che abbiamo affrontato durante il  nostro piacevole incontro con Stefano Giovannoni. Designer di successo, Giovannoni ha collaborato con moltissime aziende tra queste Alessi per la quale a creato una lunga serie di oggetti cult (  “Girotondo” , la serie “Family Follows Fiction” , la collezione Mami e molti altri ) e  Magis per cui ha firmato le serie “Bombo”,”Vanity”,”First” e “Paso Doble” .  Molte sono le aziende con cui in questi anni  ha attivato importanti collaborazioni e che hanno dato vita a progetti celebri.

 

 

Il 2016 segna però un passo fondamentale nella sua carriera: lancia il brand Qeeboo, che nello stesso anno riscuote un grandissimo successo di pubblico e critica. Protagonisti di questo nuovo brand sono i prodotti firmati oltre che dallo stesso Giovannoni, da star del design come Studio Front, Marcel Wanders, Andrea Branzi, Richard Hutten e Nika Zupanc. Parallelamente porta avanti la collaborazione con Ghidini1961 di cui è direttore artistico. Al Fuori Salone 2016 le collezioni di questo brand erano in mostra presso lo spazio Rossana Orlandi.

 

 

Alla luce di tutto questo percorso, ci siamo fatti raccontare da Giovannoni la sua esperienza e aperto una nuova riflessione sul fare design, sentite un po cosa ci ha detto!

 

  1. Partiamo da quest’ultima esperienza, parliamo di Qeeboo, qui lei cambia un po ruolo perché da designer diventa anche art director come è stato questo passaggio e cosa significa creare un nuovo marchio?

 

Io ho lavorato a lungo con aziende importanti del design e ad un certo punto ho sentito il bisogno di cambiare perchè sicuramente il contesto era cambiato profondamente. E anche da parte delle aziende era richiesto un cambiamento importante. Ho provato a fare dei progetti dentro a questo aziende, che mi hanno impegnato anche a lungo.

 

Poi però, questi progetti  alla fine non sono andati avanti, perchè eravamo in un momento di crisi profonda del mercato soprattutto in Italia. Per cui l’altra ipotesi a cui stavo pensando era fare un mio brand, e l’anno scorso quindi ho preso il coraggio a due mani, anche se la situazione non era la più ideale per affrontare una start up, e mi sono buttato. E devo dire che alla fine, sono molto contento di aver imboccato questa situazione, e mi sento più a mio agio dall’altra parte della barricata.

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  1. Come é stata la scelta di questi cinque designer così caratterizzanti ?

La sfida nostra oggi è riuscire a far esprimere determinati designer che non sono mai stati vicini all’industria. Quindi designer che hanno grande creatività che però si sono espressi di più nel contesto artistico delle gallerie che non nel design.

 

 

Del resto questo nasce anche da una considerazione che oggi il mercato è saturo, ci sono moltissimi prodotti che si assomigliano, le differenze sono ormai molto labili e il pubblico richiede invece qualcosa di forte, identificativo, emozionale. Per cui abbiamo fatto la scelta di lavorare con dei designer che abbiamo un linguaggio emozionale molto forte e che si sono espressi finora in contesto del pezzo unico come posso essere di designer  con cui abbiamo lavorato o stiamo lavorando. Ad esempio con Studio Job che sono personaggi molto creativi e molto validi, che però non hanno mai espresso, se non in casi rari, una adattabilità al contesto industriale.

 

 

 

Diciamo che essendo designer riesco a coniugare a  farli entrare meglio in contatto con l’industria.

 

  1. Lei nel progetto Qeeboo è  come direttore di un orchestra composta da 5 violinisti, tutti molto forti . Come si fanno “a far suonare insieme” e a far nascere una collezione che parli la stessa lingua?

 

Diciamo che tutto è avvenuto  spontaneamente e casualmente. Diciamo che alla base c’era una analogia di linguaggio tra i designer che facevano parte di questa collezione, in quanto tutti si muovevano in un contesto narrativo e figurativo, tutti avevano questo minimo comune denominatore.

E poi il fatto che fossimo amici e ci conoscessimo, forse era anche una conseguenza di questo per cui diciamo che il rapporto è stato abbastanza facile e siamo riusciti a mettere a punto oltre 20 prodotti. Cosa che nessuna azienda è mai riuscita a fare una perfomance  così in poco tempo.

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  1. Figlia della crisi è rinato il mondo dell’autoproduzione, della piccola serie, lei cosa ne pensa di questa nuova primavera?

Diciamo che internet ha un ruolo molto importante nella possibilità di autoprodursi. Il nostro caso è abbastanza particolare, perchè noi abbiamo investito parecchio, dire una cifra importante. Però per persone che non  hanno magari facilità di accedere a investimenti di questo tipo, oggi creare la tua azienda è meno difficile di quello che pensiamo. Noi adesso abbiamo 25 prodotti, la difficoltà sta nel manovrare una massa di prodotti di questo genere… Perchè i primi con cui  siamo usciti, come la Daisy, il Rabbit, sono prodotti che ci hanno dato grandi soddisfazioni e stanno vendendo benissimo. Inoltre riusciamo a manovrare tutto, senza grandi complessità, perché la nostra struttura è estremamente ridotta e speriamo di rimanere più piccoli possibile finché ce lo possiamo permettere.

 

  1. Lei ha lavorato molto con la plastica, in un’epoca in cui era tutto da sperimentare come si è evoluta la tecnologia, se è cambiata?

Mah, in effetti non ci sono state grandi differenze, la grande rivoluzione c’è stata nel momento dell’introduzione dell’iniezione assistita, e poi c’è stato un affinamento di questa tecnologia nel tempo. Diciamo che non c’è stato comunque nel mondo delle materie plastiche, una vera rivoluzione, c’è stato un evoluzione graduale per step successivi, dove magari una nuova sedia costituiva  una piattaforma più avanzata da cui ripartire. Però non era in questo una vera e propria rivoluzione, ma un evolversi abbastanza lento perchè la tecnologia di base è la stessa, per cui tra linguaggio e tecnologia  hanno un progressivo adattamento e un procedere in parallelo .

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6. Quindi questa rivoluzione della stampa 3d è non si può considerare  vera rivoluzione

No, no è molto lontano da essere un processo realistico per il mercato. Consideriamo che una sedia stampata a iniezione si stampa in un minuto o due,  per cui è impossibile che una stampante 3d riesca a far uscire alla stessa velocità un prodotto. Va bene per determinati, oggetti meno prodotto e un po più oggetti di ricerca.
7.Oltre a Qeeboo è art director anche di Ghidini 1961, due esperienze che appaiono diverse quale il punto di incontro se c’è ?

I designer sono alla fine gli stessi però è chiaro, che lavorando con materiali così diversi i linguaggi determinano delle direzioni piuttosto differenziate. Io stesso poi, cerco punti di contatto, per esempio il Rabbit che c’è lo ritroviamo in piccola scala per Ghidini1961, può giocare delle sinergie interessanti. Ad  esempio, in Rinascente, siamo uno di fronte all’altro e così, ci sono i rabbit grandi e rabbit piccoli, uno di fronte all’altro che si affacciano e si interfacciano.

8. Lei è un designer, architetto per formazione. Come influisce ed ha influito questo, nella sua storia di designer?

Per la nostra generazione, essere architetti era un must, nel senso che la formazione di architetto ti dava una visione disciplinare più allargata, specialmente nel momento in cui io ho studiato. A Firenze dove mi sono laureato,  era un po la capitale culturale del design. Perchè in quegli anni  post  ’68 e primi ’70 Firenze era la patria dell’architettura radicale, per cui questi grandi personaggi, si muovevano all’interno della facoltà e molti di questi gli ho conosciuto durante il periodo dell’università.

Ogni intervista è una crescita e arricchisce il  viaggio di Design Hero!