Tre iconici orologi da tavolo

Pubblicato il Di in Approfondimenti, Pezzi Storici, Storia del Design

Tre grandi nomi del design italiano e tre orologi da tavolo che oggi sono  diventati icone di stile. Sono questi protagonisti della nostra selezione di oggetti design senza tempo che per “vocazione” ci parlano proprio del tempo .

Come Cronotime (1969) orologio da tavolo disegnato da Pio Manzù . Questo oggetto è frutto di una attenta ricerca del designer che è arrivato a  realizzare un prodotto caratterizzato da tre parti orientabili e ruotabili . Questo orologio, che  ancora oggi si contraddistingue per le sue linee pulite e moderne. Venne realizzato inizialmente prodotto come oggetto promozionale per Fiat. Solo successivamente entrò in produzione con Ritz-Italora, prima di entrare in epoca recente (1988) nel catalogo Alessi. La Seconda edizione dell’orologio da tavolo disegnato da Pio Manzù è ancora oggi tra le proposte di Alessi.

 

 

Joe Colombo è un designer che ha lasciato il segno nella sua breve carriera  e tra i suoi tanti progetti,  figura anche un orologio da tavolo. Optic venne progettato nel 1970, anno della prematura scomparsa del designer. Essenziale nelle forme,  anche in queso caso siamo di fronte a un’oggetto design senza tempo.

 

La superficie esterna è in plastica ABS e protende sopra il quadrante dell’orologio come il bordo di un obiettivo, per coprire eventuali riflessi di luce.

L’esterno sporge anche nella parte posteriore, così che l’orologio può essere inclinato verso l’alto o anche sistemato piatto su una superficie. Grazie ad un foro nella parte superiore può essere appeso al muro. Il modo grafico di rappresentare le cifre gioca con l’evidente rotondità dell’orologio, ma la gerarchia tradizionale è invertita, così che a essere numerati sono i minuti e i secondi invece delle ore. In questo modo la lancetta più grossa dell’orologio, con il suo occhiello rotondo, incornicia i punti che corrispondono alle ore e si leggono immediatamente, mentre la più snella lancetta dei minuti e dei secondi segna il tempo precisamente ed è molto facile da leggere.

Ancora oggi è catalogo tra le proposte di Alessi.

Storia diversa rispetto è quella degli orologi Secticon che Angelo Mangiarotti, già noto architetto, designer e urbanista italiano, progettò  nel 1956 in collaborazione con la società Portescap. Si tratta di una gamma di 6 modelli diversi di orologi, 4 da tavolo e 2 da parete (con scocche in plastica per i modelli T1, T2, C1, M1 e con scocche in acciaio per i modelli M2 e T11).  Questi modelli furono prodotti a Chaux de Fonds, in Svizzera da Le Porte-Echappement Universale (Universal scappamenti Ltd).

Il movimento elettromeccanico “Portescap” fu racchiuso in una scatolina  di plastica trasparente proprio per lasciare il meccanismo a vista durante il funzionamento.

Il Secticon venne  inizialmente distribuito  nel Regno Unito da Hudepohl Ltd, 34 Hatton Garden, che all’epoca erano i fornitori della gamma Portescap di timer, orologi Vibrograph. Nel 1961 la stessa  linea Secticon suscitò molto interesse alla Fiera di Basilea.  Dal dicembre 1962 Portescap nominò Baume & Co. di Hatton Garden come distributori esclusivi. Baume  curò la Secticon per cinque anni, dopo di che la responsabilità per la distribuzione e il servizio si trasferì nel 1965 a Gent con ufficio e showroom a Londra al 47 Victoria Street.

Tutta via la  vendita dei Secticon non fu mai sostanziale. Si dice che addirittura ci fu un netto calo della richiesta, forse dovuto  a un marketing privo di fantasia. (i Secticon venivano presentati come un “orologio elettromeccanico in una scocca di plastica”). Intorno agli anni 1980 sul mercato arrivarono poi gli  orologi con movimenti al quarzo ad un prezzo più competitivo rispetto a quelli con il movimento al quarzo di alta qualità come quello presentato alla fine degli anni ’70 dalla Portescap.

Fu così deciso di cessare la fabbricazione degli orologi e nel 1985 il movimento Secticon fu ritirato dal mercato e le restanti parti di ricambio vendute singolarmente. Orologi della  linea Secticon sono ad oggi in collezione permanente alla Triennale Design Museum di Milano.