In occasione del Fuorisalone 2019, Camp Design Gallery è orgogliosa di presentare “Boundaries” un nuovo progetto realizzato da Matteo Pellegrino in collaborazione con Gobbetto.
Per la prima volta la galleria sperimenta una mostra nel cuore della Milano Design Week, in 5vie District che accoglierà la prima personale di Matteo Pellegrino in un momento così importante per la scena del design.
“Boundaries” è anche un momento di parlare delicatamente degli argomenti difficili che la nostra società sta affrontando oggigiorno.
“Troppo spesso si abusa della parola e del concetto di confine, creando confusione ed una esagerata rincorsa al definire tutto ciò che ci è diverso criminalizzandolo e rendendolo automaticamente nemico.
Ho sempre pensato che fosse bello che gli oggetti di uso comune potessero parlarci, e magari ispirare le nostre idee e coscienze, un po’ come monito per il futuro affinché non si replichino errori del passato.
“Boundaries” nasce da questa riflessione ed intende fare proprio questo, mostrando in maniera visuale come non dalla delimitazione ma bensì dalla contaminazione e dalla “miscela” di culture e nazionalità si genera bellezza e potenzialmente arricchimento delle parti coinvolte.
Nella fattispecie è stato creato un tavolo che è la frammentazione dalla bandiera degli Stati Uniti e della Cina, che sgretolate e amalgamate, si fondono con colori che le rende indistinguibili in un nuovo “unico”.
Sono stati creati anche dei paraventi realizzati con rete da delimitazione – la stessa utilizzata per creare gran parte di confini e recinzioni per esseri umani e non. Anche qui sono stati fusi i colori delle bandiere europea, inglese, francese, italiana e olandese oltre a quella libica e marocchina.
La contaminazione, se perpetuata con sistema ed organizzazione, è la massima forma di bellezza e prosperità, grandi paesi e grandi popoli del passato si sono formati in questo modo e, ancora oggi, l’eco dei loro avanzamenti tecnici, artistici, umanistici, estetici e legali costituiscono la base della nostra civiltà.
A chiusura dell’installazione sono stati creati dei tappeti in resina che riprendono il disegno di galassie e di foto fatte da telescopi spaziali. Inutile sottolineare come il concetto di confine sia limitato e limitante in quel contesto, e come le piccole e meschine questioni di confine siano minuscole a confronto.
Vivere conoscendo i propri confini ma cercando costantemente di superarli è un esercizio che dovrebbe essere patrimonio di tutti, e bisognerebbe stare attenti a quando si perde la chiave delle proprie visioni poiché si potrebbe restarne prigionieri.”