Arredativo Design Magazine

EMILIO ISGRÒ. ULYSSES

Dal 18 novembre 2023 al 16 marzo 2024, M77 Gallery di Milano ospita una nuova e inedita installazione di Emilio Isgrò, appositamente progettata per gli ambienti dello spazio espositivo milanese.

Il lavoro dell’artista, che si sviluppa sui due piani dell’edificio di via Mecenate 77, ruota attorno alla figura di Ulisse.

Dichiaro-di-non-essere-Emilio-Isgro-1971-Performance-Fotografia-su-alluminio-395x295cm-1610×1920

Non è la prima volta che Emilio Isgrò si rapporta con gli eroi, le leggende e i miti dell’antichità. Nato nella Magna Grecia siciliana, Isgrò si è infatti spesso confrontato con quanto prodotto a livello artistico e culturale nell’area greco-romana per realizzare opere d’arte contemporanea capaci d’interpretare il presente, guardando al passato.

Ne è un esempio l’iniziativa recentemente tenuta a Brescia dove ha lavorato ispirandosi alla Vittoria Alata, una delle più importanti sculture di epoca classica, simbolo della città, quale preludio per la grande mostra tenuta nei luoghi che ricordano le origini romane di Brescia, dal Parco archeologico al Museo di Santa Giulia, dal Capitolium al Teatro Romano.

Anche la sua produzione letteraria non è rimasta scevra dalle suggestioni della classicità, raggiungendo uno dei suoi vertici con L’Orestea di Gibellina, rappresentata tra il 1983 e il 1985 sulle rovine del paese terremotato.

Per questo nuovo e atteso appuntamento, Emilio Isgrò insegue il mito di Ulisse partendo dalla tradizione omerica, per poi passare alla rappresentazione dell’eroe simbolo dell’umana sete di sapere e della instancabile volontà che Dante fece nella Divina Commedia, quindi a quella novecentesca di stampo psicanalitico di James Joyce, fino a giungere al capitano Achab, visto come un epigono dell’Ulisse omerico, protagonista di Moby Dick di Herman Melville.

Emilio-Isgro-Odysseia-1968-particolare-Opera-composta-da-8-elementi-indivisibili-China-su-libro-tipografico-in-box-di-legno-e-plexiglass-57-x-67-cm-c-1920×1519

La mostra Ulysses, curata da Claire Gilman, Chief Curator del Drawing Center di New York, in collaborazione con l’Archivio Emilio Isgrò, prende il via dal piano terra della galleria dove in un ambiente totalmente bianco sono raccolte alcune opere storiche come, ad esempio, Dichiaro di non essere Emilio Isgrò (1971)un autoritratto concettuale in sette elementi, composto da altrettanti fogli di carta nei quali l’artista e i componenti della sua famiglia negano ripetutamente la sua identità che, oltre a rappresentare la scintilla della rassegna, rivela un legame diretto con l’eroe di Omero. “Mi sono ispirato a Ulisse – conferma lo stesso Isgrò -, all’astuzia con cui inganna Polifemo. ‘Qual è il tuo nome?’. ‘Nessuno!’”.

Il percorso prosegue con le carte geografiche cancellate del Mare Egeo, del mare di Lipari e del bacino del Mediterraneo, chiaro rimando al tema del viaggio, con un planetario appeso al soffitto con otto mappamondi cancellati e, per la prima volta, con gli otto volumi dell’Odissea cancellata (1968).

Salendo al primo piano, l’installazione trova il suo apice con le cancellature dipinte in negativo (grigie su fondo nero) direttamente sulle quattro pareti, dedicate al capolavoro di Herman Melville.

Le frasi tratte da Moby Dick dialogano con tre piedistalli posti al centro della stanza che sorreggono il Canto XXVI dell’Inferno di Dante, l’Ulisse di James Joyce e il libro dello scrittore americano.

L’esposizione si conclude con il pittogramma della coda della balena di Moby Dick, scelta come immagine guida dell’iniziativa.

Emilio-Isgro-Mediterraneo-1970-China-su-carta-geografica-montata-su-telaio-in-legno-52×90-cm-1920×1007

“Spirito autenticamente poliedrico, Emilio Isgrò ha creato da solo un nuovo genere d’arte, unendo nei primi anni Sessanta linguaggio verbale e forma visiva nelle sue opere cancellate, chiamate appunto “cancellature” – dichiara la curatrice Claire Gilman – Ulysses rappresenta il culmine dell’impegno di lunga data di Isgrò per il recupero del valore della parola in una cultura satura di immagini; mentre la sua ben riconoscibile tecnica viene applicata alla storia dell’antico Odisseo, epica narrazione della resilienza umana e della inestinguibile sete di conoscenza.”