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Baleri Italia: la storia di un brand per disegnarne il futuro_ Arredativo incontra Aldo Parisotto

In occasione del Salone del Mobile 2018 abbiamo, come sempre, avuto occasione di conoscere nuove proposte e nuovi brand. Da ciò ne consegue anche l’opportunità di conoscere nuove storie di aziende storiche, come quella di Baleri Italia, azienda fondata nel 1984 da  Enrico Baleri e Marilisa Decimo che con i suoi prodotti ha segnato un epoca.

 

Quest’anno sotto la direzione artistica di Aldo Parisotto, l’azienda ha presentato una  collezione di arredi per living che si propone di grande rilancio per il brand. E’ nata tenendo presente come filo conduttore, quello che ha rappresentato  Baleri Italia  nel design italiano a cavallo degli anni 80-90. La storia dell’azienda dunque come elemento principale per dare vita a nuove proposte d’arredo.

Ne abbiamo parlato proprio con Aldo Parisotto, che ci ha raccontato il suo lavoro e le nuove collezioni firmati da designer internazionali.

 

 

Partiamo dal ruolo dell’art director, questo ruolo  e un po’ come quello “dell’allenatore”?

E’ un incarico difficile, perché ogni brand ha il suo DNA. Baleri Italia è un marchio storico, che io  più o meno conosco dalla nascita. Gli anni gloriosi sono stati gli ottanta e i novanta, in cui il titolare e fondatore Enrico Baleri , l’ha fondato per un marchio di contrasto nel panorama del design di quegli anni .

 

Poi ci sono stati dei passaggi e  forse ha perso un po di identità, sono stato chiamato  lo scorso anno, con obiettivo di rilanciarla con un programma che prevedeva innanzitutto di  dare una pulizia alla collezione storica, che è un valore per questo brand. Abbiamo fatto un’indagine dei valori fondanti dell’azienda negli anni 80 e 90, valori che sono stati portati avanti a cui abbiamo dato un volto nuovo perché ora siamo nel 2018, per cui valori dell’epoca, oggi  hanno un significato diverso. Il nostro obiettivo è stato riscoprire la collezione esistente di Baleri Italia, con i suoi prodotti storici firmati da Enrico Baleri o Denis Santachiara,  ancora oggi in catalogo.

Poi ci sono progetti come la Juliette, che in accordo con gli eredi Hannes Wettstein, sono stati proposti con colori nuovi o come Richard III e Cafè chair  di Philippe Starck  che sono ever green,  hanno già passato un periodo di storia dunque si può dire che  hanno valori che possono durare e che mi auguro che diventeranno icone.

Quando si può dire che un prodotto diventa icona ?

Quando  non tramonta. Io  parlo come architetto, amo il design per l’essere essenziale  come diceva Mies Van Der Rohe “ la funzione è uguale bellezza”. Quando gli architetti disegnano un prodotto funzionale che esteticamente non segue la moda ma poi i supera le epoche, allora diventa icona, scopri che è un prodotto evergreen. Questo lo vediamo in quelle che oggi sono delle grandi aziende come Vitra o Cassina  partendo dai grandi maestri,  ecco oggi le loro sono icone.

Secondo me il il concetto è che le icone sono oggetti con valore intrinseco davvero profondo. Non sono nati per la moda del momento, ma sono nati da un valore “forte” dell’azienda. Il designer lo ha interpretato bene ed ha pensato la funzionalità del prodotto.

Oggi ancora alcuni prodotti che hanno superato i secolo diventate icone, magari non sono più bianchi naturali, i colori sono cambiati ma rimane il valore di chi lo ha pensato.

Affiancati ai pezzi storici  di Baleri Italia ci sono le nuove collezioni, quale è stata la sfida?

Volevamo essere coerenti con il bagaglio storico dell’azienda. La grande difficoltà, quello che ho cercato di portare avanti con l’azienda, è stato riuscire a fare questo dopo una analisi sul Dna.  La coerenza di una collezione non è facile da portare avanti, io ho cercato di interpretare i valori di Baleri Italia come la leggerezza, l’ecologia che oggi si chiama sostenibilità, valori a cui abbiamo dato contemporaneità.

 

Abbiamo steso un brief e abbiamo cercato designer in grado di interpretare oggi un prodotto Baleri Italia,  forte come all’epoca. Tra i designer delle nuove collezioni c’è Denis Santachiara, che fa da filo conduttore. A lui abbiamo chiesto un pezzo e ci ha disegnato dei pouf con una una carica ironica in cui è riconoscibile il DNA Baleri  i Chromosome X E Chromosome Y .

 

Claersson Koivisto Rune  hanno individuato una sfida, hanno voluto creare una famiglia di prodotti . Noi  li abbiamo inviati a pensare al mondo living  Baleri, così hanno letto il brief e condiviso le strategie e sono nati questi due tavoli  Picos e Roundel è un prodotto distintivo. Poi hanno disegnato anche un divano Miss Match che è una tipologia che esiste già ma dando questo valore dello scafo, dello slittamento dei volumi gli hanno dato un valore aggiunto, un prodotto tutt’altro che banale.

 

Poi c’è Match Point, la collezione di Omri Revesz, sono tavolini dal segno grafico. Io ho pensato l’imbottito Trays, che parte da modulo base. E’ una poltrona singola, ho pensato un prodotto evocativo che richiamasse le strutture legger .Volevo che fosse sospeso, un po anni 50, l’ho chiamato Trays perché sotto c’è questa sorta di vassoio che deve essere leggero e contiene i cuscini. Lo distingue anche un leggero scarto ben visibile nella dormouse.

 

Abbiamo fatto questa collezione perché vogliamo si riconosca Baleri Italia per  le proposte di oggi perché il mercato è cambiato. Io  penso un prodotto debba essere trasversale, domestico. Ci siamo concentrati sul living con prodotti che si rivolgono alla casa, al privato ma  sono adatti anche a spazi collettivi e hotellerie. Questo è il primo step, nasceranno nuovi prodotti in futuro che completeranno la collezione per  un marchio che si deve distinguere con prodotti contaminano il living contemporaneo, come a sempre fatto il “galletto rosso”.