Arredativo Design Magazine

Il prossimo Ventura Future e Ventura Centrale raccontato Margriet Vollenberg

A pochi giorni dall’inizio della Milano Design Week abbiamo avuto la possibilità di intervistare Margriet Vollenberg. La sua missione? Portare i designer nel mondo ed è quello che fa  Organization in Design. Per 8 anni ha curato il progetto Ventura Lambrate durante il Fuori Salone, a cui lo scorso anno si è aggiunto anche il Ventura Centrale. Conclusa l’esperienza in Lambrate, il 2018 segna l’inizio di una nuova avventura, quella con Ventura Future.

Margriet Vollenberg a Ventura Lambrate 2017 Foto Claudio Grassi

 

Come è stato lo scorso anno per VenturaCentrale, quest’anno Ventura Project lancerà  VenturaFuture che sarà alla sua prima edizione. Cosa dobbiamo aspettarci di nuovo e cosa si confermerà dalla formula consolidata negli anni passati in Ventura Lambrate?

Abbiamo deciso di lasciare Lambrate dopo 8 anni, non perchè non ci piacesse la zona, ma perchè si tratta della Milano Design Week e il design sta per creatività, per cambiamento. Io sentivo la necessità di cambiare. A Ventura Future presentiamo le esposizioni di designer che hanno veramente una relazione con il concetto di “futuro”, sia nei loro progetti, che nel loro modo di pensare. La conferma di ciò che abbiamo sempre fatto come Ventura Project, è che esponiamo progetti che non sono necessariamente il prodotto finale .

‘Lotus’ by Serena Confalonieri for Mason Editions

 

Le contaminazioni tra discipline e la ricerca sono sempre stati molto importanti nei progetti che voi selezionate. Ora la nuova location FutureDome inevitabilmente porta la disciplina design a dialogare con l’arte. Fino a che punto può spingersi la contaminazione senza rischiare di perdere identità e quali contributi può dare al design di prodotto?

 

FuturDome è conosciuto per le sue esposizioni d´arte contemporanea ma ciò non avverrà durante il Fuori Salone. I proprietari di FuturDome ci hanno contattato un anno e mezzo fa. Ci seguivano fin dall’inizio del nostro lavoro a Lambrate, e hanno trovato molte somiglianze tra il nostro modo di lavorare e il loro.

Partendo da questi presupposti, abbiamo iniziato a dialogare per comprendere se FuturDome potesse essere adatta come location durante il salone del mobile . Quello che mi ha attirata da subito è la storia di questo luogo, un palazzo liberty dove negli anni ’40, gli ultimi futuristi milanesi, si ritrovavano per discutere e per lavorare. Un aspetto molto interessante, è come se qui risonassero ancora tutte queste idee rivolte verso il futuro, quindi perfetto per quello che volevo per Ventura Future .

Il design non si occupa solo di forme e di oggetti, ma cerca sempre di più di rispondere alle domande che la nostra società ci pone, come ad esempio la questione del riciclaggio dei rifiuti o l´uso di energie pulite. Questi sono argomenti importanti, anche per i designer che infatti stanno lavorando su queste tematiche. In FuturDome, quest’anno puntiamo al futuro, perciò la combinazione perfetta.

Ventura Centrale, anche quest’anno propone tanti allestimenti suggestivi. Possiamo dire che questo modo di raccontare il design funziona ?

Si, funziona ed anche in questo caso si tratta di tendenze. Perché se guardiamo bene negli anni ‘90 il modo di presentare il design era molto diverso. Era legato puramente all´allestimento di stand, con una buona illuminazione che mettesse in risalto il prodotto, poi verso i primi anni 2000, si cominciavano a realizzare feste ed eventi intorno al prodotto, concentrandosi sul valore del networking. Negli ultimi anni la parola che ricorre è invece storytelling, quindi límportanza di racconatre una storia. Raccontare nel caso del design significa parlare anche di quello che c’è dietro quello che vedi. Quindi non è importante solo il prodotto, conta anche la sua storia. Da dove viene? Perché è così? Come lo fanno e come sarà il prodotto nel futuro? E’ ciò che abbiamo provato a fare con i Ventura Projects si vede che il metodo che abbiamo usato ha funzionato molto, come nell’ultimo anno a Ventura Centrale. E’ un luogo dove hai un momento di pace in città. Entri in questa volta enorme, in pieno centro, sotto la stazione e hai questa grande serenità, che ti permette di vedere in tranquillità questi progetti. E’ il luogo adatto per raccontare il design con delle installazioni, non può essere diversamente.

Ventura Project è una realtà attiva in tutto il mondo: Dubai, New York, ecc… Alla luce delle vostre esperienze  che tipo di approccio e quanto interesse c’è nel mondo verso il tema del design rispetto all’ Italia?

Si, forse però il confronto non è tra l’Italia e il resto del mondo, perchè in ogni luogo adattiamo Ventura Projects alle caratteristiche specifiche del posto. Ad esempio, a Dubai si parla molto di crescita e là le persone voglio imparare, sapere cosa succede in Europa. Infatti come Ventura Project abbiamo portato il design europeo con designer di 9 diverse nazionalità. A New York è diverso, sono altrettanto interessati, però l’interesse è più sulle questioni di mercato, è una dimensione più commerciale. Se guardiamo a Milano, quando si tratta del Salone, rappresenta il mondo. In fiera c’è un pubblico mondiale e vedo ogni tipo diverso di approccio verso il design. Ma se guardo nello specifico all’ Italia, la logica è ancora diversa, perché in Italia l’approccio al design è ancora di tipo industriale, legato alla produzione. Questo è ovvio perché l’Italia, per fortuna, è ancora un paese dove la produzione è a un livello molto alto. Per questo motivo, quello che mi piace portare con il mio lavoro è mostrare altri aspetti del design, come il design concettuale e sperimentale .

‘Cloud Chair’ and ‘Gradient Tiles Chair’ designed by Philip Aduatz (photo credits: Paris Tsitsos)

Grazie al design avete contribuito negli anni  al rilancio di un’area della città, avete contribuito a riportare agli occhi del pubblico un’area storica e dismessa e ora con voi sta per nascere una nuova zona della Design Week che si preannuncia ricca di cose da vedere.  Possiamo dire che il design può fare da motore anche per il rilancio di una città anche in termini urbanistici? Potrebbe essere riproposta anche in altra città o vale solo per Milano e il Salone?

Sicuramente succede già anche altrove, magari non con il design nello specifico, ma con l’arte ad esempio. Certo non è una cosa nuova quella che facciamo. Quando abbiamo iniziato a Lambrate, io pensavo di rimanere per 5 anni e alla fine abbiamo fatto 8 edizioni di Ventura Lambrate.

Non è mai stato il nostro obiettivo il rilancio della città, ma siamo sempre stati consapevoli che riportare l’attenzione su zone dismesse avrebbe avuto anche altri effetti. In quella settimana Milano, con la presenza di tutto il design mondiale, può solo crescere.

Per quanto riguarda la nostra location di Ventura Centrale, i Magazzini Raccordati, siamo sicuramente consapevoli che anche qui sia in atto un grande cambiamento urbanistico.

I miei collaboratori in Italia hanno un dialogo continuo con il Comune di Milano e i vari distretti e anche con loro, stiamo guardando cosa si può fare per mantenere questa crescita e guidarla. Spesso ci viene detto “adesso siete al FuturDome e diventa un nuovo distretto del design… ” No, io non la vedo così, non ho mai pensato in termini di “distretto”. Per me contano i luoghi stessi. FuturDome lo abbiamo scelto perchè era molto interessante come luogo. Tra le altre location di quest’anno avremo uno spazio che si chiama Loft ed è poco distante da FuturDome. Loft è una location molto elegante, una galleria. Utlizzeremo inoltre gli spazi dell’ex facoltà di farmacia dell’Università Statale di Milano, un luogo chiuso al pubblico già da oltre 10 anni, ed è bellissimo. Il tempo sembra si sia fermato, si vedono ancora le scritte sui muri e sui banchi. Quando ho visto questi spazi ho subito immaginato di utilizzare questi spazi come vetrina per le accademie internazionali di design.

 

A Ventura Centrale e VenturaFuture ci saranno tante le cose da vedere,  ma ci sono tre cose assolutamente da non perdere da consigliare ai lettori?

Quest’anno abbiamo 100 espositori. Tra i nomi di cui vorrei parlare ci sono Jelle Mastenbroek, Daniel de Bruin e Bas Bakx che portano un bellissimo progetto nello spazio Loft in VenturaFuture. Daniel, a Ventura Lambrate alcuni anni fa, ha vinto il Milano Design Award. Jelle e Daniel sono due designer molto tecnici e lavorano con la tecnologia e l’informatica in modo molto libero, vogliono fare sperimentazione. Il loro ingegnere Bas Bakx fa da tramite e insieme creano una nuova interazione, un’esperienza dove lo spettatore è l’ oggetto della mostra. Lavorano sull’interazione con il pubblico ed è molto interessante ed attuale.

L’altro progetto è quello proposto da Editamateria insieme ad un designer che mi piace molto, Antonio Aricò. Abbiamo lavorato con lui in una delle prime edizioni di Ventura Lambrate. Di questo progetto mi piace molto la combinazione tra la ricerca di Editamateria e la manifattura artigianale italiana di Antonio Aricò. Aspetto molto importante in questo progetto, la combinazione tra design, ricerca e artigianato italiano. Presenteranno una stanza in Ventura Centrale, un’ambientazione molto intima, con una collezione di mobili in legno.

 

Il terzo progetto che voglio citare sarà a FuturDome. Lo studio si chiama Aectual e loro sono proprio l’emblema della ricerca e dei concetti che volevamo portare a FuturDome. Presenteranno i loro pavimenti esclusivi realizzati con un sistema di stampa 3D, utilizzando materiali biodegradabili o riciclabili e tecnologie rivolte al futuro.