Arredativo Design Magazine

Lodes la nuova avventura di uno storico brand: Arredativo incontra Massimiliano Tosetto e Luca Nichetto

Lodes il brand presentato lo scorso 15 giugno in livestream sulla piattaforma Fuorisalone.it, è il nuovo capitolo di uno storico marchio italiano.

Si tratta infatti del re-branding di  Studio Italia Design, azienda di illuminazione veneziana che quest’anno celebra il suo 70° compleanno e festeggia questo traguardo, compiendo questo un nuovo passaggio fondamentale per la sua evoluzione.

Studio Italia Design viene fondata nel 1950 da Angelo Tosetto. All’epoca l’azienda produceva lampade artistiche in vetro di Murano. Nel 1985 il brand inizia ad  avvicinarsi al design. E’ nel 1997 che cambia il nome in Studio Italia Design, focalizzandosi sul design contemporaneo. 70 anni nel segno dell’evoluzione, ma anche della continuità. Perché se il nome e la produzione dell’azienda sono cambiati con il tempo, i valori sono rimasti gli stessi: l’amore per il proprio territorio, l’eccellenza artigianale, l’importanza delle relazioni, la ricerca e la voglia di continuare a rinnovarsi. Una voglia di cambiamento alla base del rebranding promosso da Massimiliano Tosetto, terza generazione della famiglia e oggi alla guida dell’azienda.

Una rivoluzione nata dal desiderio di esplorare sentieri poco battuti e un’attitudine alla sperimentazione sottolineata anche dalla scelta di collaborare con Luca Nichetto, oggi design curator dell’azienda

Di questo nuovo percorso aziendale ne abbiamo parlato qualche tempo fa proprio con  Luca Nichetto e  Massimiliano Tosetto che ci hanno raccontato come sia è iniziata la loro collaborazione.

“Con Luca ci conoscevamo da tempo. Noi siamo un’ azienda con 70 anni di storia e come tutte le aziende storiche, abbiamo vissuto diversi passaggi nel tempo. Quando io sono subentrato in azienda, facevamo sia prodotti di nostra produzione che conto terzi e collaboravamo con una azienda con cui Luca lavora” ci racconta Tosetto. 

“Poi due anni fa ci siamo incontrati a Parigi, Maison&Objet, ed abbiamo parlato dei progetti in corso e che avevamo ambizione di fare. A Luca penso sia piaciuto e così ci siamo incontrati di nuovo, abbiamo condiviso le nostre idee che coincidevano e siamo partiti con questa avventura.”

Luca Nichetto, ha alle spalle una lunga esperienza con progetti di lampade avendone realizzate molte con brand importanti come Foscarini, Ethimo o Salviati

Molti designer ci dicono che lavorare con la luce sia molto più complesso rispetto ad altri prodotti. E’ così anche per te?

“Personalmente, penso che progettare lampade sia uno dei prodotti più stimolanti. Anche perché è il settore del design in cui negli ultimi anni si è registrato più innovazione e sta continuando a farlo. In altri settori più classici questa innovazione non si è vista. Pertanto l’innovazione  ha modificato anche il tipo di approccio nel disegno per questo tipo di prodotto. Prima quando si usava la lampadina a bulbo, tu vestivi quella fonte luminosa, poi sono venute le alogene ed anche in quel caso vestivi la luce attorno a quella fonte luminosa. Ma con il led è cambiato tutto. La luce è diventata tutto. Inoltre parlando di lampade decorative, un oggetto con due funzioni, devi pensare ad una vita da spenta, con una sua estetica, e ad una vita quando è accesa ed esercita la sua funzione di illuminare. Ci sono quindi un sacco di sfaccettature interessanti. Inoltre a me piace lavorare con la luce, perché hai sempre delle sorprese che con altri progetti non puoi avere.”

Oggi si parla molto di eco sostenibilità . Ci sono progetti di ricerca su questo tema,  spesso affrontati dalle scuole di design soprattutto all’estero. Tu sei un designer Internazionale, vivi e lavori sia  in Italia  che all’estero, pensi che in Italia la questione sia ugualmente sentita ? 

“Secondo me qui è soprattutto una scelta di marketing,  all’estero invece ci sono paesi in cui questo tema è molto più sviluppato. Ma non è colpa dell’aziende, ma delle infrastrutture. E’ l’impatto nella trasformazione di un prodotto quello che va influire sull’ambiente, non è solo questione di materiali riciclabili  o meno. Quello che andrebbe fatto è uno studio sulla longevità del prodotto e sulla  sua qualità. Ad esempio, una sedia in plastica, se è fatta bene ha una durata infinita. Mentre se prendi una sedia in legno riciclato a km zero ma è progettata male, dopo 3 giorni si rompe e la butti. Quindi  in questo caso quale è la più eco-sostenibile ? e poi  quando la butti, dove la bruci ? Il  discorso quindi è molto ampio. Bisognerebbe creare una tavola rotonda e analizzare la cosa con dei veri esperti.”

E in questa tavola rotonda i designer che ruolo avrebbero?

“Non penso siano i designer ad avere un ruolo, ma più che altro i governi. C’è questa utopia che il design può cambiare la società. Credo invece che il design sia il  frutto della società che viviamo e di tutta una serie di problemi. Il design può fare il cambiamento a livello di visione, ma non può farlo nel senso che non può  trasformare il modus operandi . Penso che l’Italia, invece di  insistere nella ricerca di materiali, dovrebbe spingere più sulla qualità del prodotto e sulla sua longevità, sfruttando le nostre caratteristiche del saper fare. Perchè se dobbiamo inseguire altre realtà e altri Stati con una cultura del riciclo più consolidata, saremo sempre comunque follower e non dei  leader. Il fatto che ci siano progetti sensibili sul tema, è sicuramente un bene, ma spesso sono ricerca,  bisognerebbe capire la mole di lavoro a cosa porta.”