Curata dalla Fondazione Lino Tagliapietra assieme alla Fondazione Musei Civici di Venezia, Lino Tagliapietra. L’origine del viaggio intende rendere omaggio a un artista viaggiatore, sperimentatore, alla costante ricerca di stimoli da trasferire nelle sue opere, tra ricerca appassionata, perfezionamento tecnico e sublimazione della bellezza del vetro.
Nato a Venezia nel 1934, Tagliapietra lavora con il vetro sin da quando divenne un apprendista
già all’età di undici anni. Sin da giovane si è distinto come un talento unico a Murano, guadagnandosi il titolo di maestro, padroneggiando l’arte del vetro soffiato, a soli ventun anni. Il suo prolifico talento nell’isola del vetro nella laguna veneziana, assieme ad una curiosità incessante, lo porta presto a viaggiare molto, tanto che nel 1979 compie un viaggio in America e visita per la prima volta Seattle. Fu qui che introdusse gli studenti della Pilchuck School alle tradizioni della soffiatura del vetro veneziano, cementando così il suo nome nella storia della tradizione americana della soffiatura del vetro.
Attraverso i suoi insegnamenti, Tagliapietra ha cambiato irrevocabilmente l’uso del vetro in America, stabilendo un nuovo futuro per questo mezzo, infuso con la conoscenza e l’abilità della tradizione italiana interpretata attraverso una nuova vibrante energia. Oggi questo viaggio fatto di creatività, colore e abilità realizzativa trova una nuova sede temporanea nelle rinnovate sale del Museo Ca’ Rezzonico di Venezia.
“Lino Tagliapietra è la rappresentazione vivente dell’anima veneziana e della eccellente
maestria della lavorazione del vetro soffiato di Murano – commenta il Sindaco Luigi Brugnaro.
Omaggiarlo con questa mostra non è solo onorare un grande maestro vetraio ma è riconoscere
a lui di essere una delle figure principali nella collaborazione interculturale tra l’Italia e l’America.
Una mostra con la quale vogliamo collocarlo come una figura internazionale unica e tra le più
influenti per quanto riguarda la sua arte. Grazie quindi ai Musei Civici e a tutti coloro che stanno
lavorando per allestire questa mostra: Venezia attraverso Tagliapietra celebra sé stessa e
ribadisce il suo impegno nella promozione e tutela di un prodotto d’eccellenza”.
Allestite lungo un percorso progettato dall’architetto Chiara Lamonarca tra il primo e il secondo
piano del palazzo, le 21 opere in mostra offrono uno spaccato della vasta produzione del
Maestro realizzata negli ultimi trent’anni in aperto dialogo con i capolavori settecenteschi che le
circondano. Accanto a lavori iconici come Dinosaur dal collo longilineo, Fuji, Asola, Niomea,
Oca, Africa, Hopi raccontano di tecniche tradizionali muranesi come il vetro soffiato con canne,
la filigrana, le murrine, l’incalmo, la doppia soffiatura o ancora processi tipici della seconda
lavorazione quali la battitura e la molatura. Opere scultoree che hanno portato Lino Tagliapietra
ad affermarsi come artista indipendente, antesignano di nuove stagioni e generazioni di artisti
del vetro.
“Con questa esposizione, anticipa la Presidente MUVE Mariacristina Gribaudi, si vuole
rendere omaggio a un artista viaggiatore, sperimentatore, curioso delle cose del mondo, ma
che è sempre rimasto fortemente attaccato alle proprie origini. La capacità di Lino Tagliapietra è
sempre stata quella di mettere insieme mondi e culture diverse sintetizzandole nella creazione
delle sue opere”.
In mostra anche un’accurata selezione di pannelli realizzati tra il 1999 e il 2012 in vetro fuso
realizzati sovrapponendo tecniche e colori diversi. Le suggestioni di partenza — dichiarate già
nei titoli Finestra sul campiello, Ponticello, Rio Grande – non solo rappresentano porte di
accesso a luoghi cari al maestro ma raccontano anche delle grandi passioni, come la pittura di
Rothko.
In questo caso opere pittoriche più che scultoree, in contrasto con la pratica di un artista che
non ha quasi mai realizzato dei disegni preparatori.
Realizzati in graniglia di vetro con inserti di vetro solido o per mezzo dell’uso di canne e murrine
a zanfirico, i pannelli sono senza dubbio tra i lavori più sperimentali ed impegnativi di Lino Tagliapietra, quelli in cui emerge l’inarrestabile, estrosa, sperimentale pulsione creativa.
Chiude l’esposizione al secondo piano il pannello Giuditta. Come una pala in vetro installata tra
due pale d’altare, l’opera si distingue per i colori accesi e il profilo stilizzato che ne connota il soggetto. Una preghiera e un ringraziamento per una vita passata nel colore e nell’arte del vetro.