Segno inconfondibile e distintivo di Cristina Celestino è l’attenzione al dettaglio, alla storia, a tutto quello che può essere fondamentale per dare vita a un progetto, così da aggiungere ad ogni collezione un racconto inedito.
Una delle sue ultime collaborazioni è con Luisaviaroma, boutique fiorentina tra più importanti rivenditori online di moda e lusso. Cristina Celestino, come vi abbiamo raccontato qualche giorno fa, ha progettato per lo showroom un suggestivo allestimento teso a celebrare le festività Natalizie con ulteriore estensione del progetto nel pop-up LVR @ Spring a New York dove ci sarà l’ultima stanza segreta del progetto.
Le creazioni della designer sono al centro di questo allestimento, che in questi anni si è distinta sia per le collezioni create per alcuni importanti brand del design, sia per quelli prodotti per il suo stesso brand Attico.
All’ultimo Salone del Mobile di Milano, è stata tra i protagonisti con l’allestimento in Brera: Tram Corallo con cui interpreta lo storico tram milanese 1928 che per l’occasione è stato trasformato in una sala di proiezione su rotaie.Un luogo inaspettato ed evocativo, una sorta di salotto viaggiante reinterpretato in chiave contemporanea con i tessuti di Rubelli.
Tra le sue nuove collezioni anche la collezione di tavoli Caryllon, disegnata per Gebrüder Thonet Vienna GmbH che le stessa ci ha raccontato in questa intervista ( presenti anche nell’allestimento per Luisaviaroma).
Collaborazione come è nata la collaborazione Gebrüder Thonet Vienna GmbH e come è nato questo progetto che hai disegnato per loro?
Sono stata contattata dall’azienda subito dopo l’ultimo salone, ne sono molto contenta perchè è un’azienda che conoscevo bene, con una tradizione alle spalle molto importante.
Per il mio progetto sono partita dal profilo a sezione quadra che un po’ quello usato nelle collezioni di Gebrüder Thonet Vienna GmbH nelle collezioni e poi ho giocato sul fatto che sempre nelle collezioni, c’è il profilo curvato e la paglia, per cui il doppio materiale.
Quindi ho fatto questi piani cordati e all’interno ho giocato con i ripiani e con le texture. Le ispirazioni per i piani derivano da intreccio in paglia, intarsi in paglia, ma noi invece abbiamo usato il legno di diverse essenze ma sempre mantenendo il tema degli intarsi per cui c’è un gioco di texture e di colore.
La collezione si chiama Caryllon, e le ispirazioni sono queste scatole delle meraviglie, i Carillon d’epoca, che spesso hanno coperchi ricchi, intarsiati, colorati e decorati.
Ci sono I tavoli bassi con forma a fiore e i tavoli alti. Oltre a legno ci sono dei piccoli dettagli metallici, delle piastrine in ottone che ancora richiamano i pezzi storici che hanno sempre i dettagli metallici.
Tu hai iniziato con il Salone Satellite, quanto è importante per chi vuole iniziare a fare design e che esperienza è stata per te ?
E’ un’esperienza importante se si portano i progetti giusti, nel senso che è una carta che ci si può giocare ma senza sprecarla. Per cui credo penso vada fatto al momento giusto, con i prodotti giusti e non troppo prematuramente, con progetti studenteschi. Io l’ho fatto che ero completamente all’oscuro di certe dinamiche ad esempio di “press”, però forse dal ero pronta dal punto di vista progettuale e penso che quello sia l’importante.
Parliamo di auto-produzione : quanto è stata importante per la tua affermazione, è quanto lo è nel lavoro di un designer ?
Quando io ho cominciato con il Salone Satellite, gli oggetti erano auto-prodotti, per cui ho cominciato da lì e dato che i progetti avevano riscosso molto successo ricevendo molte richieste commerciali, ho cominciato a venderli e produrli.
Per un designer la fase dell’auto-produzione delle proprie collezioni appartiene ad una fase transitoria o pensi possa coesistere anche quando si collabora con i brand ?
Io credo che possa coesistere, io stessa continuo ancora a produrre.
Tu hai all’attivo collaborazioni importanti con aziende della moda, come cambia collaborare con il settore moda, come è stato per te quell’esperienza?
Dal mio punto di vista non cambia molto, si tratta comunque di capire il marchio. Quella con il mondo della moda è stata un’esperienza molto interessante, cioè le aziende con cui ho collaborato sono aziende che hanno comunque un grosso bagaglio storico, hanno archivi ricchi con codici stilistici e linguaggi ben codificati. Per cui dopo aver studiato per bene questi codici stilistici e l’uso dei materiali ecc… c’era un bel archivio da cui per partire con i progetti nuovi. Devo anche dire, che sia Fendi che Sergio Rossi, mi hanno dato totale libertà per cui mi sono trovata molto bene.
Se ti dovessi guardare indietro, il mestiere del designer è come lo immaginavi?
Io ho fatto architettura, mi sono avvicinata dopo al design. Ho cominciato prima come collezionista e poi come progettista, quando mi sono trasferita a Milano. Si appunto, il vero inizio è stato un po’ il satellite. Forse all’inizio dall’esterno alcune cose possono sembrare più facili di quello che sono, soprattutto le dinamiche di collaborazione con le aziende. Però insomma, in questo momento un di crisi, tutte le professioni hanno un po di difficoltà, quindi mi reputo fortunata, ho lavorato molto e il mio lavoro è stato capito e premiato.