Finn Juhl è noto per i suoi mobili iconici e per aver rivoluzionato la tradizione del mobile danese con il suo linguaggio scultoreo. I suoi pezzi più sorprendenti, come la Chieftain Chair e la Pelican Chair, sono spesso al centro di conversazioni sull’importanza dei mobili danesi. Recentemente però in occasione del festival del design 3daysofdesign a Copenaghen, House of Finn Juhl ha presentato il suo design forse più sobrio: la chair 77. Con la sua espressione raffinata e semplice, questo mobile è probabilmente il design più atipico di Finn Juhl in quanto risale al linguaggio del design prevalente durante l’era del Bauhaus.
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L’influenza americana porta a un nuovo stile
Nel 1950, Finn Juhl ricevette il prestigioso incarico di progettare gli interni della Camera del Consiglio di Amministrazione Fiduciaria presso la nuova sede delle Nazioni Unite a New York. La camera è stata donata dalla Danimarca ed è una delle tre camere permanenti delle Nazioni Unite. A questo punto, Finn Juhl aveva ottenuto l’accesso alla scena artistica e del design americana, anche attraverso la sua stretta amicizia con il direttore del design del MOMA Edgar Kaufmann Jr.
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Quando la camera fu inaugurata nel 1952, Finn Juhl aveva stabilito contatti e conoscenze con alcuni tra i principali colleghi del design come Charles e Ray Eames, Harry Bertoia, Eero Saarinen, George Nelson e Le Corbusier.
Un anno dopo l’inaugurazione della nuova sede delle Nazioni Unite, Finn Juhl progettò per il produttore di mobili Bovirke un’ampia collezione di mobili con una modalità espressiva snella e più industriale. Essendo uno dei pochi designer danesi sulla scena internazionale, ha lasciato un’impronta negli Stati Uniti e ha portato in patria idee innovative. Ispirato dai suoi colleghi americani, incorporò un tocco internazionale nei suoi nuovi progetti di mobili. Come ad esempio le gambe sottili in acciaio brunito o verniciato con puntali in legno. Allo stesso tempo, i colori forti divennero anche un elemento di design significativo nell’universo del design di Finn Juhl – su parti in acciaio, cassetti, armadi e sui tessuti – che, all’epoca, non aveva precedenti nella tradizione del design danese.
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La serie 77, di cui la sedia fa parte, evoca ricordi delle lounge degli aeroporti internazionali e delle lobby degli hotel degli anni ’50 e ’60, così come delle case progettate da architetti con grandi finestre e interni grafici indipendenti. Nonostante le numerose immagini della serie 77, la letteratura sul design ad opera di Fnn Juhl, raramente menziona la 77 Chair tra i mobili con gambe in acciaio di Juhl.
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Mentre le riconosce il Table Bench con bordi in ottone, la Sideboard con frontali e vassoi colorati, il Panel System e soprattutto il Tavolo Nyhavn, che hanno tutti raggiunto lo status di classici nel regno del design di oggi. Tuttavia, la 77 Chair costituisce un punto di svolta nel design danese e finlandese.
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Juhl ruppe ancora una volta con il linguaggio conservatore della Klint School quando pose un corpo imbottito su sottili gambe in acciaio, facendo sembrare i mobili fluttuanti. Sebbene la sedia abbia un’espressione industriale, è ben lontana da una produzione industriale. Dietro l’esterno piuttosto modesto e semplice si nasconde una lavorazione artigianale che richiede tempo e materiali della migliore qualità.
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House of Finn Juhl produce la versione rilanciata in Danimarca, come originariamente, su un solido telaio in faggio, imbottito e cucito a mano secondo la tradizione artigianale in tessuto o pelle. Sia il sedile fisso che i cuscini dello schienale mobile sono dotati di inserti a molla, che offrono comfort garantendo una lunga durata.
La sedia è disponibile per l’ordinazione tramite i rivenditori ufficiali Finn Juhl.