A seguito del decreto del governo diretto a contenere l’emergenza sanitaria attualmente in corso, la Fondazione Modena Arti Visive ha rimandato al 12 settembre 2020 l’apertura della mostra La luce, la traccia, la forma, personale di Mario Cresci a cura di Chiara Dall’Olio, che avrebbe dovuto inaugurare il 27 marzo nella Chiesa di San Nicolò ad AGO Modena Fabbriche Culturali.
Mario Cresci è autore, fin dagli anni Settanta, di opere eclettiche caratterizzate da una libertà di ricerca che attraversa il disegno, la fotografia, il video, l’installazione, il site specific. Il suo lavoro si è sempre rivolto a una continua investigazione sulla natura del linguaggio visivo usando il mezzo fotografico come pretesto opposto al concetto di veridicità del reale.
Per la sua personale La luce, la traccia, la forma, Fondazione Modena Arti Visive ha invitato l’artista a creare un dialogo con la mostra L’impronta del reale. W. H. Fox Talbot alle origini della fotografia che contemporaneamente le Gallerie Estensi, in collaborazione con FMAV, dedicano all’inventore della fotografia su carta e ai procedimenti di riproduzione delle immagini.
Mario Cresci si è ispirato alle origini della fotografia come traccia creata dalla luce e ha ideato un allestimento composto da una serie di opere che evidenziano il suo interesse per l’incisione e più in generale per il “segno” che dal primo momento è stato in senso più ampio un tema costante della sua ricerca artistica.
Come sottolinea Cresci, prima dell’invenzione della fotografia, le immagini venivano diffuse attraverso l’uso della tecnica calcografica. Con l’avvento del dagherrotipo è la luce che impressiona la lastra metallica sostituendosi alla mano dell’artista. Poco tempo dopo sarà Talbot a inventare il negativo su supporto cartaceo. Per la mostra La luce, la traccia, la forma l’artista riprende un lavoro fatto nel 2011 per l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, focalizzato in parte sui segni incisi da Giovanni Battista Piranesi, Annibale Carracci e Luigi Calamatta, analizzati attraverso opere video e scatti fotografici che ne disvelano la matericità nel rapporto con la lastra di rame.
Tra le opere in mostra è significativo il dittico con l’Autoritratto di Cresci (Bergamo 2010) realizzato usando la superficie specchiante del retro di un “grande rame” che, modificata dall’ossidazione del tempo, restituisce un’immagine alterata della figura. Un gesto simbolico quello dell’intervento di Mario Cresci perché in questo caso è la fotografia a “incidere” la lastra di rame: un omaggio a quello sperimentalismo che caratterizzò l’invenzione della fotografia fin dalla sua comparsa nel mondo dell’arte.
La mostra Mario Cresci. La luce, la traccia, la forma è realizzata in collaborazione con le Gallerie Estensi.
In copertina: Mario Cresci, Segni nei segni di segni #07, Roma 2011 – Bergamo 2020. Still da video, 3’47” © L’autore, Courtesy Istituto Centrale per la Grafica, Roma