Ci sono coloro, come Gio Ponti o Nanda Vigo, che non distinguono tra architettura e design e spaziano con fluidità tra registri differenti. C’é chi, come Carlo Scarpa, concepisce e utilizza il tempo come materia malleabile. Ci sono poi i progetti sovversivi di Alessandro Mendini e Gae Aulenti e i divani performativi di Cini Boeri, che sfidano il corpo e la sua presenza in pubblico. Quando Ettore Sottsass iniziò a progettare macchinari, si rese conto che gli oggetti di uso quotidiano, appoggiati uno accanto all’altro o vicino alle persone, possono influenzare non solo le condizioni fisiche del fruitore, ma anche le emozioni. Sono in grado di toccare i nervi, il sangue, i muscoli, gli occhi e l’umore di chi li usa. Il design, soggetto alle leggi della domanda e dell’offerta, è spesso uno specchio non solo della rivoluzione estetica, ma anche dell’evoluzione sociale. Un progetto carico di ideologia politica. Immaginazione, classe e socialismo in libera espressione. E poi, ci fu il Postmodernismo a cooptare l’attivismo e ad abbracciare il capitalismo. Vogliamo appropriarci di questa eredità come fosse parte di un DNA nascosto, un impulso subconscio che ci è apparso una volta in sogno e non siamo ancora stati pronti a esplorare.
Gli artisti presenti nella mostra impiegano architettura e design, prodotti, elementi decorativi, oggetti domestici e funzionali come riferimenti nel loro lavoro: nodi immaginari che aprono a narrazioni più ampie e a riflessioni sulla contemporaneità. Portando le caratteristiche spaziali e fisiche a un punto di astrazione e, al contempo, riflettendo su figure storiche e approcci alla funzionalità; emergono tematiche come il consumismo, il desiderio, la classe e il potere. Il capitalismo è messo in discussione attraverso la citazione di oggetti e ambienti, ricercato e deriso per mezzo della rappresentazione dei meccanismi del desiderio. Prendendo Milano e la sua storia di sperimentazione creativa radicata nell’industria come punti di osservazione, gli artisti mirano a riconfigurare il presente per mezzo di citazioni dirette e dialogo con il passato.