Arredativo Design Magazine

Design on the Table: Siki by Studio Nendo

Il vetro trova nel mondo del  “food e wine” una delle sue massime applicazioni, già ne IV secolo a.C. si dice che siano  cominciati ad apparire i primi contenitori di bevande in vetro. Un materiale che ha attraversato epoche, storie, tradizioni fino ad oggi. Uno dei temi più interessanti che riguarda i bicchieri sono le tante e diverse forme che li  caratterizza per i diversi per il tipi di bevute.

Non solo questo avviene ad ogni latitudine così si trovano differenze e tipi diversi di bicchieri in giro per il mondo. Così se in occidente ad esempio per il  settore vinicolo è quello che la fa da padrone con troviamo  i vari flute, calici, snifter… in oriente si scoprono altre bevande e altre tradizioni come ad esempio in Giappone dove si consuma il  tradizionale Sakè.

A raccontare questo prodotto con una collezione di bicchieri design ci ha pensato lo studio Nendo con la collezione Siki per Kanbai Shuzo.

 

Tutto parte dal fatto che sono tanti gli aspetti importanti nella realizzazione di un buon Sakè. Non si tratta solo di mescolare riso e l’acqua ma anche del tipo di lievito, del numero di volte e del momento in cui viene riscaldato, tutti fattori che hanno un ruolo nel creare i gusti molto diversi delle varietà del sake giapponese

Così sono stati così classificati 4  tipi diversi di sakè, in funzione dei quali ci sono 4 diversi bicchieri adatti ad assaporare meglio le qualità intrinseche del diverso tipo di Sakè.

Keikai è il bicchiere  per un  sake leggero e facile da bere, (come sakè non diluito o  la varietà “honjozo”). Il corpo  lungo e l’apertura stretta di questo bicchiere  permettono di sentire la fragranza del sakè mentre si dissipa lentamente. Una punta del bicchiere offre un sottile flusso di sakè fino alla parte posteriore della lingua .

Koku è per un sakè dal gusto ricco e corposo, come le varietà di “junmai”. La parte inferiore di questo bicchiere di vetro si gonfia verso l’esterno, intrappolando la fragranza del sakè all’interno permettendo di sentire i sapori persistenti. La forma del bicchiere offre solo una piccola quantità di sakè alla bocca con ogni sorso in modo che l’assaggiatore possa gustare il sapore ricco e corposo un po ‘come se bevesse da una piccola tazza di sakè.

Kaori  è per il sakè da un gusto particolarmente aromatico, come le varietà “ginjo”. L’ampia bocca come quella di una tromba, consente all’aroma del sakè di diffondersi rapidamente, in modo simile alla tazza di saké, poco profonda e laccata. Il bicchiere offre una sostanziosa quantità di sakè, enfatizzando l’aroma fruttato del sakè, man mano che i suoi sapori si diffondono in bocca. Una quantità più ampia di sakè che entra in contatto con l’aria aiuta a favorire l’ossidazione, consentendo al degustatore di godere anche della trasformazione dell’aroma.

Infine  jyukusei, il bicchiere adatto per un sakè invecchiato, come “koshu” o varietà vintage. La forma del vetro consente di far uscire solo la giusta quantità di alcol e esalta il sapore del sakè invecchiato che scende in profondità. Non sottolineando la sua potente fragranza, il bicchiere permette al degustatore di gustare i sapori naturali del sake invecchiato.

Anche in  questo progetto studio Nendo ha tenuto conto di tutti i dettagli. Come il fatto che per  ridurre l’effetto del calore della mano  non solo il vetro può essere trattenuto dallo stelo, ma anche la base svasata del vetro, è stata intenzionalmente resa più spessa.

Ogni bicchiere contiene 180 ml di sake, che è uguale a un “go” – l’unità di misura tradizionale utilizzata per servire il sakè. I bicchieri  sono progettati in modo che, riempiti con 90 ml (1/2 go) di sakè, non solo emanino un aspetto di elegante equilibrio, ma conservano anche uno spazio adeguato per far riposare la fragranza. I bicchieri vengono a volte collocati all’interno  di una tazza di legno masu e riempiti fino a traboccare. Quando vengono serviti in questo stile tradizionale, noto come “mokkiri”,  contengono esattamente 180 ml di sakè.

 

L’altezza dei bicchieri, fa sì che lo stelo sia nascosto quando viene collocato all’interno della tazza, dando l’impressione che il corpo del vetro galleggi sulla superficie del liquido.