Architetture e sostenibilità: Green Pea di Torino

Pubblicato il Di in Approfondimenti

Inaugurato alla fine del 2020, il Green Pea, progetto pluripremiato, è il primo green retail park d’Italia. Realizzato a Torino, questo nuovo complesso architettonico, nasce fin da subito, come un’architettura in cui a farla da protagonisti sono materiali sostenibili, vegetazione e luce naturale. Un manifesto costruito come esperienza delle possibilità e della bellezza delle nuove tecnologie del costruire, consapevole e dei valori rappresentati da una visione di rispetto dell’ambiente e dell’essere umano.

Photo credits@Fabio Oggero

L’edificio è stato sviluppato da ACC Naturale Architettura Cristiana Catino e Negozio Blu Architetti (Ambrosini, Gatti, Grometto), già progettisti del primo Eataly, hanno concepito un’architettura-simbolo per dare forma alla visione strategica di Green Pea.

Un edificio altamente sostenibile, un manifesto costruito con nuove tecnologie e materiali naturali per trasmettere, attraverso l’architettura, l’idea di rispetto dell’ambiente e armonia con la natura. Commissionato da Eataly Real Estate, Green Pea è l’ultimo tassello della riqualificazione dell’area ex-industriale Carpano Lingotto, un progetto cardine del processo di rigenerazione che interessa l’area sud di Torino.

Definito da una trama di materiali naturali e permeato di luce e verde, è un edificio resiliente ed eco-sostenibile in ogni suo dettaglio.

Il volume organico, dalla particolare forma sfaccettata, si sviluppa su cinque piani per 25 m di altezza in continuità con il filo edilizio esistente e prolungando la facciata di Eataly. L’orientamento Nord-Sud e la forma svasata dell’ultimo piano sono studiati per adattarsi alle condizioni climatiche ed ambientali e garantire la migliore distribuzione dell’irraggiamento solare.

Photo credits@Fabio Oggero

La struttura

L’involucro esterno è costituito da un doppio livello di superfici. Un guscio esterno di lamelle frangisole in legno, sostenuto da una nervatura in acciaio, forma un “treillage” tecnico che fa da filtro tra interno ed estern. Permettendo così all’edificio di respirare, di aprirsi alla città e di proteggersi dal sole. Le lamelle, termo-trattate per l’uso esterno e irrigidite da un’anima metallica, sono state realizzate con legno di abete recuperato dalle foreste della trentina Val di Fiemme e del Bellunese, distrutte dalla tempesta dell’ottobre 2018 e dalle quali tradizionalmente si ricavava il legno per le tavole armoniche degli strumenti.

Il guscio interno invece, costituito da un tamponamento di pannelli sandwich in legno massello KVH, coibentati in fibra di legno e rivestiti in lamiera metallica, è sezionato dai grandi tagli delle superfici vetrate che inondano di luce naturale gli spazi interni. I fronti dell’edificio definiscono una sequenza di spazi pedonali pavimentati e a giardino.

La struttura portante è in acciaio, materiale riciclabile al 100%, ed è interamente montata a secco tramite bullonature, in modo da essere smontabile e rimovibile facilmente consentendone nel lungo periodo l’allungamento del ciclo di vita: una maglia di travi principali (HEA1000) e secondarie (IPE400) appoggiata su pilastri tubolari, ridotti al minimo per consentire maggiore libertà nella concezione e gestione degli spazi. Il sistema risulta quindi leggero, ma al tempo stesso ad alta resistenza. La struttura è stata montata attraverso una cantierizzazione per settori verticali, da terra all’ultimo livello, ottimizzando i tempi di costruzione.

Il verde materiale primario per l’architettura

Attraverso la trama organica delle facciate in legno si inserisce la vegetazione, che diventa vero e proprio materiale costitutivo dell’architettura. Il verde, non usato in maniera mimetica, si sviluppa da un sistema di terrazze in cui sono piantumate piante ad alto fusto in grandi vasche. L’edificio appare così come un organismo naturale che vibra a seconda della luce e della crescita delle piante. La vegetazione è stata selezionata per essere idonea al clima e al microclima delle diverse facciate dell’edificio, privilegiando piante autoctone e flora italiana.

Photo credits@Fabio Oggero

Differenti ambienti naturali partono dal basamento dell’edificio e si incontrano nella copertura, il grande tetto giardino attrezzato, caratterizzato da una serra bioclimatica che diventa la “quinta facciata” di Green Pea.

In questa parte della città, pesantemente industrializzata nel corso del Novecento, il verde torna a giocare un ruolo e a leggersi nel tessuto urbano.

Un paesaggio naturale e minerale realizza ai piedi dell’edificio una piazza pedonale, agorà di vita e passaggio.

Gli interni: luce naturale e materiali tradizionali

Negli interni un concept semplice e chiaro coinvolge tutti i sensi e permette un’esperienza completa, immersi nell’identità del brand Green Pea e nei suoi valori di rispetto e consumo consapevole.

Photo credits@Fabio Oggero

Il layout dei vari piani crea spazi flessibili, immediata riconoscibilità dei percorsi e relazione con il verde esterno e accoglie diffusamente la luce naturale. Negli interni si ritrovano materiali tradizionali come calce naturale e legno combinati a materiali di lusso come pelle e velluti. I parquet sono realizzati con legno già abbattuto e recuperato lungo i letti dei fiumi della val Varaita.

Per le tinteggiature è stata usata una vernice che neutralizza gli agenti inquinanti, previene la crescita di muffe e microbi ed elimina i germi.

Geotermia, fotovoltaico, eolico e solare: fonti rinnovabili per un minore carbon footprint

Dal punto di vista impiantistico Green Pea offre un ampio panorama delle diverse modalità di produzione di energia attraverso fonti rinnovabili. Pozzi geotermici, pannelli fotovoltaici, pannelli solari, mini pale eoliche, smart flowers. Fino a pavimenti piezoelettrici che consentono il recupero dell’energia cinetica generata dal passaggio degli utenti. Gli impianti sono intenzionalmente lasciati a vista anche per richiamare le origini industriali del sito. L’insieme di queste strategie ambientali attive e passive, rivolte al raggiungimento della massima efficienza energetica e alla riduzione delle emissioni di CO2 ha consentito di ottenere un punteggio del Protocollo Itaca di 3.5.realizzando un edificio NZEB (Nearly Zero Energy Building) in classe A3.

Il progetto del verde

I criteri di sostenibilità di Green Pea sono alla base anche del progetto paesaggistico. La vegetazione segue la complessità spaziale dell’edificio. Si inserisce attraverso la trama organica delle facciate e diventa vero e proprio materiale costitutivo dell’architettura per smorzare la densificazione urbana. La vegetazione, inserita in diverse combinazioni (vasche, giardini pensili, verde in piena terra e pavimentazioni drenanti), all’esterno si sviluppa verticalmente dal piano terra alla copertura. Gli esemplari arborei anche di grandi dimensioni vanno da un piano all’altro e il loro portamento evoca le forme delle piante nel loro ambiente naturale.

All’interno, le composizioni di piante ad alto fusto ed arbustive sono invece percepite attraverso grandi vetrate e terrazze e selezionano le visuali esterne. Filtrando la luce del sole creano inoltre un effetto vibrante. Il giardino in copertura oltre a mitigare la temperatura superficiale e contribuire all’isolamento termico, è una straordinaria esperienza estetica amplificata dai sorprendenti scorci sulla città.

Il verde tecnologico

Lo sviluppo delle piante nelle vasche di facciata e sul giardino pensile è garantito dall’applicazione di una stratigrafia con una impermeabilizzazione antiradice, un feltro di protezione e accumulo, uno strato di drenaggio e areazione del tipo Harpo protetto da un telo filtrante e da una tipologia di substrato alleggerito per garantire le migliori condizioni chimico-fisiche alle piante. Il drenaggio continuo Harpo applicato in copertura permette una movimentazione dello spazio fruibile e garantisce un corretto deflusso delle acque anche in caso di eventi climatici particolari.

La selezione delle piante

Le piante, selezionate in vivaio dagli stessi architetti e dallo studio associato Vigetti Merlo, appartengono alle specie iscritte tra quelle autoctone sul territorio italiano. Escludendo le specie ornamentali e per la piazza pubblica specie della flora autoctona locale, rappresentando e contribuendo alla biodiversità. Per alternare gli effetti e la caratterizzazione nelle varie stagioni dell’anno, sono state associate sempreverdi e specie da frutto o stagionali.

A partire dalla base dell’edificio, si alternano differenti ambienti con alberi ad alto fusto, arbusti, erbacee e bulbose. A secondo dell’esposizione: a est prevalgono specie tipiche delle foreste temperate, a sud quelle vegetali proprie delle foreste sclerofille mediterranee. Mentre a ovest piante presenti nelle foreste temperate di tipo termofilo.

Photo credits@Fabio Oggero

In copertura il sistema a verde pensile con superfici a prato è costituito da un comparto arboreo, arbustivo ed erbaceo molto vario nel quale si ritrovano le specie dei piani inferiori per rafforzare la continuità compositiva in un collegamento cromatico e botanico. Il vivaio, Vannucci piante, è stato selezionato in quanto impegnato da anni nell’eliminazione degli agro-farmaci, nell’introduzione di pacciamature naturali e nella riduzione e riciclo delle acque di irrigazione.

Gli spazi aperti

Ai piedi dell’edificio, sui lati sud e ovest, sono state realizzate una piazza e aree verdi in piena terra. La composizione ad andamento zigzagante perimetra le zone pedonali con morbide pareti verdi costituite da alberi ad alto fusto alternati ad arbusti ed erbacee perenni. Pavimentazione e percorso pedonale testimoniano la dimensione urbana e il collegamento con gli edifici, mentre gli spazi verdi offrono un ambiente ombreggiato, intimo e protetto.

In linea con la dimensione didattica che identifica Green Pea, sfere di pannelli solari, fiori dai petali fotovoltaici. E una suggestiva mini pala eolica definiscono un “giardino dell’energia” da fonti naturali.

Il progetto di Green Pea vuole essere uno stimolo a vivere in armonia con la natura come un’ode alle piante e al loro potere rigenerativo.

Photo credits@Fabio Oggero