Oasi, la nuova mostra personale di Sergia Avveduti, inaugura venerdì 26 ottobre alle ore 18:30 negli spazi della galleria AF Arte Contemporanea di Bologna.
Nella serie di opere esposte in mostra, l’artista ricorre al collage fotografico come “dispositivo ottico” che potenzia la capacità della fotografia di rappresentare l’invisibile: i suoi prelievi d’immagini fotografiche da riviste di paesaggio vengono ricomposti creando un nuovo paesaggio, summa di tutti i paesaggi esistenti e di quelli sedimentati nel nostro immaginario, con l’idea di portare lo spettatore a intraprendere un viaggio, partecipando al processo di deformazione che la memoria innesca sulla qualità delle informazioni visive percepite.
Il potere delle immagini storiche, la loro fisicità cartacea e vissuta, travalicano il senso d’effimero prodotto oggi dalle immagini digitali che, spesso, vivono solo per pochi istanti. Queste, al contrario, sono immagini manipolate e riassemblate attraverso l’utilizzo di una geometria primitiva, fatta di tagli circolari incisi che agiscono come fossero una messa a fuoco ulteriore di brani di paesaggio o di architettura, posti al di fuori di un contesto di riferimento.
I contorni creano uno scheletro di forze che influenzano l’esperienza visiva inserita in un contesto di spazio tempo. Si crea una tensione psicologica tra la percezione dei diversi frammenti in gioco e le esperienze visive che l’hanno preceduta. La forma delle singole porzioni si espande sulla capacità descrittiva che ogni singolo frammento ha al suo interno, realizzando un dislocamento percettivo che sospinge lo sguardo del pubblico a immaginare cielo e terra, natura e architettura, visione e introspezione a compenetrarsi.
Per Sergia Avveduti: “Oasi è un luogo di stupore e di intimità, emancipazione e rituale, tempo rimasto e tempo da reclamare. Il mio intervento intrusivo determina nuove forme, il punto di partenza si disperde seguendo logiche connesse alla mia sensibilità soggettiva. Oasi è un versante verticale, una geometria rigorosa che insiste fino a scoprire qualcosa che non si era immaginato: poco sotto il punto d’osservazione, un paesaggio a gradoni senza gravità racconta la nuova dinamica del mondo. Edifici in linea irrigidiscono l’Ala di Francesco Baracca. Più in basso, sulla strada verso il fondovalle, si vedono architetture scanalate dal gelo sotto cupole di meteorologie impalpabili mentre sul margine visivo una scia di cani si lancia nel vuoto della pagina”.