Arredativo Design Magazine

Al Vitra Design Museum la mostra che unisce design e fumetto

Living in a Box: Design and Comics è la nuova mostra ospitata al Vitra Schaudepot, il Vitra Design Museum ripercorre così la storia del design attraverso le sue collezioni raccontandole con un originale punto di vista. Ovvero, esplora la sua collezione viaggiando in parallelo con il mondo dei fumetti, indagando il loro rapporto con il design. Da un lato si scoprono mobili che sono stati protagonisti di fumetti come “Le avventure di Tintin”, “Peanuts” e “Diabolik” e allo stesso tempo si scopre che molti designer hanno preso ispirazione dai fumetti per creare i loro pezzi  affascinati dalle storie di eroi superumani dotati di forza, velocità della luce e ironia tagliente.

Guido Crepax, Valentina (detail), 1975
© Guido Crepax, courtesy by Archivio Crepax 

La mostra  percorre entrambe queste tendenze e offre come medium i fumetti per raccontare i prodotti. Attraverso il mondo illustrato del fumetto e della graphic novel, gli  oggetti dalla collezione del museo saltano fuori dalla pagina e prendono vita.

 Charles Schulz, Peanuts (detail), 1953
© 1953 Peanuts Worldwide LLC 

I fumetti raccontano una storia sviluppandosi su più pannelli,  combinando immagini e testo. Al fine di mantenere l’attenzione del lettore, i disegnatori di fumetti devono quindi impiegare l’uso di codici sottili – incluso il design – per evocare rapidamente e chiaramente un’atmosfera, uno stato sociale o uno stato mentale. Quando il personaggio di  un fumetto elegantemente vestito poggia i suoi piedi sul pouf della sua «Eames Lounge Chair» (1943-1956), noi immagino immediatamente che sia un tipo moderno; e quando un’altro critica la »Butterfly chair «(1938) di Grupo Austral come oggetto che appare sconfortevole, sappiamo che non lo è. Il design è apparso continuamente nei fumetti, perché il design è una parte della nostra vita quotidiana e i disegnatori di fumetti lo hanno raccontato sempre .

La vera svolta del fumetto è arrivata probabilmente con l’ascesa dei sindacati  sui giornali dei fumetti statunitensi all’inizio del XX secolo. Stampato a colori a pagina intera, sul giornale della domenica “Little Nemo in Slumberland” di Winsor McCay (1905- 1924),  era il racconto grafico delle avventure dei sogni del personaggio principale, che raggiungeva milioni di lettori ogni settimana.

In Europa in quel periodo si iniziò persino a fare riferimenti diretti agli oggetti del design modernista realmente esistenti.

Ad esempio, il belga Georges Remi, conosciuto con il suo pseudonimo Hergé, è cnoto per  il suo fumetto “Le avventure di Tintin”,dipinse la  “MR-10” di Mies van der Rohe sedia del 1927, come un oggetto che ha ridotto il materiale e la forma per funzionare. Inoltre, il design e i fumetti dell’epoca sono stati nel 900 entrambi due esempi di modernità : internazionali, accessibili e prodotti in massa.

David Mazzucchelli, Asterios Polyp (detail), 2009
© Pantheon Books 

A partire dagli anni ’30, i fumetti sono stati pubblicati in vari formati e hanno spaziato in innumerevoli volte generi. Il decennio ha formato masse di lettori desiderosi di leggere  fumetti passando al via via al formato esteso dei fumetti. Gli anni ’40 e ’50 videro invece l’esplosione di generi come i supereroi, gli horror, il romanticismo e la fantascienza. E mentre i fumetti avevano fino ad allora cercato sempre l’ ispirazione dagli oggetti di design esistenti, gli anni ’60 inaugurarono l’era in cui la cultura pop, compresi appunto anche i fumetti, ha avuto una forte influenza sull’arte e il design. Le fantastiche immagini dei fumetti fantascientifici del periodo hanno lasciato il  segno sui designer che stavamo sperimentando simultaneamente la fibra di vetro e le materie plastiche stampate a iniezione: quelle di Maurice Calka Boomerang desk del 1969 o la Tomato Chair di Eero Aarnio del 971, ne sono un esempio. Negli anni ’80, artisti e disegnatori di fumetti come Javier Mariscal hanno presentato un punto di vista completamente nuovo. Dopo essersi guadagnato la reputazione di disegnatore Mariscal allora ha creato mobili stravaganti, come la sedia “Garriris” del 1987, che non avrebbe mai potuto esistere senza il successo iniziale delle sue omonime figure comiche.

A partire dagli anni ’90  mentre i giornali stampati pian piano vengono sostituiti da formati digitali e le vendite  di fumetti stampati sono diminuite a favore di altri mass media. Prendono piede così i libri a fumetti,  le cosi dette graphic novels, che acquistano sempre più popolarità. Il formato è stato usato per raccontare temi gravi come come guerra, ingiustizia sociale o semplicemente per raccontare la storia in un modo da raggiunge un pubblico più vasto. Come è il caso del romanzo grafico “Eileen Gray: A House Under the Sun” pubblicato in Maggio nel 2019. Qui autrice e illustratrice, Charlotte Malterre-Barthes e Zosia Dzierżawska, ricostruiscono  irresistibilmente la creazione della villa “E.1027” della designer Eileen Gray, per contrastare la versione generalmente accettata che ha ridotta al minimo il suo contributo al progetto per decenni.

Impossibile  non accennare all’importanza dei manga giapponesi nella cultura mondiale e quindi anche nel contesto della mostra “Living in a Box”. In tal senso  una selezione di manga viene presentata inserendo tre “Manga Chairs” (2015) dello studio di design giapponese Nendo, per la prima volta al Vitra Schaudepot. Ogni sedia è progettata per rappresentare sotto forma di sedia  design aspetti dell’ intricato linguaggio visivo classico del manga: una sedia lampeggia attraverso la stanza alla velocità della luce, un altro rimbalza sul pavimento, e l’ultimo collassa su se stesso, ma senza che questo succeda in realtà .

La mostra “Living in a Box” giustappone  il mondo dei i fumetti a quello del design con un’ampia varietà di generi  corrispondenti agli oggetti parte della collezione del Vitra Design Museum, evidenziando lo “zeitgeist” condiviso in cui sono stati progettati, sia a penna su carta che a iniezione. Gli scaffali del Vitra Schaudepot  forniscono lo sfondo perfetto per le icone del design perché possano uscire finalmente come protagonisti del loro stesso fumetto, creando un’esposizione allo stesso tempo giocosa e introspettiva.