“BURTYNSKY: Extraction/Abstraction”, la più grande personale mai realizzata del fotografo canadese Edward Burtynsky. Dopo la Saatchi Gallery di Londra, l’esposizione giunge in M9 – Museo del ’900 di Venezia Mestre sotto la curatela di Marc Mayer e sarà aperta al pubblico dal 21 giugno 2024 al 12 gennaio 2025. In mostra, oltre 100 opere che esplorano l’impatto dell’attività umana sull’ambiente e i devastanti effetti del cambiamento climatico.
Edward Burtynsky documenta l’impatto dell’attività umana sui paesaggi naturali. Le sue fotografie ritraggono sia la bellezza che la devastazione dei territori modificati dall’industria, offrendo una profonda riflessione sulla sostenibilità e sul futuro del nostro pianeta.
Alvisi Kirimoto ripercorre il lavoro del fotografo in linea con la visione curatoriale di Marc Mayer, articolando il percorso espositivo nei diversi spazi del museo e principalmente nella sala al terzo piano dedicata alle esposizioni temporanee. Proprio in questa sala la mostra si sviluppa attorno alla “Scheggia”, una struttura autoportante collocata al centro della sala principale, realizzata dallo studio per una precedente esposizione. Costituita da tre fogli piegati di forma irregolare, la Scheggia si distingue come un elemento deciso che scandisce lo spazio e modella l’identità della mostra, consentendo una fruizione ottimale delle opere esposte.
Le immagini presentate includono potenti fotografie incorniciate, murales di grandi dimensioni e un’esperienza di realtà aumentata, offrendo un racconto visivo intenso dell’impatto dell’azione umana sul pianeta.
Il percorso si sviluppa su due fronti: le pareti esistenti del museo e della “Scheggia” dalle diverse giaciture, e le nuove superfici espositive che scandiscono lo spazio ortogonalmente. Queste includono i Mural Wall e i Totem, elementi bifacciali posizionati parallelamente tra di loro che ospitano le opere e ritmano con rigore lo spazio.
Al primo piano, la nuova sala M9 Orizzonti ospita l’installazione immersiva “In the Wake of Progress”, mentre lo spazio del secondo piano è concepito come un ambiente introduttivo che offre un primo sguardo sulla carriera di Burtynsky. Qui, un grande banner valorizza la tripla altezza del museo con l’opera “Shipyard #11, Qili Port, Zhejiang Province, China, 2005”. Sempre al secondo piano, è esposto il ciclo di fotografie “Xylella”, che documenta il disastro del batterio sugli ulivi in Puglia.
Il terzo piano, un ambiente di oltre 1200 mq, è interamente dedicato alla mostra, e suddiviso dalla Scheggia in tre sezioni principali: Abstraction, che esplora le tecniche dell’artista e la somiglianza delle sue fotografie con l’arte astratta; Extraction, Manufacturing and Infrastructure, Agriculture e Waste, ossia i cinque temi centrali indagati da Burtynsky; infine Archive of Process, che esamina i metodi di lavoro dell’artista, la sua evoluzione tecnica e racconta la storia professionale del fotografo, mostrando gli strumenti utilizzati durante la sua carriera.
Alvisi Kirimoto offre così un’esperienza immersiva e riflessiva, in linea con il messaggio artistico di Edward Burtynsky, mettendo in luce le complesse dinamiche della nostra epoca.