Parlare di design significa parlare di progetto e il progetto lo sappiamo, sta in tutte le cose ben fatte. Anche in quelle più semplici, come una pallina da tennis.
Questo buffo oggetto “peloso” è composto di vari elementi, tutti con uno scopo ben preciso.
Le palline da tennis sono un elemento fondamentale del gioco del tennis, ma non sempre sono state così come le conosciamo oggi.
Va detto che il tennis è un gioco abbastanza antico se si considera come suo antenato il gioco della pallacorda, praticato in Francia già nel 1480. All’epoca Luigi XI, faceva riempire le palline da tennis in pelle e lana con gesso, sabbia, segatura o terra.
Intorno al XVI secolo si parla invece di palline costruite con pellicce e corde fatte coi muscoli degli animali. Nel XVIII secolo, sono state introdotte le strisce di lana chiuse intorno al nucleo e arrotolate intorno alla pallina. Non molto tempo dopo, le strisce hanno cominciato ad essere posate in varie direzioni con un panno bianco posto intorno alla palla.
Intorno al 1870 la prima novità in tema arriva grazie a Walter Clopton Wingfield, che cominciò ad importare in Inghilterra le palline da tennis di gomma dalla Germania. Invenzione che coincide con quella della gomma vulcanizzata da parte di Charles Goodyear. Erano palline leggere e colorate di rosso o di grigio. Passaggio storico successivo è ad opera di John Moyer Heathcote che suggerisce di rivestire le palle da tennis con la flanella.
Il processo di realizzazione di una pallina è piuttosto lungo e complesso, e non lascia nulla al caso.
Ad esempio la stessa presenza della superficie sagomata di feltro che si usa oggi è molto utile perché conferisce caratteristiche ideali al gioco. Il feltro infatti è importante per dare più rotazione, controllo e resistenza alla palla.
Senza questo rivestimento sarebbe impossibile giocare, in quanto la pallina all’uscita dalla racchetta dopo il servizio raggiunge, anche i 230 km/h. Grazie al rivestimento, però, dopo il rimbalzo rallenta fino a 70-80 km/h, permettendo così agli avversari di rispondere. Inoltre il feltro serve anche perché accentua gli effetti che vengono dati alla pallina dai giocatori.
La pallina da tennis: gioco colore e funzionalità
Gioco, colore e funzionalità sono i tre concetti chiave che stanno dietro ad un piccolo oggetto comune come la pallina da tennis, scelto da Serena Confalonieri per Il Design delle Cose (dei Designer) come soggetto della cover illustrata per Arredativo.
“Ho scelto la pallina da tennis perché risponde pienamente alla mia filosofia progettuale: un design semplice e funzionale, in cui l’uso del colore ne esalta le caratteristiche ed è strettamente legato al suo uso.” ci racconta Serena. “ Il materiale dà una componente soft legata al tessile, e soprattutto è un oggetto che genera subito (quanto meno in me e nel mio cane per motivi diversi ma affini) un sentimento positivo legato al gioco.”
Conosciamo molto bene lo stile di Serena Confalonieri, designer e creativa dal segno distintivo. Lavora molto spesso con pattern e texture, recenti sono le sue nuove collezioni firmate per Wall&Deco e Mohebban Milano.
Starlight di Wall&Deco, che riprende le texture e le cromie delle storiche carte marmorizzate fiorentine con aggiunta di elementi grafici a forma di stella. E Rainy, che invece propone un motivo rigato che ospita al suo interno inaspettate geometrie.
I tappeti di Mohebban Milano disegnati da Serena Confalonieri fanno invece parte della collezione Twiggy. Quattro tappeti 100% lana taftati a mano caratterizzati da 4 pattern realizzati tono su tono, con frange a contrasto dal particolare taglio “scalato” che restituisce volume e morbidezza a questo elemento.
Trame e tessuti
Trame e tessuti sono un tema affrontato di frequente dalla designer . Tra gli ultimi esempi c’è la collezione di tessuti Talia per l’Opificio, il cui pattern rimanda a nastri o coriandoli, stilizzati in maniera grafica, su un fondo irregolare di colori a contrasto. Il disegno, all’apparenza libero e casuale, è definito da linee morbide alternate a momenti carichi di ritmo, tanto che, quasi ricorda lo svolgimento di un’opera teatrale.
Un progetto questo, sviluppato di pari passo con altri nati come collezioni indipendenti. Esempio più recente è la collezione Calypso nata durante il lock-down e frutto di riflessioni e di ricerche in tema di nuove modalità di convivio.
Nuovi progetti che vestono la città
Oltre al design di prodotto la designer è stata recentemente coinvolta in interessantissimi progetti di Street Art attraverso i quali offre il suo contributo ad una nuova fruizione collettiva degli spazi pubblici: il progetto Quadra e il murale ‘Città Studi’.
Quadra si inserisce nelle attività di riqualificazione dell’ex parcheggio di Via Val Lagarina, nel quartiere di Quarto Oggiaro. Un progetto sviluppato in collaborazione con i volontari dell’associazione WAU!Milano e con gli studenti dell’Istituto scolastico antistante I.C.S. “Via Val Lagarina”.
Progetto nato con l’obbiettivo di dar vita ad un luogo ricreativo, uno spazio di gioco e di aggregazione aperto a tutti, valorizzando le aree preesistenti e favorendo una nuova fruizione da parte dei cittadini. Il progetto ideato da Serena Confalonieri si ispirava così ad un concept didattico ma anche ludico, proponendo una suddivisione grafica del piazzale di 600mq attraverso una griglia, simile a quella dei fogli dei quaderni a quadretti, da cui il titolo dell’opera.
Questa griglia è stata decorata partendo da colori primari e decori geometrici. All’interno della griglia, tra le forme e le campiture, sono state inserite delle aree verdi e dei giochi da terra, posizionati dalla designer nel progetto in base alle richieste degli studenti e dall’associazione dei genitori. Dama, twister, campana e le aree dedicate alla coltivazione di un orto didattico contribuiscono a trasformare l’ex parcheggio in una coloratissima oasi urbana, con l’intento di costruire uno spazio interattivo, di svago e di aggregazione.
Il murale ‘Città Studi’ nasce invece nell’ambito dell’iniziativa “Un nome in ogni quartiere”, ideata e promossa da YesMilano e Comune di Milano – Ufficio Arte Negli Spazi Pubblici e sostenuto dalla Fondazione di Comunità Milano.
Il progetto si inserisce nella più ampia cornice della campagna Neighborhood by neighborhood, ideata da Milano&partners per la riscoperta e la valorizzazione dei quartieri di Milano.
Realizzato durante la settimana del 12 luglio 2021, il disegno grafico di Serena Confalonieri è stato dipinto da Orticanoodles, collettivo muralista milanese impegnato anche nella curatela del progetto.
Come abbiamo detto ogni buon progetto non lascia nulla al caso. Ecco qui infatti che le lettere disegnate da Serena Confalonieri rappresentano un omaggio a diversi elementi caratteristici del quartiere.
Le due “T” sono ispirate ai mosaici dei palazzi della vecchia Milano ed ai fregi delle ville anni ’20, la “A” riprende l’ingresso della Facoltà di Architettura , mentre la prima “I” è un omaggio a Giò Ponti, la “C” richiama un libro aperto visto dall’alto e la “S” il bastone di Asclepio simbolo della Medicina, la “I” l’Astrofisica e la “U” la Facoltà di ingegneria, la rimanente “T” una molecola chimica . Infine, il fiore della “D” simboleggia l’Orto Botanico di via Golgi e l’accento richiama invece una goccia di sangue per l’AVIS.
Il disegno grafico si estende anche al muro di recinzione, dove in ogni metopa viene raffigurata una lettera dell’acronimo AVIS con forme e colori legati alla donazione del sangue.
Un mix di sfumature e suggestioni che vogliono trasmettere ai passanti l’atmosfera giovane e colorata.