E’ trascorso poco più di un anno dal successo di “Evocative Surfaces”, la grande mostra al Museo di Palazzo Grimani durante la scorsa Biennale d’Arte di Venezia che ha consacrato Beverly Barkat nello scenario artistico contemporaneo. Tra le varie opere, tre dipinti in pvc di ampio formato, calati dal soffitto della sala rinascimentale del magnifico palazzo veneziano, da oggi diventano installazione permanente del Museo e della sua collezione, che vanta decorazioni e affreschi di straordinario pregio, tracciando così un segno indelebile dell’artista israeliana in laguna.
Il legame con l’Italia continua e Beverly Barkat presenterà a Roma “After the Tribes”, un’installazione site specific curata da Giorgia Calò col supporto di Nomas Foundation, su invito del Polo Museale del Lazio e dell’Ufficio culturale dell’Ambasciata di Israele in Italia, che inaugurerà il 10 ottobre nei suggestivi spazi del Museo Boncompagni Ludovisi.
Come per la mostra a Palazzo Grimani, l’artista parte dalla materia e lavora sulla sua stratificazione, per generare un’opera che vive di vita propria, ma dialoga armonicamente con il luogo che la ospita. Un viaggio evocativo e fluttuante, che questa volta affonda le radici nel Vecchio Testamento alle origini della storia del popolo ebraico.
“After the Tribes” è un’installazione potente, concepita appositamente dall’artista per il Museo Boncompagni Ludovisi, che ripercorre una storia millenaria riportandola nel presente, creando un sottile dialogo tra lo sguardo dei visitatori, il lavoro dell’artista e la sala del Museo.
“After the Tribes” è un’imponente torre di quattro metri, ben connessa al terreno ma al contempo trascendente, che verrà collocata nello splendido Salone delle Vedute, che ospita le pitture murali dei viali alberati e del parco di Villa Ludovisia. Le forme geometriche primarie che decorano sia gli interni che le facciate del villino novecentesco vengono in parte riprese nelle linee dell’opera di Barkat, creando così una dialettica tra antico e contemporaneo. L’architettura metallica è scandita in dodici riquadri che rappresentano le dodici tribù d’Israele da cui discende il popolo ebraico.
Ognuna delle dodici tribù si distingueva per una specifica trama cromatica, riproposta sugli stendardi e sulle pietre preziose che decoravano i pettorali dei Sacerdoti. Questi stessi colori sono stati ripresi dall’artista attraverso un complesso percorso di ricerca, raccolta, catalogazione e riutilizzo di materiali della propria terra. Conchiglie, pietre stratificate o semi-preziose, sabbia, roccia e argilla provenienti dalle caverne, dal deserto, dal mare e dalle montagne di Israele diventano i colori essenziali e concettuali dell’installazione di Barkat.
I dodici dipinti circolari si offrono allo sguardo del visitatore su entrambi i lati. Il lato ruvido e materico è quello su cui ha lavorato direttamente l’artista, l’altro si scorge dalla trasparenza stessa del supporto in pvc che ne mostra gli strati di colore, i segni e la loro reale consistenza sotto una pellicola liscia e lucida.
“Il lavoro dell’artista si concentra sul colore e sulla materia per approdare ad un complesso universo di simboli e citazioni – spiega la curatrice Giorgia Calò – e lo fa mediante il suo inconfondibile gesto pittorico che trae ispirazione tanto dalla tradizione classica, quanto dai movimenti dell’arte moderna come l’Espressionismo Astratto. Il suo lavoro potremmo definirlo alchemico, nel momento in cui trasmuta le sostanze assumendo connotati mistici e spirituali, oltre che fisici.”
Riferimenti materici, cartografici, cabalistici e simbolici trasformano “After the Tribes” in un viaggio che ci conduce attraverso una storia millenaria, per ritornare al contemporaneo riflettendo sulle origini dei popoli, oltrepassando ogni contingenza politica.