Arredativo Design Magazine

Il design essenziale: Arredativo incontra Simone Bonanni

A Life Extraordinary  è il nome dell’allestimento presentato da Moooi in occasione del Salone del Mobile 2019. L’evento è stato presentato  alla Mediateca Santa Teresa, via della Moscova 28. In questa nuova location in Brera Design District, il noto marchio olandese ha presentato alcune delle novità del 2019.  Tra questi il divano BFF di Marcel Wanders ,composto da 17 moduli più un poggiapiedi e The Meshmatics Chandelier, lampadario in versione Small di Rick Tegelaar, insieme alle nuove collezioni di carte da parati Extinct Animals Wallcovering  e quella di tappeti: Nordic Collection and Yarn Box Collection.

Nuova è anche la collaborazione con il designer Simone Bonanni, che per Moooi ha disegnato Obon table, la collezione di tavolini in terracotta dalle forme semplici e ed essenziali

Abbiamo incontrato Simone Bonanni in occasione del Salone del Mobile e quindi quale migliore occasione per farci raccontare il nuovo progetto e conoscere meglio il suo” fare design”…

Raccontaci  questo tuo nuovo progetto con Moooi?

L’idea era quella di affiancare l’imbottito con un oggetto che avesse un “anima casereccia” da qui è partita l’idea di un oggetto in terracotta. Doveva avere una forma confortante, per essere un oggetto con cui fare “amicizia a prima vista”. Così è nata questa collezione composta da tre pezzi, ossia tre tavolini con altezze diverse tutti in terracotta. Sono arredi  esteticamente molto semplici, ma a livello tecnico realizzarli è stata una sfida, perché sono pezzi grossi e in cottura sono difficili da gestire.

La scelta della terracotta rappresenta per Moooi un materiale nuovo?

Si è vero, è stato un po’ una provocazione. Quello di Moooi è mondo tutto perfetto, invece con questi prodotti in ceramica, si inserisce un materiale che ha delle imperfezioni e si crea questo dialogo nuovo.

Hai collaborato con Moooi, grande brand internazionale cosa hai imparato rispetto ai brand italiani. ci sono differenze?

Dipende dall’anima del brand in se. Ci sono brand che possono avere  una mentalità “filo italiana” anche se poi sono basati all’estero. Per cui penso sia il più brand che la geografia a decidere l’approccio al design.

Poi ci sono aziende come Moooi, un brand olandese che si porta dietro aspetti insiti nella cultura del design olandese, che parte dai tempi di Droog, e in questo caso si, l’approccio al design è diverso rispetto all’Italia.

Uno dei tuoi progetti è il concorso per Elica, quanto sono importanti per i designer le competition?

Il progetto per il concorso è stato uno dei primi progetti affrontati quando mi sono staccato dallo studio. E’ importante per un giovane riuscire a immettersi nel mercato anche attraverso i concorsi, anche se non sempre la selezione finale rispecchia la qualità del progetto. E’ comunque molto importante mettersi in gioco, se non altro per avere un po’ di visibilità  iniziale, un qualcosa da cui partire. Anche se i concorsi bisogna anche saperli scegliere.

Nel corso della tua carriera quale consideri il progetto della svolta ?

No posso parlare di punto di svolta, forse arriverà. Piuttosto di una progressiva aggiunta di tasselli, per riuscire a ritagliarsi un posto nel design.

Il mestiere del design è come lo immaginavi ?

No, all’inizio pensavo si trattasse di disegnare cose belle ed esserne felici. Invece ci sono molte cose di cui ti devi occupare. Dai social al sito, ai contatti con i giornalisti ai clienti e riuscire mantenere i contatti , si molte cose le ho imparate. La differenza è stata tra lavorare in studio in cui hai un brief di una azienda rispetto a doversi fare il proprio spazio nel mondo del design.

I social sono sempre più presenti anche nel mondo del design ? Come vedi il fenomeno é positivo o negativo ?come lo vivi tu?

Siamo sovraesposti ai social ed è un mondo paradossale, perché succede che le persone sono felici se ricevono dei like e hanno dei follower, ma poi in realtà vedi che anche i profili che ti seguono sono falsi. Siamo in un mondo dove un like mette il sorriso e un unfollow ti rende triste. I social sono anche un’arma a doppio taglio. Perchè da un lato consente anche di creare una campagna adv in modo economico e avere in breve una vetrina sul mondo, ma al contempo non è completa . Il mio timore è che si lavori per una visibilità sui social e si perda di vista l’oggetto e le persone che lo useranno.

Come scegli con quale azienda collaborare ?

E’ come una love story, arriva in modo diverso ogni volta, inaspettato. Nasce ma non esiste una regola o una ricetta, dipende ….In linea generale io tendo a dar valore al rapporto umano, a voler conoscere e entrare in sintonia a livello umano con le persone, per poi affrontare il progetto  in un secondo momento . Il progetto esce ed è rilevante al momento in cui le persone entrano in sintonia. Per cui per prima cosa quello che conta è il rapporto umano. Quindi si tratta di  incontrare le persone e si instaura un rapporto professionale corretto, da li inizia il progetto.