Sono uno degli oggetti quotidiani più usati e trovano applicazione in vari ambiti, ma sempre con specifiche caratteristiche. Stiamo parlando delle forbici, simbolo del “taglio” per eccellenza. La forbice è un oggetto ricco di significato, poiché separa, pone fine, spezza e di conseguenza creano anche un nuovo ordine delle cose.
Alcuni scritti attribuiscono a Leonardo da Vinci la loro invenzione, ma in verità, l’inventore delle forbici è molto difficile da identificare perché le forbici c’erano ancora prima che esistesse Da Vinci.
I primi esempi di cesoie risalgono infatti nell’Egitto tolemaico: ne è stato ritrovato un paio in bronzo risalente al 300 a.C. Mentre le prime cesoie a perno rinvenute risalgono all’epoca romana e sono datate intorno al 100 d.C. Dobbiamo invece risalire al V secolo d.C., per sentir parlare della prima descrizione dettagliata di vere e proprie forbici, utilizzate da sarti e barbieri.
Le forbici un oggetto nella storia
Quello che invece può essere identificato è il padre delle forbici moderne, l’inglese Robert Hinchliffe. Ossia colui che è stato il primo a utilizzare l’acciaio per fabbricarle e produrle in serie esattamente nel 1761. Per realizzarle, Hinchliffe dovette risolvere una serie di problemi tecnici, prima fra tutte la realizzazione dei buchi dell’impugnatura. Dopo di lui nel 1893 arrivò Louise Austin di Whatcom che inventò le forbici con dentellatura.
Le forbici sono lo strumento ideale per tagliare materiali sottili come carta, tessuti, corde, cavi, alimenti, fogli sottili di metallo e plastica, fili, capelli, unghie. Le forbici possiedono due lame, che possono ruotare attorno ad un perno fisso. Lo sforzo è dato dall’azione meccanica che viene esercitata sull’impugnatura, rappresentata dai due anelli in uno dei quali si introduce il pollice e nell’altro uno o più dita della stessa mano.
Le forbici: un oggetto di design
Le forbici sono un prodotto di design che siamo abituati a vedere ogni giorno.
Anche designer contemporanei si sono misurati con questo tema. Come Alessandro Stabile, che per Internoitaliano ha disegnato le forbici Lama. Sono in acciaio inox e la loro caratterizzate principale è il fatto che sono generate da un’unica piattina in metallo. Essa subisce una torsione, da orizzontale a verticale, in modo da permettere alla superficie metallica di diventare una presa confortevole, ripiegata su se stessa.
Samuel Wilkinson invece, per Lexon ha disegnato Babylon. Una simpatica forbice con lame in acciaio inox, dotata di un supporto da tavolo con finitura in gomma ABS.
Ma nella storia del design quelle che dobbiamo ricordare, sono soprattutto le famosi forbici Fiskars oggi in collezione permanente al MoMA.
Si tratta delle ben note forbici “con il manico arancione”. Un’icona del design nordico prodotta dal marchio finlandese che prende il nome dal villaggio in cui è stato fondato nell’Ottocento inizialmente come fabbrica di posate.
Ciò che distingue queste forbici disegnate nel 1967 da quelle precedenti, sono le linee ergonomiche dei manici, caratterizzati da un’ampia superficie di appoggio.
Le lame sono in acciaio inox svedese Sandvik di alta qualità leggermente curve e con tensione regolabile.
I manici sono stampati direttamente sulle lame e questo fa sì che il perno sia più robusto e igienico. Più leggere, comode e facili da usare delle pesanti forbici forgiate, garantiscono anche prestazioni superiori.
La cover di Francesca Lanzavecchia
Le forbici sono state scelte da Francesca Lanzavecchia per la nostra Cover di Novembre di Arredativo. Francesca Lanzavecchia ci racconta “Uno dei motivi per cui ho scelto di studiare Design è perché ho sempre considerato gli oggetti come estensioni dell’essere umano, protesi funzionali e simboliche del nostro essere.”
Il motivo per cui ha scelto le forbici come oggetto è che “tra tutti gli oggetti-protesi del nostro corpo, creati per potenziare le nostre capacità, la forbice è per me uno dei più intuitivi e potenti.” Secondo Lanzavecchia “Insieme alla penna sono un oggetto quotidiano di cui non potrei assolutamente fare a meno; per prototipare e visualizzare idee dal 2D allo spazio, per far volare la fantasia sporcandosi le mani…”
A livello simbolico mi affascinano molto perché rappresentano la necessità di prendere decisioni nette, concentrarsi sull’essenziale e alleggerire…
Francesca Lanzavecchia
Prosegue “sono una delle più antiche tecnologie inventate dagli essere umani e penso che, nonostante la nostra trasformazione in esseri sempre più digitali, non credo che riusciremo mai a fare a meno di un paio di forbici!”
I nuovi progetti dello studio Lanzavecchia + Wai
Francesca Lanzavecchia Creative Director & Co-Founder dello studio Lanzavecchia + Wai di cui fa parte insieme Hunn Wai. Lo studio ha sede a Pavia e a Singapore ed è stato ufficialmente istituito nel 2009. I loro progetti comprendono prodotti ed edizioni limitate per brand come Cappellini, Gallotti&Radice, Bosa, Nodus, Mirage. E progetti speciali per brand e musei come La Triennale di Milano, MAXXI, Alcantara. Nel corso di questi anni hanno ricevuto diversi riconoscimenti tra cui il prestigioso premio Elle Décor International Design Award 2014 nella categoria “Young Designer Talent of the Year”.
Tra le collaborazioni più recenti spiccano le carte da parati e i tappeti della serie BIOPHILIC FUTURES per YO2 Biophilic Futures Wallpaper riecheggiano la ricca storia di tutti i decori biofili. In questa collezione i designer mirano a portare quegli effetti benefici negli interni contemporanei sotto forma di una foresta futuristica immaginaria dove gli Esseri Umani sono in completa armonia con la natura.
L’opera d’arte raffigura foreste cittadine brulicanti di vita, dove l’uomo, le piante e gli animali vivranno una benefica simbiosi.
Biophilic Portals Rugs si ispira a una teoria del biologo E.O. Wilson, un’affinità innata e geneticamente determinata degli esseri umani con il mondo naturale.
Con questi tappeti si immaginano l’ interno di una casa tra gli alberi, da cui vedere la futura città verde. Una foresta di perfezione utopica dove l’essere umano e la natura convivono in simbiosi in pace ed equilibrio.
Tra le più proficue collaborazioni dello studio internazionale ricordiamo quella con De Castelli per il quale di recente hanno disegnato Wave, che si inserisce in RAME AT HOME, nuovo progetto di De Castelli dedicato alla casa.
Wave suggerisce una nuova e più attenta consapevolezza nel rito d’ingresso. Il progetto reinterpreta un archetipo asiatico, la shoebench, che da complemento di servizio viene nobilitato e reso un elemento di benvenuto adatto anche agli interni più sofisticati.
La micro architettura, disegnata con gesti semplici e fluidi, è realizzata con rame naturale in spessore che gioca con le curve, i pieni e i vuoti. La parete verticale a onda in rame traforato alleggerisce il volume e ingentilisce la forma scultorea, accompagnando il moto di entrata; il movimento sottolinea la presenza del piatto “svuotatasche” invitando a depositare gli oggetti che portiamo da fuori.
Un ampio piano permette di sedersi per la svestizione, la base accoglie e custodisce borse e scarpe.
Il rame naturale, non trattato superficialmente, diventa un materiale vivo che cambia nel tempo e acquisisce sfumature di ossidazioni diverse – più brillanti dove ci sarà un contatto più intenso – sottolineando giorno dopo giorno i gesti di chi lo utilizza.
Il design come un viaggio di ricerca
Nuova e recente collaborazione invece è quella con il brand Orografie per quale hanno disegnato SEGNI . Un sistema di sedute modulare che riflettono nuovo bisogno di sedute. Pronte ad accoglierci quando ci sediamo, ci sdraiamo e sprofondiamo nei nostri mobili con le nostre estensioni digitali.
In risposta a questo i media ci propongono prodotti iperfunzionali più simili a apparecchi medicali che a a mobili accoglienti o compagni domestici. Segni vuole essere un inno alla comodità individuale liberando l’utilizzatore da spazi e posture predeterminate. Dei mobili essenziali, 5 tratti nello spazio che suggeriscono gesti e posizioni senza imporle.
L’utilizzatore è l’attore, il progettista della propria ergonomia; combinando in libertà ‘Segni’ sostiene le nuove necessità ergonomiche di lavoro, studio, relax, dell’attività fisica e dello svago.
Segni sono accessori senza tempo, senza obsolescenza programmata, perfetti per la vita dell’uomo anfibio contemporaneo, mezzo uomo e mezzo digitale, ma così essenziali da essere pronti ad accogliere l’animale futuro in cui ci evolveremo.
Lanzavecchia + Wai sono sempre pronti a misurarsi con nuovi temi e linguaggi, come dimostra anche Living Vase 01, prima incursione dello studio nella progettazione e produzione di risorse puramente digitali. Living Vase 01 è una riflessione sull’archetipo del vaso idealmente realizzato con fiori alieni, che aspettano di essere scoperti in un paesaggio di dune ultraterreno. I fiori germogliano dal nulla raggiungendo la piena fioritura a mezzogiorno. Così 784 fiori rosa metallizzati si disperdono con i loro 4704 petali, nel vento digitale. Un Memento Mori, celebrazione sfrenata della loro breve esistenza.
Con la disintegrazione dei fiori, il vaso cessa di esistere e si rigenererà solo quando il sole sorgerà di nuovo nel deserto. Questo ciclo si ripete poi, all’infinito, così come la Natura.
Living Vase 01 fa parte di Vogue NFT collezione che comprende anche 12 opere di Chad Knight, Baëlf Design, The Fabricant, Shavonne Wong, Dain Yoon e Olivier Rousteing da Balmain.
Un’edizione limitata di 30 NFT che sono stati acquistabili durante una vendita esclusiva su Opensea e sono andati esauriti in 48 ore.
In copertina : Photo by Angèle Kamp on Unsplash