Il Teatro dell’architettura Mendrisio dell’Università della Svizzera italiana presenta la mostra ʹWHAT MAD PURSUIT. Aglaia Konrad, Armin Linke, Bas Princenʹ,promossa dall’Accademia di architettura dell’USI e curata da Francesco Zanot.
Attraverso una selezione di opere fotografiche di Aglaia Konrad (Salisburgo, 1960), Armin Linke (Milano, 1966) e Bas Princen (Zeeland,1975), il progetto esplora il rapporto tra architettura e fotografia, e quello tra quest’ultima e il contesto in cui viene mostrata, soffermandosi sulla complessità di un intreccio che pone le opere al centro di un costante processo di negoziazione tra soggetto e spazio espositivo.
La mostra mette in discussione la funzione documentaria della fotografia, intesa qui come un dispositivo che contemporaneamente registra e trasforma la realtà, e ne contraddice al tempo stesso la concezione di immagine bidimensionale esplorandone la materialità, il corpo, la presenza.
In ʹWHAT MAD PURSUIT. Aglaia Konrad, Armin Linke, Bas Princenʹ le immagini sono oggetti e in quanto tali intrattengono un rapporto sia con lo spazio interno all’inquadratura, sia con quello esterno. Entrambi – interno ed esterno – sono parte del lavoro dei fotografi in mostra, la cui progettualità ne prevede non soltanto lo studio, ma anche una radicale re-visione.
Pensata appositamente per gli spazi del Teatro dell’architettura Mendrisio, la mostra ʹWHAT MAD PURSUIT. Aglaia Konrad, Armin Linke, Bas Princenʹè un progetto inedito che raccoglie i lavori fotografici di tre protagonisti della scena artistica internazionale che lavorano con la fotografia attraverso modalità e approcci diversi: Aglaia Konrad, Armin Linke e Bas Princen.
Accostando circa 50 opere, realizzate dagli autori in luoghi e momenti differenti con scopi altrettanto eterogenei, la mostra esplora le intersezioni tra fotografia e architettura, spazio rappresentato e spazio espositivo.
Ispirato all’omonimo saggio del neuroscienziato britannico Francis Crick, il titolo della mostra introduce il tema delle intersezioni, delle combinazioni e delle confluenze in quanto fondamentale fattore di arricchimento di un intero sistema, privilegiando lo scambio (moltitudine) rispetto all’isolamento (unicità). Scrive Crick in What Mad Pursuit (1988): “In natura le specie ibride sono generalmente sterili, ma nella scienza è spesso vero il contrario. I soggetti ibridi sono molte volte eccezionalmente fertili, mentre se una disciplina scientifica rimane troppo pura è destinata a deperire”.
Nelle pratiche artistiche dei tre autori, lo spazio interno dell’inquadratura e quello esterno diventano oggetto di studio ma anche di radicale re-visione attraverso lamediazione della fotografia. Ogni opera o ciclo di opere mira infatti ad attivare nuove letture di soggetti già sottoposti a processi di rappresentazione e interpretazione, introducendo altri strati di significato che si intersecano con i precedenti. Anziché immortalare (una volta e per sempre), qui la fotografia innesca una reazione a catena di risignificazione almeno teoricamente senza fine. La fotografia riaccende e riavvia. È una questione di intersezioni, interazioni, sovrapposizioni, reazioni, interferenze.
Nella serie fotografica Shaping Stones, Aglaia Konrad combina edifici di grandi architetti con altri anonimi, sia antichi sia contemporanei, uniti tra loro dall’utilizzo di uno stesso materiale e da una modalità di rappresentazione, la fotografia in bianco e nero, che consente di ottenere un amalgama tanto coerente quanto estraneo a qualsiasi categoria riconosciuta
Armin Linke preleva dal proprio archivio immagini preesistenti, scattate in tutto il mondo nell’arco della sua carriera. L’artista mescola tra loro queste immagini al fine di costituire una nuova narrazione che esula dal contesto di produzione originario, sfidando le nozioni stesse di cronologia, linearità, storia e uniformità.
Bas Princen fotografa altre rappresentazioni, interrogandosi su quello che accade loro una volta che vengono duplicati e convertiti in un’immagine bi-dimensionale. Dettagli di elementi preesistenti, come ad esempio dipinti, oggetti, fotografie, solitamente colti nella loro complessità, sono sottoposti nell’opera di Princen a un ulteriore processo di interpretazione, dando vita a nuove immagini autonome in grado di distaccarsi da quelle di provenienza. L’artista mette inoltre in discussione la stessa bi-dimensionalità della fotografia attraverso una tecnica di stampa basata sul rilievo e dotata di un’insolita qualità scultorea.
Il percorso espositivo, dislocato su due piani, si configura come una giustapposizione e ricombinazione delle opere, che si intrecciano tra loro per acquisire nuovi significati e letture. Se le opere di Bas Princen, stampate su carta di riso, danno rilievo e corpo alla fotografia, le immagini di Aglaia Konrad si adattano alla superficie della parete su cui sono applicate, mentre le fotografie di Armin Linke sfruttano le caratteristiche architettoniche dello spazio espositivo attraverso dispositivi che ne mettono in rilievo il ritmo, i materiali e la tecnica, stabilendo un dialogo che si risolve in una peculiare forma di ‘coreografia installattiva’.
ʹWHAT MAD PURSUIT. Aglaia Konrad, Armin Linke, Bas Princenʹ sfida qualsiasi tentativo di semplificazione della fotografia per esprimerne la complessità e la natura stratificata. Nel riflettere sul tema dell’abitare, le opere di questa mostra intrattengono a loro volta con il Teatro dell’Architettura di Mendrisio una relazione simile: non occupano semplicemente uno spazio, ma ne fanno la propria dimora.