Arredativo Design Magazine

Ventura Project: Arredativo incontra Fulvia Ramogida

Tra pochi mesi sarà tempo di Milano Design Week, la settimana scorsa a Future Dome c’è stata l’anteprima stampa di Ventura Project. Ci sono state raccontate le anteprime di quello che vedremo, dal 17 al 22 Aprile, a Ventura Centrale ( in via Ferrante Aporti  ) e a Ventura Future, il nuovo evento espositivo dove troveranno spazio i giovani designer internazionali e i loro progetti, sempre più improntati alla ricerca e  alle sperimentazioni come vi abbiamo raccontato qui.

Abbiamo parlato con Fulvia Ramogida (project manager di Ventura Projects), la quale ci ha raccontato questa di questo nuovo progetto, che ne siamo certi, arricchirà le proposte del FuoriSalone di Milano.

 

Era lo scorso anno che si parlava di Ventura Centrale una svolta per Ventura  quest’anno siete andati ancora avanti con una grande novità e quest’anno ecco che arriva un’altra novità, come è stata questa scelta e perchè questa zona?

 

Ventura Centrale è stato il primo segnale, in realtà la riflessione di fare dei fare passi avanti e cambiare c’era già da qualche anno, quindi abbiamo detto iniziamo con Ventura Centrale. Poi Ventura Centrale si è connotato sulla parte brand, che non potevamo chiaramente associare ai giovani e quindi abbiamo iniziato a cercare una nuova zona. Il  percorso è stato abbastanza lungo, noi siamo venuti a conoscenza dell’esistenza di Future Dome già due anni fa, eravamo stati contattati da loro perchè avevano visto il lavoro che facevamo a Lambrate. Così è maturato il tempo per arrivare in questo contesto che abbiamo scelto per le sue caratteristiche. E’ un edificio di inizio ‘900  ristrutturato con criteri particolari, che ha subito un importante intervento di restauro conservativo. E’ un immobile  nuovo che usa tecnologie avanguardistiche  a livello di sostenibilità, in un contesto di  ristrutturazione. In più abbiamo saputo che  alcuni brand design erano già arrivati, quindi era un contesto giusto in cui inserirsi . Inoltre  ci piaceva avere la possibilità di cambiare il mood delle esposizioni, dopo  tanti anni di capannoni, così abbiamo uno scelto uno  stile più museale, per queste ragioni abbia deciso  di spostarsi.

Il comune vi ha sostenuto in questa scelta ?

Si, il comune di Milano su alcuni spazi ci ha supportato ed ha ben capito il motivo del nostro spostamento da Lambrate. E’ sempre interessante andare ad attivare nuove aree  della città.

Rispetto  alle vostre aspettative, con Ventura Centrale avete raggiunto quello che vi aspettavate?

Le installazioni quest’anno saranno un pò diverse, io credo che si lavori ancora di più  sulla sperimentazione rispetto allo scorso anno che era un pò più  incentrato sul prodotto. Invece quest’anno parliamo proprio di tante  installazioni e riflessioni sul design. A livello di  pubblico non lo sappiamo ancora,  speriamo che ne venga ancora di più, lo scorso anno con il passaparola è diventata una “destination” nei giorni della fiera.

 

Sala Strata. Foto di Maurizio Polese

 

Oltre a quella settimana del design, sentite di lasciare qualcosa alla città come nuovi  zone o nuovi posti?

Sicuramente su Lambrate, nonostante siamo andate via qualcosa lo abbiamo lasciato, nel senso che adesso a Lambrate ci sono comunque eventi  grandi e piccoli tutto l’anno. Noi gestiamo ancora uno spazio che è quello dove ora c’è l’esposizione della Nasa (Spazio Ventura XV). Quindi sicuramente siamo state un volano per un cambiamento radicale, poi ovviamente andiamo a scegliere luoghi che siano pronti ad accogliere  e noi diamo una spinta. Lo stesso è stato  per i Magazzini Raccordati di Ventura Centrale, dove è in atto un progetto di rinnovo e riassetto urbanistico.

 

Con Ventura Project siete sia a Milano, New York, Dubai…Vedete  un modo diverso di approcciarsi alle Fiere rispetto all’Italia?

 

Molto diverso, ma a Milano il contesto è unico, perchè alla fine nelle fiere che facciamo all’estero ci inseriamo in un contesto fieristico. A Dubai  siamo dentro una fiera, a New York e Londra eravamo all’interno di altri eventi, anche se  si forse a Londra eravamo in un contesto un più simile a Milano. Però il lavoro fatto zero, la ricerca della location e la complicanza in un certo senso che c’è a Milano, c’è  solo  a Milano, quindi esiste una grande differenza alla fine.

 

Come operatori del settore, durante il Salone  del Mobile quanto lo vivete?

Zero, nel senso che è laggiù, ma non solo il Salone, questo vale  anche per le altre realtà del Fuori Salone e questo è un pò il limite, perché  nessuno degli operatori del design riesce a vedere  ciò che fanno i colleghi, bisognerebbe organizzare un tour  per fare un giro “dagli altri” perchè è proprio difficile e impegnativo. Noi comunque con gli altri attori del tavolo inter-zona con Brera, Sant’Ambrogio, 5vie,  abbiamo un tavolo attivo e stiamo in contatto, poi però vivere quel che fanno gli altri è impossibile. Anche con la Fiera c’è un dialogo, però i progetti sono così diversi ed è difficile, anche a livello logistico, riuscire in quei giorni ad andare in fiera e dedicare una giornata.