A partire da Lunedì 17 Aprile e fino a domenica 23 a Milano tornerà in scena la Design Week. Tanti sono gli eventi e le location da visitare nelle quali scoprire progetti e nuove collezioni. Ma anche installazioni e opere site specific che, come succede ormai da anni, andranno ad animare molti dei palazzi signorili della città.
Tra gli appuntamenti da non perdere c’è quello con il 5VIE Design Week che quest’anno ha scelto come titolo “Design for Good”. Un tema che ponendosi come filo conduttore tra le esposizioni principali si apre allo stesso tempo ad un’ampia riflessione. Una questione quella del “Design per il bene comune“, che ha suscitato fin da subito l’interesse dei curatori, degli artisti e dei designer internazionali invitati a partecipare.
Come conferma Love Letters, il progetto a cura di Anna Carnick per Anava Projects, che sarà ospitato negli spazi di via Santa Marta 14.
Anna Carnick, direttore curatoriale per il prossimo Design Miami/2023 nonché co-fondatrice dell’agenzia creativa Anava Projects, presenta in occasione di 5VIE Design Week una mostra intima, alla quale sono state invitate a partecipare, con pezzi inediti appositamente ideati, sei designer internazionali .
Si tratta di opere con una forte componente autobiografica, che nascono come espressione di gratitudine nei confronti di persone che sono state significative per le designer stesse.
In attesa di poter ammirare dal vivo le opere, abbiamo chiesto alla curatrice del progetto, Anna Carnick, qualche anticipazione sul progetto Love Letters.
Cosa ti ha colpito del Tema Design for Good?
Sullo sfondo degli ultimi anni, sia le nostre relazioni che le disuguaglianze sistemiche sono state ulteriormente messe a nudo. Il design, come tutti i campi, deve considerare attentamente l’impatto che abbiamo gli uni sugli altri e i modi in cui possiamo costruire percorsi più equi, inclusivi e sostenibili per il futuro.
Il tema proposto da 5VIE risponde a questo momento e sono felice di poter contribuire con una presentazione di pezzi di design eccezionali che incoraggiano la riflessione sulla nostra interconnessione.
Inoltre, parallelamente alla nostra mostra, siamo stati ispirati ad organizzare una raccolta fondi per il meraviglioso lavoro di Progetto Arca, organizzazione non-profit locale, che sostiene donne e bambini rifugiati e sfollati a Milano. Facendo la donazione non solo sostieni il loro grande lavoro – fornendo alloggio, servizi di salute mentale, consulenza legale, tutoraggio e altro ancora – ma riceverai anche un set speciale di cartoline postali “Love Letters” (fino ad esaurimento scorte!) per scrivere la tua lettera d’amore a qualcuno di importante nella tua vita.
Quali aspetti legano tra loro i progetti delle designer?
Ciascuno dei sei studi partecipanti è stato invitato a creare un oggetto come espressione di gratitudine a una o più persone che hanno avuto un impatto importante sulla loro visione del mondo. In aggiunta alle opere fisiche, ogni designer ha scritto una lettera aperta secondo la propria ispirazione per accompagnare il proprio oggetto, creando un elevato livello di intimità con le oper. Le risposte scritte e artigianali dei designer, sebbene belle e distinte, sono collegate da questo filo tematico. Inoltre, se da un lato i designer provengono da tutto il mondo e lavorano con una vasta gamma di materiali e metodi, dall’altro tutti hanno un forte punto di vista e una predilezione per la creazione di pezzi narrativi e autobiografici che condividono un po’ di sé con il mondo.
Quale messaggio vuole lanciare l’opera installativa?
Ho visto Love Letters come un’opportunità per questi designer molto talentuosi – e per chi li osserva – di riflettere sull’impatto che possiamo avere gli uni sugli altri. In particolare ora, in un momento di sconvolgimento globale, in cui la nostra interconnessione ha assunto un nuovo senso di urgenza.
Love Letters mette in luce i ruoli della gentilezza, della vulnerabilità e della creatività sia nella costruzione della comunità che come forma di resistenza alla divisione e alla paura. Le storie raccontate attraverso questi pezzi sono ricche e varie, come i loro creatori.
Prendiamo per esempio, A Love Letter to Women’s Work di Xanthe Somers, nata in Zimbabwe e residente a Londra, un grande pezzo di ceramica che onora le donne non riconosciute e non celebrate che hanno aperto la strada alla sua pratica.
O la lampada della designer iracheno-americana Maryam Turkey, realizzata in omaggio alla madre, alle loro esperienze condivise e diverse come donne, che vivono sia a Baghdad che a New York, ma anche come dichiarazione sull’autonomia delle donne. Oppure il giocoso Ciao Mr. Ettore! della ceramista Ahryun Lee, nata a Seoul e residente in Baviera, concepito come espressione di gratitudine verso il leggendario artista del design italiano Ettore Sottsass, e a tutti gli artisti che sono abbastanza vulnerabili e coraggiosi da condividere un pezzo di sé con il mondo attraverso la loro arte.
Mentre ogni pezzo racconta una storia unica, collettivamente le opere esposte servono come simboli poetici delle nostre connessioni molto reali. E credo che più storie assorbiamo, più ci fermiamo e ascoltiamo davvero gli uni gli altri, più diventiamo forti sia individualmente che collettivamente.
In copertina: Eve De Haan: Its Love I Think Red Neon Wall Piece for Love Letters Exhibition Milan 2023_ Photo Courtesy of Eve De Haan