Fervono i preparativi per il Salone del Mobile e il Fuorisalone, c’è tanta attesa e curiosità da parte degli appassionati del settore di scoprire che cosa, di bello e interessante, catturerà la nostra attenzione. Già ci chiediamo, chissà cosa ci ricorderemo di questa edizione 2018 ?
Ventura Centrale, progetto curato da Ventura Project è uno degli appuntamenti più attesi. Giunto alla seconda edizione, l’ evento si svolge in Via Ferrante Aporti 9/21, negli ex Magazzini Raccordati. In questi luoghi restituiti alla città, prenderanno forma tante installazioni, progettate per raccontare, mostrare, emozionare.
Tra questi c’è “una stanza” il progetto presentato da Editamateria con il designer Antonio Aricò. A pochi giorni dall’inizio del Fuorisalone abbiamo chiesto ad Silvia Ariemma, Ceo e Founder di Editamateria, qualche piccola anticipazione su questo progetto in attesa di liberare le emozioni sotto le volte della Stazione Centrale .
Sappiamo dalle anteprime di Ventura Centrale che il vostro progetto sarà una stanza cosa dobbiamo aspettarci? come sarà?
Varcare il portone, entrare nel tunnel, un passo dopo l’altro, e poi entrare…in “una stanza”,
Un invito a fermarsi, ad “assaporare” le ombre degli oggetti che ci circondano “assaggiando” i colori, le superfici, i volumi, che ci avvolgono, ci trattengono in uno spazio, dove avanzano i pensieri.
La memoria, questo per me è “una stanza”.
Un luogo chiuso, un luogo intimo, un luogo che contiene tutto e dove tutto è contenuto, unluogo protetto e che ci protegge dal resto del mondo.
Una stanza dove l’essenziale diventa l’indispensabile, un luogo che dovete conoscere…
Perché avete scelto di essere a Ventura centrale? Cosa vi ha colpito di questo luogo?
Cercavamo uno spazio che potesse essere contenitore della nostra idea, che potesse ampliare quello che noi immaginavamo, un luogo semplice, scarno, un luogo da scoprire poco alla volta, un luogo con un’anima, Ventura Centrale è così.
Come è nata la collaborazione con Antonio Aricò?
Ho iniziato a Collaborare con Antonio Aricò nel 2012 quando incuriosita e ammirata dal suo ritorno alla terra alla quale appartiene, la Calabria, gli ho telefonato per invitarlo a partecipare alla mostra Wabi Sabi. Italian Slow Design che ho curato a Torino e che abbiamo portato poi alla Milano Design Week l’anno dopo.
Un elogio all’imperfezione, un’indagine sul design contemporaneo, la ricerca, la sperimentazione, la riscoperta del lavoro artigianale dove 12 designer italiani sono stati chiamati ad esporre un oggetto appositamente realizzato per l’occasione, ai tempi un concept e un territorio ancora poco esplorato.
11 designer e un filmaker che nel 2012 hanno partecipato con entusiasmo a questo progetto, la maggior parte dei quali oggi è sulla scena internazionale…
Antonio Aricò, Cristina Celestino, Giorgia Zanellato, Analogia Project, Carlo Contin, Giorgio Biscaro, Segno Italiano, Paolo Polloniato..per citarne alcuni….
Una mostra che ha segnato il mio cammino, un filo che si è srotolato fino alla fondazione di Editamateria, quando ho continuato a lavorare con alcuni di loro.
Con Antonio abbiamo sempre avuto una grande intesa, la sua semplicità e purezza, insieme alla sua grande capacità di sintesi mi ha colpito da subito.
“tradizione e contemporaneità, artigianalità e tecnologia, estetica e funzionalità” come si sposano questi termini nel design contemporaneo ?
Ogni progetto parte dal nostro background, dalla memoria per poi fondersi con la contemporaneità, la ricerca parte dalle mani dell’artigiano che prototipa, sperimenta, e aiutato dalla tecnologia trova nuove soluzioni. Mi piace continuare a pensare che sia ancora l’uomo il fulcro del progetto, che dalle mani passi ancora il filo per tessere nuovi orizzonti.
Che la funzionalità possa viaggiare insieme alla poesia. L’artigianato è ancora in grado di trasmettere un caleidoscopio di informazioni, emozioni lasciando intravedere sfaccettature, imperfezioni, attingendo alla memoria personale e alla tradizione, diametralmente opposto a quello che stiamo vivendo oggi, dove sospinti dalla velocità, vediamo la vita scorrere attraverso i nostri smartphone, in una dimensione uniformata, piatta, dimenticando spesso
quelle piccole imperfezioni, le ombre che ogni oggetto fa sotto un raggio di sole.
In questi anni abbiamo assistito alla riscoperta delle piccoli produzioni e dell’artigianato e design quali pensate siano i ragioni principali? In Italia c’è ancora la possibilità di fare artigianato o queste manifatture si stanno perdendo?
La riscoperta delle piccole produzioni credo vada di pari passo con il nostro desiderio di continuare a sentirci unici, di preservare le nostre radici, di valorizzare il nostro patrimonio culturale e la nostra capacità di ”fare” e di “ricordare”. Insieme alle molte manifatture che stanno scomparendo tante se ne stanno ricostruendo e rafforzando perché l’artigianato è in grado di offrire prodotti unici, realizzati su misura per ognuno di noi, di offrire la diversità che
oggi cerchiamo.
Editamateria sembra avere nella sua mission l’essere un ponte fra artigianato e design quali sono gli obiettivi futuri?
Editamateria mette al centro l’uomo, che con le sue competenze diventa strumento di cultura e indagine sui territori, questo il fulcro del progetto che tra qualche giorno vedrete nei tunnel di Ventura Centrale. Antonio Aricò si è confrontato con un progetto di design che gioca su equilibri di materiali, di lavorazioni, essenze particolari, colori che solo l’artigianato di grande qualità è in grado di offrire, il nostro obiettivo è infatti da sempre di coniugare design di
ricerca con il meglio della produzione artigianale italiana.
Aprendo le porte di “una stanza” Editamateria inizierà una nuova avventura entrando a far parte del gruppo Delvis, gruppo italiano con base ad Hong Kong che decide di sostenere il nostro progetto e la nostra ricerca esplorando insieme a noi il rapporto tra cultura e creatività, condividendo la nostra “visione italiana”.
Una grande opportunità che da una parte apre i nostri orizzonti su panorami internazionali dove presentare il lavoro dei nostri designers e artigiani con le nostre collezioni made in Italy, dall’altra ci da la possibilità di esportare la creatività italiana, il mind in italy, lo spazio assoluto dell’uomo che crea, uno spazio unlimited, senza confini, idee, progetti e know how rielaborati, mixati a nuovi scenari su nuovi territori.