La Milano Design Week è alle porte. Dal 17 al 23 aprile, la città tornerà ad accendersi portando con sé una ventata di novità, progetti, mostre e installazioni. Un fitto calendario di eventi da segnare in agenda e sulla propria mappa della città.
Tra location e distretti da visitare, come ogni anno, uno degli appuntamenti imperdibili è sicuramente quello con il distretto 5VIE. In attesa di scoprire dal vivo le meraviglie che ci riserva questa decima edizione, abbiamo incontrato Ernesta Del Cogliano ed Emanuele Tessarolo, cofondatori di 5VIE, che ci hanno raccontato quello che vedremo. Non solo, con loro abbiamo parlato anche della loro visione del design e del “fare design” oggi.
A cominciare dal tema scelto per questa decima edizione del 5VIE Design Week 2023, Design for Good, tema che apre la riflessione sulla contemporaneità e cerca di riportare al centro la persona.
- Come è stato scelto il tema di quest’anno e perché?
Ernesta Del Cogliano: “In realtà è stata una necessità dovuta a tutto quello che abbiamo vissuto in questo periodo. Ci sembrava necessario dare voce alla parte più umana anche attraverso il design. Cioè usare il design come uno strumento che può parlare di progetti “altri”, che abbiamo incluso in questa design week. Progetti che parlano di sostenibilità sociale, di relazioni umane, di reciprocità, di cura. Di tutta una serie di elementi che raccontano come l’uomo guarda la natura. Temi che sono comunque collegati tra di loro e che portano al centro dell’attenzione la figura umana e la relazione umana. Erano domande che ci facevamo da tempo, poi a un certo punto abbiamo pensato “perché non facciamo diventare tutto questo l’elemento del design ?” .
Così abbiamo lanciato la call e devo dire che è piaciuta a tutti. Forse perché riprendere in mano quello che era naturale qualche tempo fa, e che è diventato quasi proibitivo nell’ultimo periodo, è un’esigenza che abbiamo vissuto in molti o che stiamo vivendo. Il tema Design for good è molto ampio, ma soprattutto è da intendersi come design che porta il bene e il benessere. Ossia il sentirsi bene quando si è insieme agli altri.”
- Quindi questo lo si può intendere come un punto di riflessione e in questi termini dobbiamo aspettarci qualcosa in particolare dalle proposte che vedremo al 5VIE durante la Design Week?
Ernesta Del Cogliano: “Tutte le proposte sono un po’ incentrate su questo tema, partendo da Human Mandala che è un’espressione di design installativa, fatta da Sara Ricciardi, in cui le persone si scambiano emozioni attraverso una sorta di rituale musicale e spirituale. Poi c’è il lavoro di Johannes Willi, designer svizzero, che con il suo progetto parla del dolore cronico attraverso degli strumenti. Degli oggetti di design attraverso i quali le persone potranno ascoltare dei suoni che in qualche modo possono risvegliare la sensazione di una persona che non può comunicare il proprio dolore. Un progetto che ha alle spalle, tutta una serie di studi. Ci è sembrato molto forte e molto bello, poter raccontare anche quelle voci che difficilmente riescono ad esprimersi. Altro progetto è From the silence di T12 Lab e Laboratorio Silenzio in collaborazione con la Fondazione Istituto Buon Pastore, in cui sono coinvolte persone non udenti.
Quindi diciamo, ci sono progetti che danno voce a persone che di solito non vediamo durante la design week e che ci portano a riflettere sull’aspetto umano. In un momento in cui si parla di transizione, di tecnologia, di transumanesimo, per noi resta viva l’esigenza di restare umani.“
Emanuele Tessarolo: “Siamo in un momento di passaggio, pensiamo che il momento vada vissuto e che il design possa diventare uno strumento per partecipare a questo passaggio. Le persone fino ad oggi non si sono fatte molte domande e hanno subito. Ora pensiamo sia importante che inizino a farsi domande, e a partecipare a questa transizione che è in atto. Ed il design può diventare uno strumento di crescita, o almeno ci piacerebbe che fosse così. Inoltre, è fondamentale il rapporto con le persone, perché in un momento in cui si cambiano i codici, rimettere al centro la socialità è molto importante. Non crediamo si possa invertire la freccia del tempo o andare oltre il progresso, ma si può essere parte attiva dei processi. Ovvero partecipare al cambiamento in atto e questo si può fare anche grazie al design.”
- Cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova edizione del 5VIE?
Ernesta Del Cogliano: “Ci saranno tante esposizioni e installazioni, ci sarà una mostra molto bella di Robert Stadler curata da Carwan Gallery ci saranno i progetti curati da Fondazione Cologni con DOPPIA FIRMA , Al Teatro Arsenale, ci sarà una mostra molto interessante di JCP Universe, con la direzione artistica di CTRLZAK, ci sono veramente molte cose da vedere.“
- Quindi si spazierà dal prodotto alla performance ?
Ernesta Del Cogliano: “Il prodotto ci sarà, perché inevitabilmente il prodotto c’è, però tendenzialmente a noi piace portare al centro l’idea che genera il prodotto, prima ancora del prodotto stesso, che è fondamentale. Noi come 5VIE nasciamo come distretto che in qualche modo vuole accorpare la creatività. Da quello poi si genera il prodotto, ma non il passaggio inverso.”
- Con la Design Week si parla ovviamente di design di prodotto ma ormai da anni gli allestimenti sono una delle componenti imprescindibili del Fuori Salone. Possiamo dire che questo modo di raccontare il design funziona?
E.D.C: “Per noi sì, nel senso che quando ci viene presentato un progetto, la prima cosa che chiediamo è se c’è uno storytelling, qual è l’idea del progetto, che tipo di installazione ci si immagina. Per noi è fondamentale e partiamo da questo. Ovviamente senza dimenticare che tutta la filiera è importante. Però senza le idee, anche quella parte non avrebbe senso.”
E.T.: “La nostra idea è che Milano sia un’importante piattaforma di commercio ma secondo noi deve restare anche un’importante piattaforma di creatività. Quindi abbiamo cercato di focalizzarci sulla parte creativa prima ancora che sullo sviluppo industriale, che è ben rappresentata in altri distretti.”
- Probabilmente in questi anni abbiamo assistito alla trasformazione digitale e social dell’evento Design Week. Trovate che questo abbia influenzato il pubblico che visita la città in quei giorni? In che modo?
E. D.C.: “Secondo me sì. Ricordo che quando nel 2021 in periodo Covid, Sara Ricciardi progettò l’installazione No Signal Zone. Quella installazione grazie ai social fece il giro del web. Noi avevamo invitato diversi influencer per poter raccontare fuori quello che succedeva, e fu un successo. Tutti conoscono quella installazione viola. Quindi sì, sicuramente i social hanno influenzato la Design Week e ritengo sia una cosa positiva. Hanno avvicinato un pubblico che probabilmente non viveva il design in modo diretto. Poi bisognerà fare scrematura, però per adesso è funzionale al sistema, per noi è fondamentale affinché Milano resti il centro del design .”
- 10 anni sono un compleanno importante per 5VIE come è iniziato tutto e vi aspettavate il successo che ha avuto negli anni?
E. T.: “Questi dieci anni sono il segno di un percorso. Quando siamo partiti eravamo degli outsider e riprendevamo quella tradizione che vedeva questa zona del 5VIE, come la prima vera zona in cui si è sviluppato il Fuori Salone. Qui i primi grandi designer che uscivano dalla fiera come Tom Dixon e altri, iniziarono, attraverso i galleristi ad esporre, proprio nelle via Santa Marta o via del Cappuccio. Questa cosa si è poi un pochino persa, andandosi a spostare in altre zone. Noi abbiamo ripreso questo discorso. Quando siamo partiti parlavamo di hard design, di visione, di prospettiva e andando avanti ci siamo accorti che piace ed è funzionale per tutti. Quindi siamo contenti di essere arrivati fin qua e speriamo diventi ancora più importante.“
E.D.C.: “Noi lo facciamo anche per una questione di sostenibilità. Nel senso che tutto è nato come operazione di marketing territoriale su questa area di Milano che poi con il design e la Design Week, ha avuto il suo successo. Da questo in poi infatti il nome 5VIE è diventato noto, tanto che anche Google Maps ha cominciato anche a metterlo sulla mappa”
- Quando avete iniziato questo progetto perché proprio questa parte della città di Milano? Quali caratteristiche vi hanno conquistato?
E. T. “Qui c’è ancora un territorio con gente che fa artigianato, perché ha una vera passione per il “fatto bene” e per la cultura del bello. Poi c’è la sovrapposizione di tanti periodi storici ed il fatto che qui si esprime la milanesità assoluta. Milanesità intesa come melting pot di Milano. Poi qui c’è il SIAM, che nasce proprio subito dopo l’inizio della rivoluzione industriale, come scuola di avviamento ai lavori per volere di alcuni imprenditori illuminati che crearono questa scuola, proprio per fare in modo che le persone fossero preparate ad affrontare quella che era la rivoluzione industriale in atto. Quindi c’è sempre stata anche una visione legata al futuro e a come affrontarlo. E poi Milano è una città che accoglie un po’ tutti. Un mix transculturale e transclassista che caratterizza la città, che ci piace molto e che pensiamo di riportare anche nel design. Un modo di pensare che Milano possiede e che l’ha resa la città che piace a tutti. Una città che unisce. “
- L’alto artigianato insieme alle gallerie di design sono le altre due componenti imprescindibili negli eventi del 5VIE. Penso alla presenza “Doppia Firma” o ad Arts&Crafts&Design il progetto di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte. Detto questo ad oggi si parla molto di artigianato e design ma quanto questo può contribuire alla riscoperta del fare artigiano tra le nuove generazioni?
E.D.C. “Per noi è un auspicio che le nuove generazioni si avvicinino ai lavori di artigianato. Anche perché sono lavori che possono essere più redditizi di altri lavori più intellettuali ma con meno sbocchi. Per cui noi speriamo che i giovani si interessino all’artigianato. Anzi, forse è anche questo, uno dei motivi per cui battiamo il chiodo sull’argomento. Perché bisogna incrementare e incentivare i giovani a coltivare questo tipo di attività“
E. T. “Considera che quando siamo partiti noi abbiamo invitato artisti come Maartin Baas, Max Lamb e Raw Edges. Designer con una visione legata al saper fare e al pezzo unico, imprese da 50-70 persone e con una visibilità internazionale. Noi questa visione la stiamo sostenendo da anni, affinché venga raccolta anche dai designer italiani. Negli anni abbiamo compreso che il designer italiano è abituato a confrontarsi con la produzione industriale, perché giustamente molta produzione è in Italia. Però il fatto che si possano sviluppare anche delle botteghe di design, un po’ come nelle bottiglie degli artisti, è molto interessante.
Alcuni dei designer italiani con cui abbiamo lavorato, si sono avvicinati a questo ed hanno iniziato a fare cose del genere, facendo delle operazioni tra l’arte e il design e vorremmo che questa cosa si ampliasse. Il primo anno che siamo partiti con 5VIE, abbiamo ospitato una mostra molto bella curata da Federica Sala con Martino Gamper e 15 designer da tutto il mondo che hanno lavorato con artigiani del vicentino. Questo è forse stato il primo esperimento, poi sono state fatte anche altre cose, però è proprio dall’inizio che noi cerchiamo di favorire questo tipo di commistione. Ed è molto importante che l’arte e l’artigianato stiano lentamente tornando a crescere, e questo forse anche perché i giovani iniziano a capire che quella è una strada per fare nuova impresa.”
- 5VIE non è solo Design Week quali sono le attività che svolge ?
E. T.: “Diciamo che siamo divisi in tre settori. 5VIE Art + Design basata appunto sul design e sull’arte, grazie al quale abbiamo organizzato numerose manifestazioni con gallerie di design che sono presenti nell’area. Poi abbiamo un parte che si chiama 5VIE Experience, all’interno della quale ci occupiamo dello sviluppo e la valorizzazione dell’artigianato locale di lifestyle, delle botteghe di artigianato, dei piccoli negozi di Made in Italy. Ed anche su questo tema abbiamo organizzato negli anni partecipazioni alla settimana della Moda in maniera ufficiale, dove abbiamo cercato di ricreare l’atmosfera del Fuorisalone, cosa è piaciuta molto. Infine abbiamo un terzo settore che quello che chiamiamo 5VIE Social Innovation, per il quale abbiamo organizzato dei forum dedicati all’innovazione sociale, che ci hanno portato a parlare, già 7 anni fa, di design circolare o di turismo di prossimità … Insomma tutti temi che secondo noi sono molto caldi e che si innestano in quello che è il discorso generale del 5VIE. Realizziamo anche dei mercatini all’interno dell’area per cercare di valorizzare la riscoperta di quest’area storica e stiamo anche cercando di collegarci ad altre città, per creare un network che possa unire le diverse parti d’Italia che abbiano lo stesso tipo di visione .”