Questa è una storia di design e la protagonista è la Grasshopper Chair, un progetto rappresentativo nella carriera di Finn Juhl, rilanciato da House of Finn Juhl al Salone del Mobile di Milano 2019.
Il racconto delle origini, risale al Luglio 1938 quando il designer, Finn Juhl, aveva 27 anni. All’epoca era iscritto al Dipartimento di Architettura della Royal Academy of Arts di Copenaghen, ma ancora non aveva terminato gli studi perché è stato assunto nello studio di uno dei più importanti architetti danesi: Vilhelm Lauritzen.
E’ in quel periodo che inizia a progettare la poltrona, le cui forme ricordano una cavalletta appunto la Grasshopper Chair . Deve ancora presentarla al maestro ebanista Niels Vodder e spera una volta realizzata, di poterla mostrare al Cabinetmakers’ Guild Exhibition nell’ autunno successivo.
Inizia così la storia di questa poltrona, poi divenuta realtà, prodotta ed esposta nello stand di Niels Vodder alla fiera nel 1938. Si racconta che le sedie furono allestite in un set abbastanza audace e stravagante rispetto ai mobili “pesanti” e tradizionali dell’epoca. Erano accanto a un mobile bar mobile, con illustrazioni di cocktail molto accattivanti. Tuttavia però il pubblico non capì l’esibizione. Così per aiutare Niels Vodder a evitare perdite maggiori, Finn Juhl acquistò le due sedie che aveva progettato. Le due Grasshopper Chairs del 1938 sono state le uniche a vedere la luce.
Con il Salone del Mobile di Milano 2019, House of Finn Juhls rilancia questa poltrona storica. Ogni Grasshopper sarà numerato sequenzialmente. Tuttavia, anziché assegnare il numero uno alla prima sedia della nuova produzione, House of Finn Juhl ha deciso di assegnargli il numero tre. Questa è la cosa giusta da fare, dal momento che le prime due sedie sono naturalmente da considerare numero uno e due.
La sedia è facilmente riconoscibile per le sue forme. Da subito venne soprannominata “la cavalletta”, a causa del modo in cui i critici li descrissero nel 1938. Scrissero che le sedie assomigliavano a “cavallette che stavano per saltare”. Con le sue gambe posteriori allungate, la sedia occupa molto spazio in una stanza, mentre la lussuosa tappezzeria in pelle attira con un’espressione di morbidezza e comfort.
La Grasshopper chair è stata nella carriera di Juhl, uno dei primi tentativi di esprimere la sua creatività sotto forma di mobili. La sedia è stata il primo di una lunga serie di progetti design, che avrebbe reso Finn Juhl uno dei più grandi designer danesi. Con un approccio funzionalista e un grande interesse per l’arte moderna,
Finn Juhl non era né un ebanista esperto né un designer di mobili, ma aveva studiato per diventare architetto. La sua mancanza di conoscenza tecnica ha probabilmente contribuito al suo design che si esprime con grande libertà ed espressione artistica.
Solo con l’aiuto del maestro ebanista Niels Vodder, i disegni rudimentali di Finn Juhl sono stati tradotti in sedie reali. Vale a dire che la Grasshopper chair è, nonostante la sua apparente semplicità, estremamente difficile da costruire a causa di articolazioni e forme complesse.
Grasshopper negli anni ha già raggiunto lo status di icona, grazie alle numerose illustrazioni nei libri di progettazione. Le uniche due sedie esistenti sono oggi tra le opere più apprezzate del design danese. Nel novembre 2018, una delle due Grasshoppers è stata venduta all’asta per 319.000 € ad Artcurial a Parigi.