Trace Identity è il progetto di De Castelli curato da Evelina Bazzo di Umbrella, in cui sono state coinvolte sette designer donna.
Ve ne avevamo già parlato nelle anteprima dedicate al Salone del Mobile 2017, prima che diventasse uno dei progetti più acclamati all’ultima edizione del Salone . I sette progetti e le sette diverse sensibilità artistiche, hanno dato vita a progetti inediti, premiati tra l’altro anche con il Salone del Mobile. MilanoAward.
C’è Elizabeth di Nathalie Dewez, la libreria le Volte di Constance Guisset, i tavolini Scribble di Francesca Lanzavecchia, il tavolo Vomere di Donata Paruccini, Longing Cabinet di design Nika Zupanc e Polifemo che la designer Elena Salmistraro ci ha raccontato in un intervista. E poi c’è la Painting Collection il progetto di Alessandra Baldereschi .
Al Salone è stato presentato il paravento di grandi dimensioni, che come una sorta di quinta teatrale riproduce su ogni lato paesaggi immaginari, da un lato un cielo notturno e dall’altro un profilo collinare.
Le possibilità cromatiche dei materiali sono esaltate utilizzando le lastre metalliche come i colori su una tela: il risultato è un dipinto che con il metallo diventa scenografia.
Si legge nella presentazione:
L’acciaio lucido per specchiarsi nelle nuvole,
il rame rosa e l’oro per le colline al tramonto,
il verde rame come l’acqua,
la notte è di lamiera nera ….
Il paravento è composto da tre ante basculanti e ciò permette di avere configurazioni diverse, per riparare aree private o dividere gli spazi interni, creando un angolo protetto da un paesaggio fantastico, un progetto che lei stessa ci ha raccontato in questa intervista.
Come è nata la collaborazione con De Castelli?
La collaborazione nasce con questo progetto che coinvolge 7 designer donne. Hanno chiamato ognuna di noi a esprimere la propria identità senza limiti. Ovviamente abbiamo utilizzato le loro lastre, però ci hanno lasciato liberi di esprimerci perché volevano che ognuno tirasse fuori se stessa, la propria identità.
Quando ho proposto questa collezione sono rimasti sono entusiasti l’hanno accolto bene. Ho deciso di usare il loro materiale come se fosse un colore ad olio, quindi ho preso tutti i campioni dalla loro materioteca e mi son divertita ad accostare il colore. In realtà, la collezione prevede altri pezzi che sono come dei quadri.
L’idea è comunque quella di creare paesaggi con i loro materiali. Come sul paravento , dove da un lato ho la versione giorno e dietro la notte in cui ho usato la lastra blu.
E’ un materiale particolare loro fanno una lavorazione perticolare?
Assolutamente, si ossidano, si spazzolano e tramite acidi si ottengono questi colori. Come il verde rame che secondo me è stupendo. E’ un lavoro totalmente artigianale, sembra una oreficeria. De Castelli è davvero un’eccellenza italiana.
Questo progetto va vedere e fa parlare di design femminile?
Il design femminile è presente e c’è sempre stato. Forse numericamente un po’ meno, in questo credo che ora ci stiamo bilanciando.
Trovi che nelle donne designer si possa parlare di una sensibilità “ diversa”?
Ci sono sensibilità diverse, ma io trovo sensibilità femminili anche in progetti maschili. Quello che è venuto fuori in questa collezione è davvero l’ identità molto forte di ognuna di noi. Abbiamo fatto quasi dei pezzi unici, un po’ scultorei. Ognuna delle designer si legge proprio dal suo pezzo.
Ci unisce il materiale ma le visioni sono tutte diverse.
In conclusione come è stata questa esperienza collettiva?
E’ stata una bellissima esperienza di collaborazione anche tra noi. Quando ci siamo trovate più volte per fare foto, meeting in azienda c’è stato un tipo di relazione nuova.
Sette donne insieme è stato molto carino.