Arredativo incontra Giopato & Coombes

Pubblicato il Di in Approfondimenti, Interviste

18 POCKETS è il nome dell’installazione presentata alla Milano Design Week (conclusasi lo scorso 23 Aprile) nell’ambito degli eventi della 5VIE Design Week da Giopato&Coombes. Lo studio di design, fondato nel 2006 dalla coppia italo-britannica Cristiana Giopato e Christopher Coombes .

Una mostra immersiva ispirata alla poesia “Il Cosario” . Un testo che racconta come gli oggetti di valore raccolti negli anni siano attivatori emozionali senza tempo. Qui la tasca dei ricordi dei designer viene immaginata come una wunderkammer immersiva in cui gli elementi iconici del loro brand fluiscono nello spazio espositivo.In questo esperimento corale di luce, riconosciamo alcune collezioni precedenti  come Maewha, Flautie Gem- in nuove affascinanti combinazioni.

Per comprendere meglio quest’ultimo lavoro abbiamo intervistato Giopato&Coombes. Ecco cosa ci hanno raccontato gli stessi designer del loro progetto  espositivo.

  1. L’opera installativa prende ispirazione dalla poesia “Il Cosario” di Alessia Napolitano: come l’avete scelta?

La poesia Il Cosario si trova in un libro per bambini che abbiamo comprato per nostro figlio, ma che è rimasto sulla nostra scrivania nello studio di lavoro. Svela il mondo delicato di quelle piccole cose che abbiamo raccolto, dimenticato, e poi ritrovato nelle nostre tasche, guardandole con occhi nuovi. Spesso con le mani infilate in tasca tocchiamo e giochiamo con questi piccoli oggetti: la sensazione tattile rievoca storie, emozioni e ricordi riportandoli al nostro qui e ora. In questi anni di ricerca abbiamo raccolto oggetti che a volte mettiamo da parte, in attesa di trovare il progetto giusto, come tesori da riscoprire nelle tasche. La poesia incarna questa magia inaspettata.

  1. Quale messaggio ha voluto lanciare al visitatore la vostra installazione?

Questa installazione, come ogni progetto, parla di noi. Il nostro dualismo progettuale si condensa nella nostra passione per l’intelligenza scultorea, che ci permette di coniugare un approccio gestuale libero con il rigore tecnologico, suscitando meraviglia.

Questo approccio ci ha portato a immaginare 18 Pockets come un’installazione esperienziale che avvolge i visitatori che entrano nella Galleria, attraverso luci, suoni e profumi in un ambiente sospeso. Le composizioni luminose si susseguono nello spazio a diverse altezze per dare al nostro pubblico l’idea di entrare in una foresta da sogno. Ricorda il parco della Villa, dove ha sede nostro studio a Treviso. Qui ci sono zone più nascoste, in cui la natura prende il sopravvento.

Vorremmo che i visitatori perdessero per un attimo la consapevolezza dello spazio e del tempo, immergendosi in questa dimensione quasi onirica, concludendo la loro esperienza con la scoperta di un piccolo tesoro: un oggetto che hanno toccato con le loro mani, che possono custodire e portare con loro. Così facendo, il nostro pubblico potrà raccogliere nelle proprie tasche una parte del nostro progetto.

  1. Dall’opera emergono in 18 pezzi unici. Quanto è stata importante la ricerca e la
    collaborazione con gli artigiani del vetro per la realizzazione di quest’opera?

A partire dall’idea e nella prototipazione, fino alla realizzazione di un progetto, seguiamo il fil rouge della ricerca e della sperimentazione, attraverso la connessione diretta con gli artigiani e maestri del vetro locali. Questo per creare prodotti e collezioni che fondono tradizione e innovazione, indagando l’essenza materica, funzionale ed esperienziale della luce.

Per 18 Pockets abbiamo unito elementi e componenti che racchiudono aneddoti, storie e legami umani, in una nuova interpretazione. Ad esempio, durante uno dei primi esperimenti per la collezione Flauti, nel laboratorio a Murano abbiamo creato un componente che somigliava ad una trombetta di vetro. Era divertente e strano, e all’epoca avevamo deciso di non inserirlo nella collezione. Oggi, ha trovato piena espressione nell’installazione di 18 Pockets.

  1. Il tema di quest’anno del distretto 5VIE è stato “Design for Good”: quanto secondo voi il design può essere uno strumento per attivare connessioni umane e portare a riavvicinarsi e relazionarsi?

Per noi le emozioni sono attivatrici della progettualità e della spinta creativa che scorre in tutti i nostri progetti. È il punto focale del nostro approccio e del modo in cui vogliamo fare design, e soltanto così è possibile creare connessioni umane e attivare quella condivisione positiva tra persone. In questa edizione del distretto 5VIE ci piace vedere una unione di intenti.

  1. Da diversi anni partecipate alla Milan Design Week proprio nel distretto 5VIE: cosa vi colpisce di questa location?

Il distretto 5VIE è il cuore pulsante della Milano Design Week. Si respirano creatività, passione e libertà di sperimentare, elementi fondamentali nel nostro lavoro, così come nella vita di ogni designer. Ci piace osservare l’atmosfera eclettica attraverso cui le forme del design si esprimono, e siamo sempre felici di farne parte con i nostri progetti e il nostro spazio espositivo.