Ore 18.00, l’orario è finito

Pubblicato il Di in Arte, Eventi

Inaugura giovedì 17 gennaio 2019 alle ore 19 nel Bookshop della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo la mostra fotografica di Massimiliano Camellini Ore 18.00, l’orario è finito, che proseguirà fino al 17 febbraio 2019.

 

Ore 18.00, l’orario è finito è un progetto fotografico realizzato da Camellini all’interno degli spazi dell’ex Cotonificio Leumann di Collegno (Torino) dal 2010 al 2012, e curato da Lorand Hegyi; il lavoro è stato esposto, a partire dalla sua prima presentazione al MIA (Milan Image Art Fair) del 2013, nell’ambito del Festival Fotografico Europeo 2013 presso il Museo del Tessile di Busto Arsizio, all’interno della rassegna Italian Nostalgia presso il Museo della Fotografia di Seoul nel 2014 ed è stato oggetto della mostra “La suite du temps” organizzata dal MAMC – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Saint Etienne nel 2015; il progetto ora finalmente approda a Torino, territorio di partenza di questa ricerca, da un punto di vista iconografico ma anche emotivo e storico.

 

Il luogo all’interno del quale si è sviluppato il lavoro di Massimiliano Camellini è l’antico Cotonificio Leumann di Collegno, in provincia di Torino, al centro dell’innovativo villaggio operaio che l’industriale Napoleone Leumann fece costruire attorno all’opificio tra fine Ottocento e inizio Novecento: un esperimento imprenditoriale illuminato che si faceva carico della riproduzione delle stesse risorse sociali sulle quali la fabbrica incideva.

Il progetto fotografico racconta la fine dell’era industriale in Europa, l’epilogo di un sogno basato sull’espansione manifatturiera e il suo welfare e che a suo tempo non aveva fatto i conti con la globalizzazione.

Le immagini sono state realizzate dal 2010 al 2012, e raccontano la presenza dei lavoratori che hanno vissuto la fabbrica e che l’hanno lasciata varcando per l’ultima volta quei cancelli nell’aprile del 2007, quanto fu chiusa per sempre. Ogni cosa era stata lasciata al suo posto, quasi a significare che la cessazione dell’attività fosse stata improvvisa. Le immagini ricostruiscono l’ultimo giorno di lavoro, quel momento dove la fine dell’orario lavorativo (18.00) ha coinciso con la fine di un’epoca.

 

Lorand Hegyi, nel suo testo dedicato al progetto “Oggettività versus empatia. Note sulle ricostruzioni fotografiche di possibili azioni di vita”, scrive: “Le immagini parlano di un certo passato, fanno da tramite, trasmettono un mondo che non esiste più, ma che è ancora riconoscibile nelle tracce lasciate, un mondo con le sue gioie e le sue miserie, con i suoi piccoli avvenimenti e le sue grandi strutture, che hanno determinato i più piccoli dettagli nella vita degli attori di un tempo … Massimiliano Camellini ci mostra il passato attraverso l’avvicinamento ai piccoli, quasi invisibili e insignificanti dettagli del presente, che portano in se stessi la totalità del passato. Così nasce la melanconia, la interiorizzazione fatalistica del trascorrere del tempo, mentre noi sperimentiamo empaticamente l’intera Lebensvergangenheit (il passato che diviene progressivamente una componente del contemporaneo) nell’ambiente che ci circonda“.

 

Nel corso del periodo espositivo avrà luogo anche la presentazione del volume Ore 18.00, l’orario è finito. Fotografie di Massimiliano Camellini, prevista per il 31 gennaio 2019 alle ore 19presso l’Auditorium della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Interverranno Manuela De Leonardis, critica d’arte e di fotografia, l’editore Riccardo LorenzinoCarla Gutermann, storica dell’industria, e Giuseppe Croce, docente di Economia del Lavoro all’Università “La Sapienza” di Roma. Il volume bilingue (italiano e inglese), edito da Hapax Editore (Torino, 2013), contiene, oltre a più di 70 immagini del progetto, le voci di Lóránd Hegyi, Carla Gütermann, Giuseppe Croce, e Manuela De Leonardis, con una nota di Riccardo Lorenzino.

Il testo critico dell’economista Giuseppe Croce, in particolare, testimonia la trasversalità editoriale che vuole fare riflettere sui “cambiamenti di paradigmi economici” che emergono dalle immagini e dai frastuoni di una grande parabola di vita industriale tra XIX e XXI secolo, tra narrazione documentaria e riconoscimento, intuizione, emozione.