In occasione della Milano Design Week 2018 lo spazio IDEA4MI ospita la mostra La grammatica della linea. Mario Gottardi architetto e designer, un omaggio all’opera e alla storia di Mario Gottardi, voluto dal figlio Giorgio e curato da Caterina Corni, con l’art direction dell’architetto Paola Maria Gianotti.
Insieme a foto, bozzetti e testimonianze d’epoca della vasta produzione di Gottardi, la mostra sarà anche l’occasione per riattualizzare il suo lavoro, presentando tre complementi d’arredo che portano la sua firma, interpretati in chiave
contemporanea.
Mario Gottardi, figura forse poco conosciuta ma molto prolifica sia come architetto che come interior designer, nasce a Venezia nel 1913 e si laurea nel 1939 al Politecnico diMilano, dove muove i suoi primi passi. I decenni ’50-’60-’70 sono quelli che lo vedono più attivo dal punto di vista progettuale, operando prevalentemente in Lombardia, Veneto edEmilia Romagna, con delle incursioni internazionali.
Questa mostra è l’occasione per ri-scoprire un progettista eccezionale, che fa della misura la sua cifra stilistica: un equilibrio che non significa ripetitività, ma che applica il dominio della linea a una variegata gamma di soluzioni architettoniche e d’interni e che, partendo dagli stilemi razionalisti da cui è chiaramente influenzato, li
reinterpreta e li riattualizza seguendo da un lato le tendenze culturali a lui contemporanee e dall’altro le esigenze pratiche e concrete nell’utilizzo degli spazi e soprattutto degli oggetti e dei complementi di arredo, in cui esprime il suo lato più creativo.
“Lo si avverte nelle ville, dove il rigore costruttivo non è mai disgiunto da una sensibilità volumetrica e spaziale così come negli edifici residenziali, in cui l’esigenza abitativa non condiziona il sapiente uso dell’equilibrio e dello spazio.” – scrive la curatrice Caterina Corni – “Le radici veneziane, la luce lagunare riecheggiano nell’opera di Gottardi. Il sapiente uso dei pieni e dei vuoti, la fluidità della linea creano quella musicalità cantata dal cemento
armato, dal legno e dall’acciaio. Se la grammatica progettuale dell’edificio deve tener conto di determinate regole, la grammatica progettuale dell’oggetto d’arredamento gode di quella libertà creativa che svela la dimensione più intima dell’artista”.
La cura nella scelta dei materiali e l’attenzione ai particolari, in una mediazione costante e continua tra tensione creativa e pragmaticità costruttiva, lo accompagnano in tutta la sua ricca produzione che spazia dall’urbanistica al restauro, dalle costruzioni pubbliche e private, all’arredamento navale, alberghiero, privato e teatrale, a cui unisce l’insegnamento universitario, ruolo che interpreta come fosse il maestro di una grande bottega.
La mostra La grammatica della linea. Mario Gottardi architetto e designer presenta una ricca documentazione fotografica e progettuale che testimonia le principali commesse che lo videro protagonista. I lavori di restauro svolti nei primi anni ’50 di storici palazzi veneziani tra cui Palazzo Nero e Palazzo Contarini delle Figure sul Canal Grande, sempre a Venezia gli interni e gli arredi dell’Hotel Bauer Grunwald progettati nel 1951. Nel 1958 la
progettazione urbanistica di Piazzale Roma e del 1965 la chiesa di S. Pietro Martire a Cinisello Balsamo. Tra il 1966 e il 1969 si occupa del progetto di interior design per il nuovo Conchiglia Grand Hotel Torre di Madesimo e nel 1968 si dedica alla realizzazione del teatro e centro culturale San Babila di Milano. Negli anni ’70 arrivano le commesse
internazionali tra cui la pianificazione dei complessi turistici di Marmaria, Kiris North e Aksu East in Turchia. Partecipa anche a molti concorsi in anni diversi e vince importanti commissioni pubbliche per le turbonavi Cristoforo Colombo (1953), Leonardo da Vinci (1958) e Michelangelo (1962), di cui realizza parte degli arredi. Instancabile e con la
consueta visione acuta del progetto continua a lavorare anche negli anni Novanta a Milano con le ristrutturazioni della sede centrale dell’Alleanza Assicurazioni in Viale LuigiSturzo e degli uffici del gruppo Zurigo in piazza Carlo Erba e la costruzione del complesso parrocchiale di Sesto San Giovanni.
In mostra il passato, ma anche il presente e il futuro dell’opera di Mario Gottardi, perchéverranno presentati in anteprima tre prototipi di tre oggetti progettati da Gottardiche saranno poi commercializzati nel 2019. Con la collaborazione del figlio Giorgio, che havoluto svelare la figura di suo padre anche da un lato più intimo, la curatrice Caterina Corni e l’art director Paola Maria Gianotti hanno scelto tre complementi d’arredo degli
anni ’50 – una poltrona, una sedia e un tavolino – che sono stati ri-battezzati con i nomi
delle donne di casa Gottardi: Michaela, la moglie; Maria Grazia, la figlia; Chiara, la nipote.
I tre oggetti dal punto di vista progettuale sono rimasti intatti nella perfetta simbiosi tra forma e funzione e mantengono la purezza del disegno e la sobrietà della linea, su cui è innestata la cultura pop contemporanea nei rivestimenti, producendo un cortocircuito innovativo e originale, un ossimoro tra il razionalismo dell’impianto e l’impatto cromatico dei rivestimenti.
La poltrona Michaela, caratterizzata dal perfetto equilibrio di curve e controcurve che
ricordano le movenze sinuose di un gabbiano che spicca il volo, è proposta con
un’imbottitura damascata in cui spicca il background di un intenso blu Cina. La sedia Maria
Grazia dalla raffinata eleganza che ricorda lo slancio delle architetture gotiche e il fascino
senza tempo degli strumenti musicali a corda, presenta una seduta rivestita da un verde
cangiante che cita le sete degli abiti indiani. Infine il tavolino Chiara che nelle sue forme
semplici e marcate evoca lo scafo di una barca, mantiene il legno di rovere nella struttura,
ma presenta un vetro smerigliato nel ripiano.
Nel 2018 inoltre è iniziato anche un lavoro di catalogazione dell’archivio di Mario Gottardi
che verrà digitalizzato e sarà consultabile al sito www.mariogottardiarchitetto.it