Illuminated Window, prima personale in Italia dell’artista americano Nick Mauss (classe 1980), è un progetto della Triennale di Milano realizzato in collaborazione con Urban Up Unipol Projects Cities, con il sostegno di Fiorucci Art Trust di Londra e la Galleria Campoli Presti, Parigi/Londra. La mostra, curata da Milovan Farronato sotto la direzione artistica di Edoardo Bonaspetti, affianca la Triennale e la Torre Velasca, due luoghi emblematici dell’architettura milanese. L’allestimento si sviluppa nell’atrio della Triennale e prosegue nello Spazio Acquario al piano terra della Torre Velasca, ospitato da Urban Up Unipol Projects Cities.
La costruzione di forme, movimenti, tracce e strutture scolpite o dipinte, spesso tese a far emergere un materiale storico nel presente, potrebbe valere come descrizione introduttiva di alcuni recenti interventi di Mauss. Ma anche il desiderio di ampliare le possibilità della tradizionale cornice espositiva e di alternarvi i suoi lavori — talvolta in compagnia di opere di altri artisti o di alcuni non-lavori — convocati tutti su un unico immaginifico palcoscenico. Per questo motivo a Milano l’artista ha scelto di estendere la sua presentazione oltre la Triennale per incorporare anche un landmark nel centro della città.
Due modalità di fruizione dello spazio ben distinte, da un lato quella istituzionale, e dall’altro quella di necessità pubblica di una “vetrina” accesa — illuminata per l’appunto — tutto il giorno e tutta la notte grazie alle sue pareti vetrate. Il rinnovarsi del ruolo dello spettatore rimane, infatti, un altro centro d’interesse dell’artista, così come la capacità di focalizzarne l’attenzione sui volumi intangibili, sull’atmosfera, oltre che sull’opera. Ne sono una riprova i dipinti, grandi come fondali, intesi come sipari: pitture di grandi dimensioni che scorrono talvolta lungo circuiti automatizzati, programmati per roteare in continuazione o per aprirsi e chiudersi a intervalli irregolari. L’artista sostiene che l’interesse per la nozione teatrale di spazio proviene dal bisogno di avere una cornice più ampia, sia da un punto di vista storico che di esperienza di fruizione dell’opera d’arte, o di intendere la mostra in se stessa come una forma di espressione. Per la Triennale Mauss realizza un intervento site-specific su un’ampia parete dell’ingresso: un dipinto disperso e/o ricomposto in una sorta di murales realizzato in ceramica.
Le formelle quadrangolari o rettangolari, come nella tradizione, non rivestono integralmente la superficie della parete, ma si dispongono come tasselli di un puzzle ancora in via di definizione. Sono talvolta giustapposte, talvolta si sfiorano, creando una configurazione grafica a colori ricorrenti che non segue una griglia chiara, o se la segue la tradisce. Ognuna di essa contiene le tracce di un disegno non unitario. Illustrate e illuminate da disegni abbozzati e stratificati grazie alle varie fasi di cottura degli smalti, le ceramiche sono state realizzate a Faenza poco prima dell’inaugurazione della mostra, contemporaneamente a una grande commissione pubblica per il Building 66 progettato da I.M. Pei nel campus del MIT Cambridge (MA, USA). Dipingere su ceramica implica il desiderio di lasciar emergere l’imprevisto: i colori, infatti, sono sempre diversi dopo la cottura e la colla non protegge con precisione il disegno sottostante.
Per la Torre Velasca Mauss progetta invece un metaforico palcoscenico, una speciale cornice visiva per le opere esposte — prodotte tutte in materiali differenti — quasi fossero personaggi di una messa in scena. Alcuni lavori sono illuminati o sostenuti da un repertorio ornamentale realizzato dallo stesso Studio BBPR che progettò la Torre nel secondo Dopoguerra. Gli elementi d’arredo, svolgono un ruolo di sostegno e d’illuminazione, ma suggeriscono anche una scenografia domestica che fa sentire la mancanza di una presenza umana. Tuttavia, in questo perimetro circumnavigabile in vetro e metallo, non manca il movimento offerto da due dipinti che continuano a girare come pannelli pubblicitari rotanti.
I dipinti, come le formelle esposte in Triennale, contengono motivi che si inseguono altrove, su drappi di tessuto appesi e intrecciati e sulla pila accatastata di disegni che irrompono nello spazio e che non si nascondono ma si lasciano guardare da prospettive diverse. E tra questi rispecchiamenti e superfici riflesse anche il passaggio sullo sfondo o in primo piano del visitatore o dell’abituale abitante della Torre entra a far parte della cornice espositiva e della scena. Illuminated Window fa riferimento a una prospettiva visiva ideale ma anche all’illustrazione. Una finestra illuminata come un manoscritto medievale, pazientemente miniato con motivi, simbolismi, semiotiche fioriture di lettere aggraziate, movimentato e misterioso come i segni e i passaggi coreografati da Mauss sia sulle ceramiche disperse alla Triennale che nello spazio d’ingresso della Torre Velasca. “Intendo la coreografia” dice l’artista: “come un modo per organizzare e riorganizzare, per lavorare con i materiali nel tempo, per trovare nuove forme e sequenze, così come far rivivere materiale storico nel presente”. Si ringrazia la Galleria Luisa Delle Piane per il prestito di parte degli arredi dello Studio BBPR e Ceramica Gatti, 1928