Arredativo Design Magazine

MR Collection di Mies van der Rohe in versione Bauhaus Editions

Nel 2019 cade il centenario della nascita della scuola del Bauhaus, il cui nome completo era Staatlitches Bauhaus. Fondata da  Walter Gropius è stata una scuola di architettura, arte e design dapprima a  Weimar dal 1919 al 1925,  poi a  Dessau dal 1925 al 1932 e infine a  Berlino dal 1932 al 1933.

Per celebrare questa ricorrenza molte realtà del design hanno deciso di dedicare edizioni speciali, tributi o serie limitate a prodotti che in qualche modo risultano essere legati al Bauhaus, che come sappiamo è stato un momento fondante per molti protagonisti del design del ‘900.

Tra queste realtà c’è Knoll  con MR Collection uno dei progetti rappresentativi di  Ludwig Mies van der Rohe che dal 1930 al 1933 è stato il direttore proprio della stessa Bauhaus.

Ora in occasione del centenario della nascita del Bauhaus, la Collezione MR,  che mantiene ancora un forte debito progettuale verso gli ideali del movimento artistico collegato alla scuola, viene proposta con nuove varianti di tessuti e pelli per il rivestimento. L’offerta odierna tende a recuperare il senso di un mobile concepito dal suo progettista non tanto come risposta a una funzione pratica di abitabilità dello spazio, quanto come completamento di una visione architettonica complessa. La leggibilità dello spazio architettonico di capolavori come la Casa Tugendhat o il Padiglione di Barcellona trova la sua risposta nella trasparenza della forma strutturale e in quella massima che Mies spesso riprendeva: “La bellezza è lo splendore del vero”.

Sappiamo che uno dei simboli più dirompenti della modernità architettonica è senz’altro il grattacielo di vetro che Ludwig Mies van der Rohe disegna nel 1922. Un’architettura che ha l’essenzialità dell’archetipo e la sintesi del manifesto, asserendo senza timore che togliere è più efficace di aggiungere e che la struttura, quando è ragionata e sensata, parla da sé senza bisogno d’altro. In altre parole, il celebre “Less is More”. Questi stessi concetti troveranno anche in una delle massime rappresentazioni nel Padiglione per l’Esposizione Internazionale di Barcellona del 1929: non una casa, né un’architettura astratta, ma l’ideale di uno spazio creato per rappresentare la modernità da offrire nel pieno della sua sintetica eleganza durante la visita dei reali di Spagna.Unica concessione “decorativa” troviamo qui la splendida sedimentazione secolare dei preziosi blocchi di granito che costituiscono le pareti. Per arredo, pochissimi elementi, ma soprattutto un trono moderno: una seduta che è un ponte tra passato e futuro, come solo le icone riescono a fare, e che ricorda l’incrocio della sella curulis dei re romani, qui realizzato in un metallo cromato e lucido che fa quasi da specchio allo spazio circostante. Questa struttura-gioiello, potente e leggera al tempo stesso, sostiene i due cuscini in cuoio capitonée, altro segno eloquente di lusso artigianale. E’ chiaro che qui Mies van der Rohe non vuole una seduta senza storia, bensì dare un futuro alla memoria, lanciando un nuovo senso estetico basato sulla semplicità piuttosto che sulla ridondanza.

E’ tra il 1927 e il 1928 che l’architetto avvia la sua ricerca sul mobile razionalista in tubolare metallico con il modello MR10 e poi con l’MR20, poltroncina-sedia in versione aggettante con o senza braccioli e sedile in midollino o cuoio, disegnata insieme a Lily Reich. Da qui prenderanno vita altre varianti (chaise longue e poltroncine) che saranno poi riunite nella collezione MR. Sono questi gli anni in cui il tema della sedia cantilever a sbalzo viene indagato contemporaneamente da autori quali Rietveld, Stam e Breuer. Forte è l’ispirazione derivata in particolare da quest’ultimo, designer distintosi proprio all’interno della Bauhaus. Dentro il laboratorio di falegnameria, di cui fu direttore, Marcel Breuer propose l’interessante accoppiata tra tubolare metallico per la struttura e midollino intrecciato per seduta e schienale, che venne ripreso da Mies. Ma, rispetto a qualunque altra proposta del periodo, la soluzione dell’architetto tedesco riesce a fondere più di ogni altra la praticità con l’eleganza, la sobrietà con la qualità del dettaglio e l’essenzialità col potere della forma. L’asciuttezza della linea curva della collezione MR rappresenta, infatti, un punto di arrivo per le tante ricerche del periodo, che vennero presentate nel 1927 in occasione del Weissenhof di Stoccarda, un quartiere costruito per mostrare le proposte del Movimento Moderno, rappresentato dalle architetture dei più grandi maestri del ‘900 tra i quali Behrens, Le Corbusier, Gropius e ovviamente, Mies van der Rohe.

Quando nel 1930, l’architetto tedesco diventerà il direttore della stessa Bauhaus, Mies cercherà di rispettare lo spirito critico sul quale la scuola era stata fondata, pur sottolineando la mission di adeguamento alla modernità industriale della nuova classe progettuale tedesca. Ma questo sarà decisamente troppo per il clima repressivo della politica filo-nazista, la quale costringerà la scuola alla chiusura, nel 1933, e conseguentemente il Maestro al trasferimento negli USA.

Giunto negli States Mies van der Rohe, diventa direttore del Dipartimento di Architettura del Armour Institute (poi Illnois Institute of Technology) di cui realizzerà un ampliamento destinato a divenire uno dei capolavori dell’architettura moderna degli Stati Uniti. Insieme al Seagram Building di New York, il campus dell’IIT porta qui gli ideali dell’architettura miesiana alla scala americana. Durante il suo impegno di docenza, negli anni ’30, egli conoscerà un’allieva promettente, Florence Schust, futura moglie di Hans Knoll. Questo incontro segna indissolubilmente le vite di entrambi i protagonisti: quella di Florence, che in Mies riconosce un mentore e un punto di riferimento culturale assoluto; quella del grande maestro, che nella famiglia Knoll trova, a partire dal 1948, l’interlocutore perfetto per realizzare in esclusiva il suo ideale di mobile moderno. Un progetto, quest’ultimo, che pur inserendosi nell’International Style di stampo razionalista, avrà sempre una sua precisa e autonoma identità.

E così che dalla prima edizione della Barcelona Collection nel 1948, fino alla MR Collection nel 1964, i capolavori di Mies van der Rohe progettati nei tardi anni ’20  vennero consegnati non solo alla storia dell’architettura, ma anche a quella del design, grazie all’opera di ingegnerizzazione, serializzazione e distribuzione della Knoll. La loro essenziale eleganza è testimonianza del genio di uno dei più grandi architetti del XX secolo, ma soprattutto segno di una modernità che non conosce confini geografici o cronologici.