DWM_ InNovecento Edition : il vincitore è Volubile di Mirco Alberti

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Appuntamento consolidato  con l’intervista al designer vincitore di DWM, il contest promosso per quattro edizioni consecutive da MakeTank e Arredativo, quest’anno in partnership con Kentstrapper e il museo del Novecento di Firenze. Si trattava infatti di DWM _ Innocento Edition, i creativi erano stati invitati ad ispirarsi ad alcune opere presenti nel museo toscano e realizzare un oggetto ideale per il bookshop e realizzabile con la stampa 3D.

 

Il vincitore è stato il progetto Volubile, firmato da Mirco Alberti. Il designer si è piazzato anche terzo  con il progetto “i” a parimerito con Rosella Granata e il suo  Holes mentre seconda classificata è stata Sabina Brero con l’anello Cubica.

Volubile è un vaso portafiore, i cui componenti sono realizzati con la stampa 3D, una volta composti gli elementi, la forma d’insieme cambia forma. Abbiamo quindi deciso di facciamoci raccontare meglio proprio dal vincitore come è nata la sua idea per il concorso…

 

Come è nato il progetto Volubile?

Innanzitutto posso dire che Volubile è figlio di un percorso personale di studio e di sperimentazione iniziato circa 4 anni fa, infatti si tratta di un oggetto che affonda le sue radici in un periodo artistico che amo profondamente e che si sviluppa grazie alle tecniche di modellazione e stampa 3D che mi affascinano in modo viscerale e che ho studiato in quella che definisco la mia nuova vita professionale. Il processo creativo finale è stato innescato dal bando di DesignWinMake: quando l’ho letto la prima volta è stato un vero colpo di fulmine, mi ha entusiasmato così tanto che ho dovuto leggerlo attentamente altre due volte per essere sicuro di avere capito bene. Poi è stato il caos, lo studio delle tre opere proposte nel bando, disegni fatti su foglietti improvvisati nei miei vari spostamenti di lavoro, prime prove di modellazione e verifica dei volumi e delle funzionalità e, infine, è arrivato lui. Da “Torsione Radiale” di Franco Grignani è nato Volubile, un vaso stampabile con una stampante 3D che può cambiare forma, proprio grazie ad una torsione radiale, per interagire con l’ambiente e con il suo utilizzatore.

 

 

 

 

Quanto ha influito la tipologia di lavorazione sulla nascita del vaso, quindi la stampa 3D?

Moltissimo. La progettazione e la stampa 3D per me costituiscono una sfida irresistibile per tanti motivi. Credo profondamente in quella che viene chiamata la “quarta rivoluzione industriale” e mi piace l’idea di farne parte. Nel caso di DesignWinMake la tecnologia da utilizzare è stata quella FDM (a deposito di materiale) con stampanti Kentstrapper che già conoscevo grazie a precedenti esperienze. Per me si è trattato di incrociare la mia idea di progetto con punti forza ed i vincoli di questa tecnologia in modo da creare un progetto affidabile ed in linea con le aspettative del bando. Mi piace pensare che un giorno il processo di produzione di molti oggetti possa essere legato alla stampa 3D e sono contento che l’Italia stia facendo grandi passi avanti nel manufactoring 4.0.

 

 

 

 

Che conoscenze avevi prima di partecipare a Dwm di stampa 3D? Pensi di realizzare altri oggetti in futuro?

Prima di partecipare a DesignWinMake avevo già approfondito le mie conoscenze sulla stampa 3D frequentando corsi specifici nei fablab di Bologna, la mia città natale, e Milano, la città che mi ha adottato professionalmente e grazie alla quale ho anche avuto modo di frequentare un master in digital fabrication nel 2015. Sono assolutamente certo di realizzare altri oggetti in futuro e sto studiando varie possibilità: dai gioielli generati grazie alle onde cerebrali ai pettinini decorativi per barbe fino ad arrivare a oggetti per la casa come i porta-calzini da lavatrice o, appunto, i vasi decorativi.

 

Cosa ti ha spinto a partecipare a DWM? Conoscevate già DWM?

In assoluto mi ha spinto la mia passione per la modellazione e la stampa 3D ed il desiderio di sperimentarne le varie applicazioni. Conoscevo già il concorso grazie ad Arredativo ed a Make Tank e l’edizione Innovecento è stata la mia occasione per partecipare.

 

Cosa ti è piaciuto di DWM_InnovecentoEdition?

Sicuramente lo stretto connubio tra arte e design unito al fatto che il tema proposto era riferito agli anni Sessanta del Novecento che hanno rappresentato un momento chiave sia per l’arte che per il design.

 

I concorsi di Design possono essere una vetrina per i giovani? Hai partecipato ad altri contest?

Sono decisamente convinto che i concorsi di Design costituiscano una vetrina molto interessante e mi fa piacere vedere che stanno nascendo anche piattaforme internazionali grazie alle quali i giovani possono costruirsi un portfolio ricco e professionale e farsi conoscere dalle aziende vincendo, quando possibile, i giusti riconoscimenti per la loro ricerca ed il loro impegno. Nel mio caso la giovinezza anagrafica è relativa, pero, quando i bandi di concorso non hanno limiti di età particolari e mi stimolano creativamente, amo partecipare e dare il mio contributo. Grazie ad altri contest ho progettato modelli per pasta di semola di grano duro, gioielli a forma di animali, le immancabili cover per cellulari ed anche un piccolo set ispirato alla cucina cinese.

Un ultimo ma non meno importante punto a favore dei concorsi di Design è che mi consentono di tenere viva ed in pieno esercizio la mia vena creativa.

 

Tu sei terzo ex equo con il pendente “i”, questo progetto come è nato? In questo caso la stampa 3d come ha influito con la forma?

“i” è nato da un’altra delle opere proposte nel bando di DesignWinMake: “Inter-ena-cubo” di Paolo Scheggi. In questo caso mi sono immaginato di entrare nell’opera per smontarla virtualmente e poi, rispettosamente, ri-assemblarla in un gioiello adeguato alla stampa 3D in termini di estetica e fattibilità tecnica. Per quanto riguarda “i” la sfida più grande è stata quella di ricreare effetti di movimento e sovrapposizione di pattern coerenti con quelli dell’opera che mi ha ispirato, per non parlare dell’utilizzatore finale che potrebbe beneficiare di questo ciondolo per svagarsi un po’ andando, più o meno distrattamente, alla ricerca di particolari effetti artistici.