Il musicista, l’infermiera, il mastro vetraio, lo scrittore, il compositore; ma anche il manager nel settore della ristorazione e dell’hotellerie, il pescatore, lo storico, l’architetto, il filmaker. Sono 31 in tutto i veneziani ritratti dal fotografo Paolo della Corte per il progetto fotografico “(R)esistere a Venezia”.
L’obiettivo – spiega il fotografo – è di far capire attraverso le immagini come si vive a Venezia: il mio è un messaggio documentaristico. Non ho soluzioni, ma con le fotografie cerco di comunicare la sofferenza di questa città e dei suoi residenti, quelli che la amano, che sono rimasti, oppure tornati a vivere qui e rimangono in silenzio, sopportando una situazione diventata oramai insostenibile».
Paolo della Corte, fotografo veneziano, ha catturato l’immagine dei cittadini, resilienti, che vivono e lavorano a Venezia e resistono alle orde di turisti “mordi e fuggi”, che ogni anno visitano la città. I veneziani sono ritratti avvolti dalla folla di turisti, tra una vertigine di forme e di colori che sembrano quasi sprigionare brusii, strepitii, grida, a rappresentare “il magma sonoro nel quale di giorno s’immerge la città dei foresti”. «L’idea – spiega della Corte – era di rappresentare l’onda umana di turisti, come un muro, esaltando l’immagine dei residenti che appaiono quasi come un fascio di luce tra la folla in movimento». Per far ciò Paolo della Corte ha utilizzato il filtro a densità neutra per allungare i tempi di esposizione creando e desaturando i colori delle immagini che ritraggono le persone, mantenendo però la luce autentica di Venezia. Della Corte ha lavorato le fotografie in postproduzione per riuscire a trasmettere il suo messaggio: «Ho cercato di far capire come mi sento io e come si sentono i veneziani a camminare, vivere, lavorare, in questa città che è alienante, quasi soffocante in alcuni periodi dell’anno». “(R)esistere a Venezia“ documenta la realtà quotidiana dei residenti. Della Corte ammette di non aver avuto difficoltà a raccogliere le “storie” da raccontare. «È stato più difficile scegliere i luoghi che cercare le persone da ritrarre: conosco i soggetti delle fotografie, le loro storie». Poi continua: «È vero ci sono zone in cui si fa sentire di più la presenza dei turisti. Ad esempio quasi ogni giorno percorro il tratto tra San Marco e Rialto, dove ho lo studio, ed è una lotta continua e quotidiana per camminare, conquistare uno spazio, non perdere tempo».Quali sono i volti delle persone che hanno scelto di rimanere a Venezia? Perché hanno fatto questa scelta e cosa provano a vivere ogni giorno il flusso del turismo di massa? Paolo della Corte ha ritratto le persone in ventisette luoghi tra loro differenti, fra i quali: il Ponte di Rialto, Piazza San Marco, Ponte della Paglia, San Trovaso, Strada Nuova, Ponte della Costituzione e Ponte de le Meravegie. Zone considerate ad alta attrazione turistica e spesso affollate.
Alberto Sinigaglia, giornalista, ha scritto nella prefazione al catalogo della mostra: «Venezia vive ed è unica, bellissima, desiderata e posseduta da venticinque milioni di turisti l’anno… Ma vivono, oppure sopravvivono i cinquantamila veneziani che la abitano ancora? Che cosa li fa resistere all’alluvione di gente che un tempo aveva le sue stagioni e i suoi picchi, come Carnevale, Pasqua e Capodanno, ed ora non si ferma quasi mai?».
Tra le persone fotografate si sono volti più o meno noti. Accanto a nomi più conosciuti, come, per citarne alcuni (la lista completa è in allegato) Raffaele Alajmo, Ceo della società Alajmo Spa assieme al fratello Chef Massimiliano, ritratto in Piazza San Marco, invece Alessandro Bressanello, regista, attore e musicista, è stato fotografato in Corte Seconda del Milion; Franca Coin, presidente della Venice International Foundation, Alberto Toso Fei, scrittore, Nuria e Serena Nono, presidente Fondazione Luigi Nono e Artista. Ci sono residenti che hanno scelto di rimanere, oppure di tornare a Venezia, per scelta, per amore, per senso di appartenenza. Tra questi, Claudia Haglich, 24 anni infermiera dell’Ospedale civile di Venezia, residente a Castello; dopo la laurea in infermieristica è stata chiamata a lavorare in Inghilterra. Però la voglia di ritornare nella “sua amata Venezia” è stata più forte. Poi Laura Barozzi, psicologa, esperta in comunicazione, cura con passione progetti ed eventi di educazione sentimentale con l’obiettivo di prevenire e contrastare la violenza sulle donne; c’è Alessandro Zane che dal 1986 lavorav a Rialto in pescheria e Piero Dri, quarto e più giovane remèr di Venezia, il quale nel nuovo laboratorio “Il Forcolaio Matto“, dietro la Strada Nova, ha iniziato un il suo percorso di lavoro autonomo, realizzando remi e forcole per i vicini gondolieri di S.Sofia, per i regatanti, le remiere.Il progetto “(R )esistere a Venezia” fa parte di una triologia, iniziata circa tre anni fa con la mostra “Vivere a Venezia. Trasparenze. Storie di Uomini e Anfibi”, al quale è poi seguito “Vivere a Venezia: la Comunità Ebraica”.
Esce in contemporanea con la mostra il libro “(R)esistere a Venezia” in limited edition firmato e numerato, curato da TraRari TIPI edizioni, casa editrice specializzata in pubblicazioni d’arte di Debora Ferrari e Luca Traini, con testi di Alberto Sinigaglia, Giovanni Montanaro, Serena Guidobaldi.
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 30 giugno 2019, l’ingresso è libero.